Ogni anno scelgo delle letture a tema Memoria/Shoah a seconda del mio personale bisogno di conoscenza. Se nel 2021 ho deciso finalmente di leggere Primo Levi e di ascoltare la voce di Sami Modiano, finalmente ora ho deciso di prendere in mano alcuni volumi di e su Liliana Segre. Della Senatrice ho avuto modo di ascoltare testimonianze e pensieri e mi ha subito affascinato molto come persona. Per leggere la sua storia ho seguito un percorso ben preciso: tre libri, per diverse età. Uno per bambini, scritto e disegnato da bambini per narrare la storia di quella che era solo una bambina vittima del Nazifascismo. Uno per ragazzi dove è Liliana stessa, insieme alla giornalista e scrittrice Daniela Palumbo a narrare tutta la sua vita: dalla sua infanzia al momento in cui ha deciso, finalmente, di parlare della sua tragica esperienza per dar voce alla Memoria di ciò che è stato. E, infine, un saggio a cura di Giuseppe Civati, dove, accanto alla storia di Liliana, ci sono anche pensieri e riflessioni sul presente e sulla sua attività come Senatrice.
Tre libri davvero interessanti e di valore, che vi invito a recuperare.
Questi bambini sono dei fiori sbocciati in un giardino dove forse io ho seminato qualcosa, coltivando il loro cuore e la loro mente. Non speravo di vedere dei fiori così belli.
- Liliana Segre, da “Liliana e la sua Stellina”
Seminare la memoria nei bambini, si può?
Sì, è importante parlare di certe pagine di Storia sin dall'infanzia.
Non ho letto molti libri per bambini, anche se il mio intento è di recuperarne alcuni per poter consigliare qualche titolo anche ai vostri figli o nipoti. Ma questo lo ritengo un ottimo esempio su come trasmettere anche ai più piccini dei messaggi fondamentali. Leggerlo mi ha fatto tornare indietro, vedendo di nuovo quella piccola me che proprio alle stessa età di questi alunni ha iniziato a comprendere quanto male possa fare il genere umano. Anche la nostra insegnante ci fece realizzare un progetto, sulla Resistenza, ed è forse in quel momento che è scattato qualcosa in me. Quella voglia di conoscere, di sapere, di approfondire.
Liliana e la sua Stellina. La storia di Liliana Segre raccontata dai bambini, pubblicato da People nel 2020, è un racconto a fumetti per bambini scritto e illustrato dagli alunni della classe V B della Scuola Primaria “Odoardo Giansanti” di Pesaro, nel dicembre 2013.
Come raccontare la Storia della Shoah e delle leggi Razziali in Italia ai più piccoli? È questa una domanda ardua, alla quale l'insegnante Mirella Moretti ha deciso di rispondere attraverso questo progetto.
Partendo dalla testimonianza di Liliana Segre, è stato prodotto un fumetto disegnato dai diversi bambini, che ripropone la sua vita, limitandosi all'infanzia e alla adolescenza, fino all'arrivo ad Auschwitz-Birkenau e concludendo con una sorta di messaggio di speranza. Liliana si identifica in una piccola e luminosa stella nel cielo, simbolo di libertà, e in quell'orrore sceglierà sempre la vita.
Io sono quella stellina. Finché brillerà in cielo io non morirò, e finché resterò viva io, lei continuerà a brillare.
Son sincera nell'ammettere di essermi emozionata con questo lavoro. I bambini con parole semplici hanno toccato temi importanti. Partendo dalla vita di una bambina “colpevole solo di essere nata (ebrea)”, vengono messi in luce tutti i tragici eventi della Storia. Ma anche quelli che sono i sentimenti positivi o negativi: dal razzismo e l'intolleranza, al pregiudizio e soprattutto all'indifferenza dei più, anche di quelle persone che fino a quel momento si ritenevano amiche. Tuttavia si dà spazio anche alla famiglia, ai legami di affetto e solidarietà, accanto alla solitudine e al dolore provati. C'è l'amore per suo padre Alberto, e quelle mani - fino a quel momento sempre strette - che pian piano sono costrette ad allontanarsi.
Insomma è un perfetto esempio di come si possano coinvolgere anche i più piccoli nella “diffusione“ della Memoria. Perché quando anche l'ultimo Testimone della Shoah non ci sarà più, starà a noi e poi alle generazioni future continuare a non dimenticare il passato.
Vivere, vivere, vivere... e quando, invece, ero tornata il mondo che avevo trovato non mi piaceva per niente. Non era quello che avevo sognato, non vedevo il futuro, e sì, desideravo davvero morire. Il passato del lager mi condizionava nel presente. Non riuscivo a uscire davvero dal campo, era come se una parte di me fosse rimasta lì dentro. il mondo nuovo nel quale mi ritrovai mi era estraneo. - da Fino a quando la mia stella brillerà.
Con il libro per ragazzi “Fino a quando la mia stella brillerà” di Liliana Segre con Daniela Palumbo facciamo un passo successivo. Se nel narrare le vicende agli alunni di una scuola elementare ci fermiamo con l'arrivo nel campo di sterminio, qui la storia prosegue anche negli anni successivi. Viviamo con Liliana la sofferenza patita, le umiliazioni, la paura, il terrore, la disumanizzazione, l'essere ridotti a pezzi, numeri, non più persone con un nome e un cognome. Liliana però vuole vivere, e per farlo deve anche trovare un modo per affrontare quell'orrore: e lei lo fa cercando di evadere con la mente dal lager, di filtrare le cose che poteva ricordare e quelle da scartare perché le avrebbero fatto troppo male. Creava una sorta di mondo di fantasia, per tenere la mente lontana, e si aggrappava a quella piccola stella in cielo, che cercava ogni notte, a cui parlava, in cui si identificava. Oltre al Prima dove immaginiamo una Liliana bambina, vivace e allegra, forse un po' viziata, ed estremamente attaccata alla sua famiglia e in particolare a suo padre Alberto, Liliana narra anche di quando la sua infanzia è finita nel momento in cui è stata allontanata da scuola, per la sola ragione di essere nata ebrea. E a seguire l'indifferenza, il male forse più forte, davanti al quale è difficile combattere o reagire. E poi il tentativo di fuga, la crudeltà di alcune persone, ma anche la solidarietà e i gesti di affetto di altre. La permanenza nel carcere di San Vittore, un carcere dopo l'altro, il Binario 21, l'arrivo ad Auschwitz-Birkenau, e la sua terribile esperienza nel lager.
Ma viene raccontato anche il Dopo.
Nelle varie letture che ho fatto sul tema, sono sempre rimasta colpita proprio dal ritorno a casa dopo aver dovuto affrontare l'inferno. In molti, infatti, non sono riusciti a narrare nulla: da un lato per la difficoltà nel raccontare un simile orrore e la paura di non essere creduti, dall'altro perché si ritrovano di fronte a un mondo che vuole semplicemente andare avanti. E quindi basta parlare di orrori, seppelliamo tutto, e riprendiamo a vivere. Ho provato a immaginare questa ragazza che è stata costretta a crescere di colpo, a invecchiare, e che si ritrova in una realtà nella quale si sente estranea. In cui in molti non possono comprenderla. Quanto deve essere stato difficile affrontare tutto questo? Infatti, quasi tutti i testimoni hanno iniziato a parlare solo dopo molti anni. Anche Liliana ha seppellito l'orrore in fondo al suo cuore, anche se il lager l'ha sempre accompagnata in maniera silenziosa, ha trovato l'amore e creato la sua famiglia, e solo nel 1990 ha iniziato a raccontare. Perché il silenzio iniziava a essere un macigno oppressivo, un peso troppo grande da sopportare.
Se si vuole far conoscere la testimonianza di Liliana, questo potrebbe essere un valido testo da regalare anche e soprattutto ai ragazzi. Inoltre questo libro è anche arricchito da numerose foto di famiglia: dalla sua mamma, al suo papà, ma anche i nonni e altri famigliari.
Una testimonianza chiara e lucida di quella che era solo una bambina, un'adolescente che è stata sradicata dal suo mondo, allontanata dal padre amato, il cui ricordo resterà sempre indelebile però nel suo cuore. Un padre che le ha chiesto costantemente scusa per averla messa al mondo, un padre che ha sempre cercato di proteggere anche se era così piccola.
L'indifferenza fa male. È l'arma peggiore. La più potente. Perché se qualcuno ti affronta e ti vuole fare del male, puoi difenderti. Ma se intorno a te c'è il silenzio, come fai a difenderti?
- da Fino a quando la mia stella brillerà.
Liliana Segre ha sempre ripetuto una parola ben precisa: Indifferenza.
Ed è questo il filo conduttore della sua testimonianza, del suo attivismo anche in politica, delle sue riflessioni, e del saggio curato da Giuseppe Civati: “Liliana Segre. Il mare nero dell'indifferenza”. Mi sposto quindi su un libro che consiglierei agli adulti, ma anche ai ragazzi, una lettura davvero interessante e stimolante. Accanto al racconto della sua vita, troviamo anche il suo impegno politico, la sua campagna contro l'indifferenza e contro il razzismo in tutte le sue forme e le sue articolazioni. Tutto nasce da una porta aperta, quella del Senato, in netto contrasto con una porta chiusa: quella di una scuola da cui una bambina di otto anni fu cacciata per la sola ragione di essere nata (ebrea, minoranza a cui si accorge di appartenere solo in quel momento, non praticando la religione). In questo volume, quindi, troviamo le parole di Liliana Segre, tratte dalle sue dichiarazioni, dai suoi interventi e dalle sue interviste, dal suo ininterrotto racconto pubblico.
Dopo quarantacinque anni di silenzio, Liliana Segre, ormai nonna, decide di romperlo e raccontare, e lo fa scegliendo come destinatari quelli che definisce i suoi “nipoti ideali”, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che hanno la stessa età che aveva lei quando è stata costretta a scappare per poi essere arrestata e deportata.
Indifferenza è la parola che funge da filo conduttore, come dicevo, termine che a caratteri cubitali campeggia come monito sulla parete dell'atrio del Binario 21, e che lei ha fortemente voluto. Un ricordo del passato, ma anche un monito per il presente.
Sono stata una bambina espulsa dalla scuola, sono stata una clandestina con i documenti falsi, sono stata una richiedente asilo poi respinta dalla Svizzera. Poi sono stata carcerata, ho conosciuto la deportazione e nella deportazione sono stata operaia-schiava, poi ho conosciuto di nuovo la libertà. Sono una testimone che incontra la gioventù, che è la speranza del nostro futuro.
Clandestina, richiedente asilo, carcerata, deportata, operaia-schiava.
Se ci si pensa sono termini che risuonano ancora oggi, spesso nell'indifferenza generale, o in parole d'odio che vengono riversate contro il diverso. Nei suoi discorsi Liliana Segre parte dalla sua esperienza infernale, per cercare di far anche aprire gli occhi sul presente, e su quanto l'indifferenza sia il primo terribile passo verso un odio sempre più dilagante e pericoloso; un filo nero che unisce le varie epoche, il passato al presente.
Scopo della Senatrice è quello di trasmettere un messaggio di amore, di forza, di speranza che va a contrastare così l'odio, le attuali discriminazioni e l'intolleranza.
Non me la sento di dilungarmi su questo saggio, non perché non meriti (anzi, io ve la consiglio con tutto il cuore!), ma perché secondo me va preso e letto, “ascoltando” le parole di Liliana Segre, seminando nel cuore il suo messaggio di pace, di amore, ed empatia, contro un mondo sempre più vittima dell'odio e dell'indifferenza verso persone e realtà che apparentemente non ci appartengono, e davanti alle quali, quindi, è fin troppo semplice voltare lo sguardo dall'altra parte.
Avevo già avuto modo di ascoltare diversi discorsi e testimonianze di Liliana Segre, ma attraverso queste letture, confermo il mio pensiero: è una donna che ammiro moltissimo e dalla quale tutti potremmo trarre preziosi insegnamenti, se soltanto ci soffermassimo davvero ad ascoltare le sue parole. Mi ha sempre un po' colpita la sua capacità di raccontare in maniera lucida l'orrore vissuto, apparentemente senza troppa commozione, quasi come se mettesse davanti a sé una sorta di protezione. Allo stesso tempo però le sue parole colpiscono profondamente. Dietro quello sguardo di nonna, c'è ancora quella bambina allontanata da scuola, disprezzata da quelle persone con cui fino al giorno prima giocava o parlava, per la sola ragione di essere ebrea. Quella bambina che ha perso la mamma troppo presto, e ha avuto e continua ad avere un profondo legame con suo padre. Sopravvissuta all'orrore grazie anche alla forte voglia di vivere; non è mai caduta al livello dei suoi aguzzini, anche quando avrebbe potuto uccidere, ha scelto di non farlo e da quel momento si è sentita davvero libera.
Una donna da ammirare sì, e anche da ascoltare.
Perché può aiutarci ad aprire gli occhi anche su un presente in cui echi del passato tornano a far male, e il filo nero dell'indifferenza non è mai stato spezzato.
Continuerò a leggere, appena possibile, altri libri su e di lei.
C'era una bambina, di cui non ricordo il nome, che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Io non avevo le matite colorate e forse non avevo e non ho mai avuto la fantasia meravigliosa della bambina di Terezìn, Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati! E questo è un semplicissimo messaggio da nonna che io vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali: che siano in grado di fare la “scelta”. E, con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati.
[dal discorso della Senatrice Liliana Segre a Bruxelles.