Ho visto questo libricino per caso, al Salone del Libro lo scorso anno, e non ho resistito. Visto il tema ho deciso di attendere la data giusta per leggerlo, e l'ho concluso proprio oggi in occasione del ricordo del terribile disastro che avvenne alla centrale nucleare di Chernobyl nel 1986. A trentacinque anni di distanza dalla tragedia vi avevo proposto tre libri adatti al tema, quest'anno invece vi consiglio questo romanzo molto più leggero, a tratti anche dolce e divertente, ma con una sorta di malinconia che permea le pagine. Una lettura che mi ha convinta e un personaggio, quello dell'anziana Baba Dunja, che assomiglia tanto a una nonnina dalla forza e dal gran coraggio, e soprattutto dal grande amore per la propria terra, la propria casa, dalla quale non vuole allontanarsi, neanche quando la radioattività rischia di spezzare lentamente la sua vita.
Era il 1986 e all'inizio non sapevamo cosa fosse successo. Poi a Černovo sono arrivati i liquidatori, armati di tute protettive e di dispositivi sibilanti con cui facevano avanti e indietro sulla via principale. Scoppiò il panico, le famiglie con bambini piccoli impacchettarono le loro cose più in fretta che poterono, arrotolarono i materassi, stiparono gioielli e calzini nei bollitori, legarono i mobili sui portapacchi e se ne andarono strepitando. Bisognava sbrigarsi, perché l'incidente si era verificato almeno due giorni prima, ma nessuno ci aveva dato informazioni tempestive.
Siamo a Černovo, a poca distanza da Chernobyl, e qui è tornata a vivere una piccola comunità soprattutto di anziani, 'capitanati' da Baba Dunja, considerata un po' da tutti una sorta di sindaco del piccolo villaggio. Lei è stata la prima a tornare indietro, nonostante la radioattività presente nel terreno, e incurante delle suppliche della figlia Irina. Con il marito morto, i figli adulti ormai lontani, Baba Dunja sente il bisogno di far rientro nella sua amata terra, in quella casa in cui i ragni continuano a tessere con velocità le loro tele, con una gatta sempre gravida, e un orto da portare avanti, nonostante tutto. E qui sono arrivati anche una serie di individui forse un po' strani, ma con i quali si sono creati anche dei legami. C'è Marja una donna imponente, legata al suo gallo Konstantin e alla sua capra, e con un armadietto pieno di medicinali da prendere a ogni possibile malanno; i Gavrilov, persone colte e riservate che nella vita sono abituati a concedersi ogni comfort e proprietari di un giardino pieno di rose; e poi Lenočka che da dietro sembra una ragazzina e davanti una bambola invecchiata di decenni, che lavora a maglia uno scialle infinito e si limita solo a sorridere se qualcuno le rivolge parola. E ancora Petrov, trafitto dal cancro dalla testa ai piedi, che legge libri sdraiato sulla sua amaca, e il vecchio Sidorov, che avrà almeno cent'anni, convinto di aver un telefono funzionante e alla ricerca quasi disperata di una moglie. Individui che possono apparire bizzarri, ma che hanno scelto di tornare e lì morire, lontano dalla civiltà, da un mondo che scorre veloce, in un luogo sospeso tra morte e vita, dove anche gli spiriti dei defunti sembrano apparire per un saluto o un consiglio, e il tempo non esiste.
Da noi il tempo non esiste. Non esistono né termini né scadenze. In sostanza i nostri processi quotidiani sono una specie di gioco. Riproduciamo ciò che le persone fanno di solito. Nessuno si aspetta niente da noi. Non siamo obbligati né ad alzarci la mattina né ad andare a letto la sera. Potremmo anche fare esattamente il contrario. Mettiamo in scena la giornata, così come i bambini mettono in scena la vita con le bambole e i negozi in miniatura.
Qui Baba Dunja vive, percorrendo km a piedi per raggiungere la vicina città, dove far scorta di materiali o recuperare le lettere di sua figlia Irina e della nipote Laura, che non ha mai veramente visto, ma alla quale si sente affezionata. Del secondo figlio Alexej non sa più nulla, ma a volte pensa che sia meglio così.
A turbare il silenzio e la tranquillità di questa comunità ci sono solo biologi che vengono a recuperare ortaggi o altri materiali per le loro analisi, e all'improvviso un uomo con la sua bambina, che incrinerà l'equilibrio, sconvolgendo la vita degli abitanti di Černovo.
L'ultimo amore di Baba Dunja, di Alina Bronsky, pubblicato in Italia da Keller editore, è un romanzo simile a una sorta di fiaba, in cui scorre la vita semplice di persone legate alla terra e alla propria quotidianità. Una storia che fa sorridere, ma che trasmette anche una sorta di malinconia. Sicuramente la protagonista spicca su di tutti, con la sua forza, il suo coraggio e anche la sua testardaggine; il suo passato riaffiora, con brevi pennellate, quasi come flash rapidi di cui però forse non riusciamo a ricostruire ogni tassello. Una donna che per molti anni si è mossa in prima linea, nel suo ruolo di infermiera, aiutando tutte quelle vite messe in pericolo dall'assurdità dell'azione umana. Bambini, donne, uomini, anziani che hanno visto la loro esistenza venire distrutta da un incidente assurdo, che poteva essere evitato, da una negligenza politica che, volendo insabbiare tutto agli occhi del mondo, ha sacrificato numerose vite, rischiando qualcosa di ancora più grave, effetti che durano ancora oggi.
A Baba Dunja è facile affezionarti, ed è bello percorrere un tratto di strada insieme a lei, e ai suoi 'strampalati' compagni di vita. Forse per molti di noi potrebbe non essere facile capire le sue scelte, ma allo stesso tempo nella vita quotidiana di queste persone, nella loro umanità in un mondo sospeso tra morte - a causa delle radiazioni - e vita - una natura che sembra comunque andare avanti, seppur in maniera diversa e insolita, ti sembra di scorgere un barlume di luce nell'oscurità, un tenero germoglio tra i solchi di un terreno arido.
È un libro che consiglio a tutti coloro che hanno voglia da un lato di conoscere la storia di Chernobyl da un diverso punto di vista, andando alla ricerca di un testo più leggero - per quanto possibile -, dall'altro ha chi ha voglia di trovare una lettura piena di umanità, poesia, forza e coraggio. Se poi, amate, leggere di personaggi anziani, è il libro adatto a voi.
Un piccolo volume che si legge in fretta, ma che rimane nel cuore.
Il paese ha una sua storia, che si accavalla con la mia, come due ciocche di capelli in un'unica treccia. Un tratto di strada lo abbiamo percorso insieme. Saluto sempre i morti con un lieve cenno della testa, le mie labbra si muovono appena.