Misura per Misura, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

6 apr 2022

Libri

Lettura di Marzo 2022 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare

Con Misura per Misura concludo i Drammi Dialettici e, così, le Dark Comedies e da questo mese mi concentrerò maggiormente nelle mie amate Tragedie.
Se con Troilo e Cressida Shakespeare è andato a indagare sul campo della Fedeltà (e del Tradimento), e in Tutto è bene quel che finisce bene su quello dell'Onore, in quest'opera tutto si concentra sull'ambito della Giustizia.

Fonti

  • Quinta novella dell'ottava deca degli Ecatommithi di Giovan Battista Giraldi Cinthio (1565);
  • Epitia, versione teatrale della novella di Cinthio (1573)
  • Promos and Cassandra, di George Whetstone (1578)
  • * fonte più lontana che è stata via via ripresa nei successivi drammi e novelle, è un episodio divenuto argomento di molte ballate popolari: Cecilia o Sisilia (se ne hanno versioni in numerosi dialetti italiani), narrato per la prima volta in un'epistola latina inviata nel 1547 da uno studente ungherese a Vienna, Giuseppe Macario, al suo patrono in Ungheria.
  • Quarta Novella dell'Ottava giornata del Decameron di Boccaccio (per il motivo del bed-trick)

Pensieri sull'Opera


C'è chi si innalza per il peccato, e chi cade per la virtù.
C'è chi scappa di tra le fauci del vizio senza doverne rispondere,
e chi viene condannato per una sola colpa. 

[Atto II scena I, Escalo/Escalus]

 

 

Dipinto "Isabella and Angelo" di Stephen Reid


L'opera è ambientata a Vienna, dove il Duca Vincenzo delega i suo poteri al suo vicario Angelo, in vista di una partenza improvvisa e silenziosa. Angelo ha la reputazione di essere un uomo ligio al dovere, un severo burocrate e un puritano, capace di punire in maniera concreta chi commette atti contro le leggi. Vienna è una città dominata dal peccato, dalla lussuria e dalle tentazione: pullula di bordelli, di ruffiani, prostituzione e malattie sessuali. Un luogo dove diventa importante amministrare la giustizia e Angelo, una volta preso il comando, lo fa in maniera precisa, integerrima.
A modello ed esempio per tutti gli altri 'seduttori' viene preso Claudio, accusato di fornicazione: ha messo incinta la sua Giulietta, con la quale non era ancora sposato. Claudio è arrestato e condannato a morte il giorno seguente, nonostante sia disposto a sposare subito la donna amata e da cui è ricambiato.
A intercedere per lui arriva sua sorella Isabella, dietro richiesta dell'amico Lucio, che era in procinto di entrare in convento. La donna cerca in tutti i modi di far cambiare idea ad Angelo, ma in lui provoca solo un desiderio ossessivo: se vuole salvare suo fratello, deve concedersi sessualmente a vicario. Donargli la sua verginità. Isabella non ci sta, ferma nella sua virtù invita Claudio a prepararsi alla morte.
Intanto, però, apprendiamo che in verità il Duca non si è mai allontanato dalla città ma, travestito da frate, osserva i comportamenti del suo popolo e le azioni di Angelo. È lui il vero regista delle trame, colui che muove i personaggi, che lega i fili della vicende, fino a un finale che risolverà, apparentemente, ogni problema attraverso il matrimonio. Questo, infatti, va a redimere le colpe, a regolare i comportamenti errati, e a salvare, in un certo senso, la reputazione delle donne.

William Shakespeare, quindi, riprende in parte le fonti di Cinthio e Whetstone, ma vi aggiunge anche altri motivi: da un lato quello del sovrano travestito che osserva in segreto il comportamento dei suoi sudditi, dall'altro quello del cosiddetto bed-trick - già usato in Tutto è bene quel che finisce bene - ossia la sostituzione della sposa vera alla presunta amante nel letto dell'ipocrita lussurioso.

Perché sì, il puritano Angelo, in verità si dimostra ben presto solo apparenza - si noti del resto l'ironia del nome, le angeliche fattezze che in verità nascondono un comportamento più spregevole -: lui che condanna Claudio per fornicazione, in verità è il primo ad aver commesso un peccato, lasciando la donna alla quale era promesso, perché lei perde la sua dote.

I temi su cui si fonda l'opera di Shakespeare sono tre:

  • Il giudice ipocrita e corrotto, che fa abuso del potere ottenuto: Angelo;
  • Il sovrano travestito, una presenza costante simile a una divinità, che vede tutto, e manovra tutte le vicende (il Duca Vincenzo);
  • L'onorevole inganno, ossia la sostituzione della vergine Isabella con la sposa ripudiata Mariana nel letto di Angelo.

[...] chi vuole impugnare la spada del cielo,
dovrebb'essere non meno santo che severo;
fare di se stesso un esempio,
avere grazia per resistere e virtù per agire;
punire gli altri nella stessa misura
con cui valuta le proprie colpe.

- Duca, Atto III scena I

 

Tutti o quasi i personaggi risultano molto ambigui, in un continuo gioco tra l'essere e l'apparire. Angelo, come dicevo, da un lato vuole sembrare un uomo preciso che amministra con risolutezza la giustizia - o almeno, il suo concetto di giustizia, che finisce in un vero e proprio abuso di tale potere -, ma in verità è stato il primo a commettere un reato.
Isabella anche può apparire controversa: è fermamente decisa a non cedere alla proposta di Angelo, e rimane anche indignata di fronte alla reazione del fratello, il quale non ci vede nulla di male nel concedersi al vicario per salvare la sua vita. Non è disposta minimamente a far morire la sua anima, a perdere la sua verginità, in favore del fratello, che quindi merita di morire. Alla fine, poi, Shakespeare la fa restare muta dinnanzi alla proposta del Duca di sposarlo, lasciando, così, lettori e spettatori con il dubbio.

Lo stesso Duca appare in tutta la sua ambiguità. Come una sorta di Dio, sa tutto, ma in incognito osserva le azioni degli altri, mettendo soprattutto alla prova il suo sottoposto Angelo, e allo stesso tempo cercando di comprendere come adempiere al meglio al suo ruolo, a quello che è il vero senso della giustizia. Celandosi dietro le vesti di un frate, da un lato può assumere una sorta di sacralità, ma allo stesso tempo all'epoca di Shakespeare i frati incarnavano gli aspetti negativi del cattolicesimo: erano i venditori d'indulgenze, pettegoli, maldestri e ipocriti, malvisti dai puritani.

Accanto ai personaggi principali, poi, ruotano come sempre dei personaggi apparentemente secondari, i ruffiani e le prostitute, la plebe che circola tra le strade peccaminose di Vienna. Tra questi spicca sicuramente Lucio, molto simile al personaggio di Parolles (di Tutto è bene quel che finisce bene): egli incarna la componente più comica, una sorta di 'buffone' che diffama il duca, - non sapendo che è lui a nascondersi sotto le finte spoglie del frate - mostrando però anche l'ambiguità dell'uomo, e che alla fine, è l'unico a essere veramente punito.

È un'opera che affronta diversi temi, spesso contrapposti: virtù e vizi che rendono i personaggi semplicemente umani. Lussuria e devozione, pietà e crudeltà, egoismo e altruismo, ma anche e soprattutto giustizia e compassione.

Attraverso le azioni di Angelo, in particolar modo, si riflette moltissimo sul focus di Misura per misura: il senso di Giustizia, che dovrebbe essere connessa alla clemenza e alla pietà, e anche alla capacità di mettersi nei panni dell'altro.
Come si può parlare di giustizia se condanni un uomo che ha commesso un atto molto simile a quello che hai commesso tu? Quanto il potere può corrompere l'uomo?

Un altro punto è relativo alla corruzione e sfruttamento del potere sul corpo delle donne: Mariana doveva sposare Angelo, ma quando perde la sua dote, lui la ripudia; Isabella vuole diventare suora, ma Angelo invaghito di lei vuole rubare la sua verginità per salvare la vita al fratello; se Claudio verrà ucciso, Giulietta rischia di rimanere sola e per sempre marchiata dall'essere rimasta incinta prima del matrimonio.

Ma nel finale tutto sembra essere, all'apparenza risolto, misura per misura... anche se, come è successo per tutti i problem plays, c'è sempre quella costante sensazione di amarezza, di un qualcosa che rimane aperto e non chiaro. Qui, in particolare si ha come la percezione che il villain, Angelo, non subisca una vera e propria condanna; e la sorte di Isabella? Chissà.

Personalmente mi è piaciuta molto, forse anche perché sono molto legata al concetto di giustizia, all'importanza di mettersi nei panni dell'altro, di essere un esempio se si vuole 'giudicare'. Perché, siamo sinceri, è troppo facile - e assurdo - giudicare gli altri, e poi, in verità commettere errori o peccati non così distanti. E poi, chi siamo noi per sputare sentenze sugli altri?
Interessanti sono, infatti, i personaggi di Escalus e Bargello, che non smettono di interrogarsi sulla giustizia, sulla clemenza, sulla pietà, che riescono a guardare oltre il mero potere.

Un Angelo per un Claudio, morte per morte!
La fretta ora paga la fretta e l'indugio risponde all'indugio,
il simile va per il simile e misura per misura.
- Duca Atto V scena I

 

 

 

Ho letto l’opera nella traduzione di Luigi Squarzina contenuta nel volume “Shakespeare I Drammi Dialettici curata da Giorgio Melchiori e pubblicata nei Meridiani Mondadori.

Ho tratto alcune informazioni e riflessioni anche dal volume:
– Shakespeare. Genesi e Struttura delle opere, di Giorgio Melchiori (Edizioni Laterza)

♥♥♥♥


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