Una valigia ricca di sogni Diario di una Sognatrice
Io sono Persefone, di Daniele Coluzzi
22 lug 2022
Libri
Negli ultimi tempi troviamo moltissime pubblicazioni sulle “riscritture moderne” della mitologia classica. Personalmente ne sono attratta, ma allo stesso tempo cerco di non abusarne. Ho come la sensazione che stia diventando troppo una moda, e a me le mode non piacciono. C'è però un libro uscito di recente che mi ha subito colpito per la copertina e anche per il mito - uno dei miei preferiti! - quello di Ade e Persefone: Io sono Persefone, di Daniele Coluzzi, pubblicato da Rizzoli. È una lettura per ragazzi che però ha soddisfatto le mie aspettative. L'ho letto con vero piacere, divorato in pochi giorni, ma solo ora sono riuscita a trovare un po' di tempo per parlarne.
Sì, se sono scomparsa è perché il trasloco nella nostra casa (mi fa ancora effetto definirla nostra) sta risucchiando tutte le mie energie ed è già tanto se riesco a leggere qualche pagina al giorno.
«Io sono Core, figlia di Demetra, e porto la vita tra le messi e tra gli uomini che le coltivano.» «Tu sei Persefone, regina degli Inferi. Ti prendi cura della morte e degli uomini che la subiscono.»
Core, figlia di Demetra, trascorre le sue giornate insieme alle sue amiche Oceanine a intessere capelli con tralci d'edera, osservare con curiosità gli esseri umani, e soprattutto al fianco di sua madre, per imparare a svolgere al meglio il suo ruolo: regnare sulla natura, assicurare terreni fertili e raccolti abbondanti. Donare la vita, in un mondo di luce.
Core sa anche che l'amore non può affacciarsi alla sua porta. Demetra ha stabilito così, la sua bambina deve rimanere casta. E Core sembra accettare ciò. Almeno all'apparenza. Ma come in ogni mito, i capricci degli Dei ostacolano le vite, scatenano guerre, offrono punizioni non solo agli esseri umani, ma anche tra le stesse divinità. Un giorno, infatti, rimasta sola, Core vede la terra aprirsi sotto ai suoi piedi ed ecco che a bordo di un carro trainato da terribili cavalli c'è Ade, il signore dell'Oltretomba, che ha deciso di fare di lei la sua sposa e la sua Regina. La rapisce, incurante delle sue urla, del suo terrore, della sua volontà.
Così si ritrova in un mondo che sembra essere esattamente l'opposto della Terra: qui non c'è la luce del sole a scaldare la pelle, ma solo quella fredda di una finta luna; non sembrano esserci i colori dei fiori, l'oro del grano, ma oscurità e sangue, e anime che vagano inquiete, alle quali è impedito di parlare, se non è loro esplicitamente richiesto.
Persefone è il nome che le dona Ade. Persefone, la Regina degli Inferi.
Ma Core non ci sta. Il suo unico pensiero è fuggire via. Vuole tornare dalle sue amiche, e non riesce ad accogliere le orribili - almeno all'apparenza - Erinni che Ade le invia per farle compagnia. Né accetterà mai di essere sua sposa. La giovane dea vuole tornare dall'amata madre. Nulla di più. Eppure, è proprio in questo luogo apparentemente oscuro e triste che si ritroverà a riflettere su se stessa, sul suo volere, sulle sue scelte, ma anche su concetti come la vita e la morte, e su quanto gli Dei giochino in maniera crudele con le esistenze degli uomini. Core/Persefone prova una profonda empatia per quelle anime sofferenti, strappate troppo in fretta alla vita, in alcuni casi in maniera ingiusta, e imparerà - anche attraverso gli insegnamenti delle Erinni stesse - la differenza tra giustizia e ingiustizia.
La bambina Core così aggrappata alle gonne di sua madre, ai suoi voleri, si ritroverà a comprendere quanto sia sbagliato giudicare male degli esseri umani o divini solo perché hanno un aspetto fisico spaventoso, ma arriverà anche a comprendere che deve smettere di essere semplicemente “la figlia di” o “la moglie di”. Lei deve trovare il suo posto nel mondo, ed essere se stessa. Facendo le sue scelte, non accettando semplicemente le imposizioni di altre persone che dicono di amarla, ma, in fondo, forse hanno atteggiamenti un po' troppo egoistici.
Lei impara a scegliere chi essere. Non accetta più le imposizioni dettate dai giochi dei vari Dei, dalla guerra tra Ade e Demetra, ai sottili giochi di potere di Zeus, suo padre, o dispettosi di Afrodite e di suo figlio Eros. Lei è Persefone, perché decide di esserlo. A suo modo. Non più bambina, figlia per l'eternità, né moglie di qualcuno che non ama. È Persefone, colei che si prende cura di tutti, dei vivi e dei morti, quegli esseri umani che ama in maniera profonda. Aiutarli in vita, ma anche nella morte.
È una riscrittura che segue il mito, con alcune scelte personali, ai fini della trama, che non mi hanno disturbata.
Ho apprezzato particolarmente le descrizioni dei luoghi: leggendole, mi è parso di seguire Core/Persefone tra i campi di grano dorati scaldati dal sole, ma anche nell'oscurità dell'Oltretomba, tra anime che vagano senza tregua, in mezzo a pallidi asfodeli, toccata dalla fredda luce della luna o da gocce di sangue sacrificale. E ancora tra gli abissi del Tartaro e la bellezza dei Campi Elisi. Ho trovato affascinanti, tra gli altri, anche le figure delle Erinni, in particolare di Tisifone: un mostro all'apparenza, ma in verità sembra avere molta più sensibilità, comprensione ed empatia di tanti altri. Uno dei personaggi che mi è rimasto più impresso, forse ancor di più della stessa Persefone.
Un altro aspetto che mi è proprio piaciuto è stata la presenza di altri protagonisti della mitologia classica all'interno della storia: dalla tragica vicenda di Alcesti, l'unica a sacrificare la sua vita per il suo amato Admeto; all'amore tra Piramo e Tisbe, e quello tra Orfeo e la sua Euridice, solo per fare qualche esempio. Non mancano i Dioscuri, Castore e Polluce che si alternano costantemente tra Olimpo e Oltretomba.
«Crescere non significa allontanarsi da chi ami, mamma. Si tratta solo di trovare il proprio ritmo. Un modo per tenere insieme le cose...»
Non siamo neanche di fronte a una riscrittura fortemente romantica, che non si addice per nulla a quella che è, in fondo, la storia. Perché quello tra Ade e Persefone non può definirsi amore. Sì, ci sono dei piccoli gesti e dei discorsi che affrontano tale sentimento, ma non c'è nulla di così smielato o esagerato. Per fortuna!
Protagonista è proprio Core/Persefone che da bambina pronta a seguire il volere dell'amata madre, diventa pian piano adulta, adottando le sue decisioni. Nessuno, in fondo, ha il diritto di scrivere la nostra esistenza, il nostro destino. Possiamo e dobbiamo farlo solo noi. Non è giusto nascondersi per sempre nell'ala protettiva di una madre, che sì ama la propria figlia, ma la chiude in una sorta di campana di vetro, dimostrando anche un profondo egoismo; allo stesso tempo, è ugualmente assurdo imporre la propria idea di amore a qualcuno che non ci vuole. Perché quello non è amore. Siamo di fronte a due imposizioni, a un vero e proprio scontro tra due divinità, che però non si fermano veramente ad ascoltare la persona che si contendono quasi come fosse un semplice oggetto: che cosa vuole davvero Core/Persefone? Be', pian piano sarà proprio lei, grazie all'esperienza e alle parole dei vari personaggi che pian piano incrocia nella sua via, a far chiarezza dentro di sé, a scegliere il suo destino, il suo scopo.
La scrittura è molto semplice, con frasi brevi, che aiutano a scorrere velocemente il testo. Secondo me Daniele Coluzzi è riuscito a creare una bella storia, capace di intrattenere e perché no far riflettere anche su temi come la ricerca della propria identità e del proprio ruolo in questo mondo, la giustizia e l'ingiustizia, l'amore, la vita e la morte. E, in fondo, in Persefone possiamo anche un po' rivedere noi stessi.
«La vita e la morte sono complementari, Atena. Coesistono, come tutti gli opposti.»