Sono in ritardo, lo so, ma sono giorni in cui l'umore è un po' a pezzi, per vari motivi che non starò a descrivere. Momenti in cui trovo anche difficoltà a riversare sulla pagina scritta pensieri con un senso, in cui non riesco a trovare le parole, a scegliere quelle frasi che più mi sembrano opportune. Ma, intanto, leggo tanto e i libri sul comodino di cui devo e voglio parlare sono sempre di più! Il problema poi è che i giorni del Salone del Libro si avvicinano e concentrerò tutte le mie energie lì, e poi? Succederà un qualcosa di molto bello e molto grande nella mia vita, e il tempo da dedicare ai miei amati libri, per forza di cose sarà sempre più ridotto. Però, non devo abbattermi e così, eccomi qui a riprendere in mano il mio blog e lasciarvi le mie riflessioni su una delle opere che più amo di William Shakespeare: Otello!
Fonti:
- Ecatommithi, di Giovan Battista Giraldi Cinthio (1565 - settima novella della terza deca), di cui però Shakespeare ha profondamente cambiato la storia. - * è la stessa raccolta che conteneva la novella usata come fonte per l'opera Misura per Misura.
Un curiosità: non esisteva una traduzione inglese, ma solo in lingua francese. Quindi, o Shakespeare conosceva un'infarinatura della lingua italiana o questo fa sempre più pensare a un possibile collegamento con John Florio, lessicografo e traduttore italiano, residente a Londra, che poteva informarlo di tali racconti.
Altri particolari possono, invece, derivare da altre fonti:
- Una novella del Bandello, che era entrata a far parte della popolare raccolta Certaine Tragicall Discourses di Geoffrey Fenton (La storia di un capitano albanese che in punto di morte uccide sua moglie affinché non sia goduta da altri);
- History of the Turks, di Sir Richard Knolles (possibili allusioni alle guerre turco-venete);
- L'Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto, tradotto in inglese da John Harington: le proprietà magiche del ricamo del fazzoletto di Desdemona potrebbero essere ispirate alla descrizione del padiglione di Ettore trapunto con "furore profetico" da Cassandra.
Pensieri sull'Opera
Iago:
Guardatevi dalla gelosia, signore.
È un mostro dagli occhi verdi, che prima si diverte
a giocare col cibo di cui si nutre. Beato quel becco
che sa di esserlo e non ama colei che lo tradisce!
Ma che vita dannata quella di chi ama
e cova il dubbio, di chi sospetta e spasima d'amore! [Atto III scena III]
Siamo a Venezia e sin dal primo atto è Iago, il villain della tragedia, a entrare in scena. L'uomo cova un terribile odio verso Otello, quel famoso ufficiale ben visto dalla società veneziana grazie alle sue imprese e successi militari. Iago odia il Moro, lo straniero, per alcuni motivi: in primo luogo perché mosso da una profonda invidia. Cassio, infatti, è stato nominato luogotenente al suo posto, e lui è rimasto un semplice Alfiere. Inoltre non sopporta di essere comandato da lui. In secondo luogo, ma di meno importanza, Iago crede che il Moro sia andato a letto con sua moglie Emilia. Ed ecco che sin dalle prime pagine noi assistiamo ai suoi tentativi di corromperlo e distruggerlo. Da principio si serve di Roderigo, innamorato della bella Desdemona ma da ella non corrisposto e, insieme, vanno sotto casa del padre di lei, Brabanzio a rivelargli che “un vecchio montone nero sta montando la sua candida pecorella”. L'uomo, incredulo, scopre che effettivamente la figlia non è in casa e va dal Doge di Venezia a denunciare il Moro, accusandolo di avergli sottratto Desdemona con l'ausilio di qualche strana magia.
Tuttavia, Otello e Desdemona narrano il modo in cui si sono innamorati: lei si innamora di lui al racconto delle sue imprese e dei suoi pericoli, e lui per la pietà che gli ha dimostrato. Non c'è nessuna arcana magia quindi. Solo un amore intenso.
Doge:
Quando non c'è più rimedio
è inutile addolorarsi, perché si vede ormai
il peggio che prima era attaccato alla speranza.
Piangere su un male passato è il mezzo più sicuro
per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna
toglie ciò che non può essere conservato,
bisogna avere pazienza: essa muta in burla
la sua offesa. Il derubato che sorride,
ruba qualcosa al ladro, ma chi piange
per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso. [Atto I scena III]
Il primo piano architettato da Iago va in fumo, ma in quella notte architetta subito un nuovo “parto mostruoso”.
La scena si sposta poi a Cipro, dove Otello è chiamato a intervenire per combattere contro i Turchi. Ed è qui che la tragedia si consuma, a poco a poco. Iago tramite mezze verità, terribili insinuazioni e allusioni, riesce a instillare il dubbio nella mente di Otello: Desdemona, la sua dolce donna, lo sta tradendo proprio con il suo fidato luogotenente Cassio.
Iago è bravo a capire gli uomini, a intuire i punti deboli delle persone, soprattutto di Otello. Scorge in quest'ultimo quell'estrema insicurezza che cela dietro la sua figura d'uomo d'armi: Otello, infatti, è un Moro, un diverso, spesso disprezzato e visto da tutti in maniera del tutto negativa. Ha lottato, però, per ottenere un posto di prestigio, per essere accolto, e ha trovato una sorta di accettazione grazie all'amore di Desdemona. Eppure, quel sentimento che serpeggia tra le calli di Venezia, s'insinua in maniera drammatica anche in lui, scosso sempre di più dall'abilità di Iago: come può la bianca dama piena di grazia essersi innamorata di quell'uomo 'nero'? Quanto è quindi facile che lei, dopo un'iniziale coinvolgimento, possa accorgersi di aver sbagliato e rifugiarsi tra le braccia di un uomo migliore?
Domande, dubbi, paure che generano quel mostro dagli occhi verdi, quella gelosia che corrompe l'uomo, che lo fa regredire a una creatura irrazionale, che non riesce ad andare oltre, che non può più vedere la verità sotto i suoi occhi. Quel fazzoletto scomparso e riapparso nelle stanze di Cassio, quell'insistenza di Desdemona a perorare la causa dell'uomo (che ha perso il suo ruolo perché dopo aver bevuto troppo ed essendo stato provocato - sempre a causa di Iago - ha ferito un uomo, turbando una serata di festa), sono elementi troppo chiari, per lui, del tradimento. E se Desdemona è andata con un altro, non può vivere.
Quella di Otello è una tragedia che può essere molto attuale. Nel saggio “Shakespeare creatore di miti”, ad esempio, Paolo Bertinetti usa un'espressione importante: parla di Femminicidio. Otello non è solo l'incarnazione della Gelosia, quindi, ma anche una chiara raffigurazione del femminicida: l'uomo che non può accettare che la donna che ama sia stata di un altro, e che quindi merita solo la morte. Ma è veramente amore, questo? Direi di no. È più possessione e 'amore malato'.
Sempre parlando di saggi, Nadia Fusini, sostiene che quello messo in luce in quest'opera sia il volto cattivo dell'amore.
Per quanto mi riguarda, però, ho trovato interessanti anche le riflessioni di Cesare Catà nel suo testo “Chiedilo a Shakespeare”, dove non si limita a considerarla una semplice tragedia sulla gelosia, ma anche sull'ansia e l'angoscia, fantasmi mentali che prendono il sopravvento su di noi e non sappiamo gestire. Se in battaglia Otello è un uomo pieno di meriti e sicurezze, nella sfera privata è profondamente insicuro: la paura irrazionale di perdere Desdemona, lo spinge a diventare esattamente quello che lo sguardo razzista di Iago e della società Veneziana pensavano che fosse: un nero, un Moro, un mostro assassino, un demone violento. Otello si lascia corrompere da questa paura invisibile, un'ansia verso qualcosa che però non esiste. Devastato da una gelosia delirante che è una specifica forma di ansia che va ad alterare le sue capacità mentali e lo degrada a creatura totalmente irrazionale.
Eppure Desdemona non ha mai tradito il suo amato, anzi, lo difende anche in punto di morte. Ha fatto tutto lei. Lei ha scelto di opporsi a suo padre, per sposare l'uomo di cui si era innamorata. Ha scelto in piena libertà di andare contro tutti, per il suo Moro, difendendo tale scelta e amore anche davanti ai cittadini di Venezia. Non è quindi una figura femminile passiva, anzi! Attraverso di lei ed Emilia, moglie di Iago che dimostra di avere un comportamento anche piuttosto moderno, Shakespeare ancora una volta ci regala delle donne che lasciano il segno. Desdemona, nata sotto una cattiva stella (un po' come i giovani amanti di Verona) incarna la purezza della verità.
A differenza di Romeo che eleva la sua Giulietta a un essere quasi 'divino', Otello riduce Desdemona a un essere inferiore, a un livello più materiale, a una 'cosa' di suo possesso.
In netto contrasto con Iago.
Iago è il coprotagonista della storia e, anzi, per il ruolo che svolge potrebbe benissimo prendere il ruolo principale. È lui che intesse con abilità la sua rete, come un ragno pronto a far cadere nella sua corrosiva ragnatela le vittime.
Iago è la vera incarnazione del demonio: interessante è, ad esempio, una frase che dice quasi all'inizio dell'opera. “I am not what I am”, Io non sono quello che sono, in netta contrapposizione con la citazione biblica di Dio “I am that I am”, quasi a specificare meglio questo riflesso nel Maligno.
Iago parla per allusioni, mezze frasi, e mezze verità, ma anche negazioni. Riesce, come già detto, a scrutare nella psiche degli altri, intuendo i possibili punti deboli, e andando così a colpire proprio lì con inaudita ferocia. La sua è una cattiveria colma di risentimento e invidia, per non aver ottenuto il ruolo di luogotenente (andato a Cassio), ma è anche razzista, misogino e vile. Sorprende, in effetti, l'uso numeroso di un aggettivo che quasi tutti i personaggi, Otello per primo, usano per descriverlo: Onesto. Lui, sì, lo è proprio tanto!
Eppure, a mio avviso, è uno dei villain meglio riusciti del teatro Shakespeariano.
È un'opera attraverso la quale Shakespeare fa riflettere sull'ambiguità della natura umana, ma è anche molto ricca di contrasti: è tutta giocata, infatti, sull'apparenza e la realtà, sul bianco e il nero, sugli angeli e i demoni, sulla purezza e l'oscurità dell'anima.
Emilia:
Era l'angelo più candido,
come voi siete il demonio più nero. [Atto V scena II]
Concludo con altre due curiosità sul linguaggio e i nomi dei personaggi.
Nella novella di Giovan Battista Giraldi Cinthio l'unico personaggio che ha un nome è Desdemona, o meglio Disdemona. Tutti gli altri, quindi, sono inventati da Shakespeare. Come sovente accade, non sembrano scelti a caso, anzi, alcuni nomi potrebbero avere un significato ben preciso.
Per Disdemona (Desdemona) Cinthio lo basò probabilmente sul greco antico dysdaimon o dysdaimonia, con il significato di "dal destino avverso", "disgraziata", "sfortunata", "nata sotto una cattiva stella".
Iago potrebbe essere riferito a Iago Matamoros, ossia Giacomo lo Sterminatore dei Mori, sulla base della leggenda dell'apostolo Giacomo, patrono di Spagna, che era riapparso sulla terra nell'843 su un cavallo bianco, mettendo in fuga settantamila Mori che avevano invaso la Spagna.
Othello, dall'inglese Otho, ossia Ottone. In riferimento a Ottone il Grande, il fondatore del Sacro Romano Impero di Germania.
Shaskespeare poi dà sempre molta importanza al linguaggio, che in questo caso si struttura su due registri: la nobile retorica e cortesia cavalleresca di Otello, linguaggio che ha acquisito dalla società veneziana per non sentirsi più alieno in quella città (impersonata da Desdemona, che è l'espressione più alta della civiltà), si contrappone al linguaggio da caserma, sguaiato e volgare, di Iago.
Cassio, invece, aspirando a entrare nella cerchia ristretta della nobiltà veneziana si sforza di adeguarsi al suo linguaggio, pur rimanendo un po' in bilico tra i due registri.
Quando, però, Iago insinua il dubbio di tradimento in Otello, il linguaggio di quest'ultimo si corrompe e quello di Iago subentra: il Moro diventa volgare e violento, almeno fino alla morte di Desdemona.
Otello è una delle opere più conosciute del teatro di William Shakespeare. Amata, e rappresentata, a me è piaciuto moltissimo rileggerla. Rientra tra le mie preferite. Forse mi sono dilungata molto con questo articolo, ma ci tenevo a portare su 'carta' qualche informazione e curiosità in più, grazie anche alla lettura di alcuni saggi.
Voi l'avete letta? Vi piace?
Ho letto l’opera nella traduzione di Salvatore Quasimodo contenuta nel volume “Shakespeare Le Tragedie” curata da Giorgio Melchiori e pubblicata nei Meridiani Mondadori.
Ho tratto alcune informazioni e riflessioni anche dai seguenti saggi:
- Shakespeare. Genesi e Struttura delle opere, di Giorgio Melchiori (Edizioni Laterza)
- Maestre d'amore, di Nadia Fusini (Einaudi)
- Shakespeare creatore di miti, di Paolo Bertinetti (UTET)
- Chiedilo a Shakespeare, di Cesare Catà (Ponte alle Grazie)
- Amarsi con Shakespare, di Maurice Charney (Sellerio)
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