Dai tuoi occhi solamente, di Francesca Diotallevi

14 apr 2022

Libri

La fotografia è forse l'arte che più amo, non solo osservare, ma anche praticare. O perlomeno, un tempo era così. Ho trascorso diversi anni in compagnia della mia reflex, a catturare storie, momenti, sguardi, sorrisi, emozioni, arte e paesaggi. Ho ricevuto anche complimenti, seppur quasi sempre non mi sentissi convinta. Quanta frustrazione nel vedere quella foto con difetti, o così distante da come l'avevo immaginata! Poi, però, forse anche per la situazione che abbiamo vissuto negli ultimi due anni che ha scatenato una forte e spiacevole reazione in me - provo troppa noia e insofferenza nel solo uscire di casa -, ho avuto un blocco. La reflex riposa nella sua custodia dentro a un cassetto, nel silenzio. A volte provo come la sensazione di aver strappato via una parte di me. Ma non voglio forzarmi. Forse, un giorno, tornerà quella passione.

Vivian Maier.
È una fotografa di cui già vi ho parlato con la lettura di un altro libro che, però, non mi aveva convinto totalmente per lo stile: Vivian.
Ma avevo pronto sul kindle un altro libro su di lei, di una scrittrice italiana che ho avuto modo di apprezzare molto con il suo lavoro Le Stanze Buie - che vi consiglio di recuperare -. E confermo la mia opinione: Francesca Diotallevi ha uno stile splendido, che ti ammalia e ti trascina con sé in quelle piccole storie di vita ed emozioni, perfettamente umane. Che a volte possono ferire sì, ma anche regalare tanto.


Non tutte le storie sono storie d'amore, non tutte le storie hanno un lieto fine. La mia è la storia di chi ha vissuto attraverso le storie degli altri, di chi ha visto tutto senza mai essere vista. La mia è la storia di un'ombra.  

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Vivian Maier è un enigma.
Le informazioni su di lei e sulla sua vita sono poche, e così non è facile riuscire a elaborare una biografia precisa. Sono le sue foto (un repertorio di circa centocinquantamila scatti), ritrovate 'per caso' nel 2007 da John Maloof - grazie all'acquisto del deposito in affitto in cui era contenuta 'tutta la vita della donna' - a parlare. Tanti gli autoritratti, scatti di se stessa riflessa sui vetri, o della sua stessa ombra; ma tantissime anche le foto di strada, a soggetti spesso inconsapevoli, o a particolari che possono raccontare storie. Con la sua Rolleiflex al collo girava per le strade (e per il mondo, arrivando anche in Italia), macinando chilometri e città diverse, scandagliando le vite altrui, catturando sguardi, istanti, storie, appunto, che riusciva a 'rubare' gli altri.


Scandagliare le vite altrui le faceva avvertire meno gravoso il peso della propria solitudine.  

Dalle poche fonti che ci sono, però, a mio parere Francesca Diotallevi è riuscita a dare un suo grande e sentito omaggio non tanto alla storia quanto all'immagine dell'artista, di questa donna solitaria, di questa tata fortemente legata a quei bambini di cui si prende cura, con rigidità ma anche affetto, quasi a volerli proteggere dalla violenza del mondo. Ho trovato interessante anche il collegamento alla sua infanzia: forse, Vivian non è stata, invece, così protetta.
L'autrice ci ha regalato un ritratto che, sebbene romanzato, secondo me potrebbe essere molto vicino alla realtà dei fatti.


Questi istanti io li rubo. Li porto via a quelli che, in fondo, non sanno che farsene di quei frammenti di via destinati a dissolversi nel momento stesso in cui accadono. Custodisco le storie che le persone non sanno vivere.



In Dai tuoi occhi solamente, infatti, non troviamo solo la donna-fotografa, che unisce al suo lavoro di bambinaia la sua voglia di scattare, di rapire ciò che vede, ma anche il suo possibile passato: le difficoltà in una famiglia di divorziati, i problemi di suo fratello Karl, il rapporto complicato con sua madre Marie e quello più artistico e umano con Jeanne Bertrand, anche lei fotografa, che è riuscita forse a scorgere nella bambina un talento meraviglioso per quella splendida arte. Ma anche le possibili violenze dell'infanzia, le difficoltà, la sua solitudine, le sue stanze buie. Il suo disagio nel relazionarsi emotivamente, nell'essere toccata, il bisogno a tratti estremo di difendere i proprio spazi. Lei, sola, in quella stanza piena di giornali, biglietti, e altri oggetti che quasi non le permettono di muoversi, incapace di sopravvivere negli spazi vuoti, e avvertendo così il costante bisogno di riempire ogni angolo e superficie per la paura di imbattersi in se stessa.

Lei che attraverso tutti quegli scatti cerca di trovare il suo posto nel mondo, ma allo stesso tempo si chiude nella sua solitudine, uno valido scudo contro il mondo.
Una donna che ha dedicato anima e corpo alla fotografia, anche se poi ha voluto conservare tutto per sé, senza mai mostrare le sue foto, o quasi mai svilupparle, come se rivederle fosse, forse, un modo per perdere quel momento magico catturato dal suo sguardo fotografico. Un instante che passa rapidamente. Le sue emozioni che non restano impresse da nessuna parte.


Le persone stavano in posa davanti alla vita come davanti a un obiettivo; era quando pensavano di non essere guardate, tuttavia, che rivelavano il loro lato su cui valesse la pena soffermarsi. Tutto il resto era una recita, una pantomima da cui solo i bambini restavano immuni. E gli innocenti. Ma di innocenti ne erano rimasti ben pochi.

 

Ho veramente amato il ritratto che ne ha fatto la Diotallevi, focalizzandosi non solo sulla possibile storia, ma anche sulle emozioni: si scorge tutta l'inquietudine, il disagio fisico, ma anche il talento e il coraggio di questa donna, che è riuscita ad andare avanti nonostante le difficoltà della vita. Ripeto però che siamo di fronte a un romanzo, quindi, seppur ben descritto e connesso alle poche informazioni che è possibile reperire, non dovete aspettarvi la biografia accertata della Maier. Non sapremo mai tutta la sua vera storia.

Ogni volta che ho avuto la possibilità di vedere le sue foto in delle mostre o on-line, mi sono sempre chiesta se lei avrebbe apprezzato tutto questo: forse no, forse avrebbe provato difficoltà, disagio, e non sarebbe stata così felice. Eppure, mia cara Vivian, la tua arte merita di essere vista, perché capace di regalare grandi emozioni.

Sai Vivian, vorrei avere anche solo un briciolo del tuo talento nella fotografia.
Che poi, forse, se mi sento per certi versi vicina a te, - o almeno quella te che traspare dalle poche fonti, dalla tante foto, e da questi splendidi omaggi letterari - è perché anche io ho quell'inquietudine di vivere e di attraversare il mondo, verso il quale nel corso degli anni ho imparato a costruire una barriera bella spessa, rifugiandomi nella mia solitudine. E dietro quella reflex ho voluto cercare anche io, in maniera silenziosa, senza farmi vedere, quasi come un'ombra, quelle storie, quelle piccole cose e grandi emozioni che forse possono farti affrontare la vita con un sorriso, che molto spesso rimane nascosto o non sai mostrare al mondo. Spero tanto di riuscire, un giorno, a riprendere in mano la mia macchinetta e riprovare a sentirmi viva. A trovare anche io quella medicina contro il male di vivere.


Perché la fotografia è l'unica medicina che conosco, al male di vivere.



Se amate la fotografia, se vi emozionate nell'osservare foto di vite vissute, di storie che possono nascondersi dietro certi sguardi, e siete particolarmente appassionati della street-photography, se avete voglia di leggere un bellissimo omaggio a una donna enigmatica ma, per me, straordinaria, vi invito a recuperare questo testo. La Diotallevi vi trascinerà con sé nelle stanze buie di Vivian, e saprà emozionarvi. E io ho avvertito tutta la sua passione, e il rispetto per quest'artista e donna.


Se siete di Torino o riuscite ad arrivare in città, fino al 26 Giugno, presso la Sala Chiablese dei Musei Reali, trovate una mostra su Vivian Maier. Un percorso di foto, oggetti, film in super 8 e registrazioni audio, che vi trasporterà un po' nell'essenza della sua opera. Ci sono anche alcuni scatti inediti, e seppur poche, anche foto del suo viaggio in Italia, soprattutto a Torino e Genova. Insomma, da vedere!


Si rimetteva in cammino, lo sguardo intento a scandagliare quel mondo bizzarro che la circondava, che sentiva suo dovere spiegare, spinta dal bisogno di confrontarsi ripetutamente con quello che la vita fa o può fare alle persone, nell'impresa più ardua: arrivare a decifrare se stessa, raccontarsi attraverso ciò che i suoi occhi vedevano. Perdonarsi, forse.

IL LIBRO

Dai tuoi occhi solamente
Francesca Diotallevi
Casa editrice: Neri Pozza
Pagine: 207
Prezzo: 16.00€ / E-book: 9.99€
Anno di pubblicazione: 2018
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