Oggi è la festa del gatto e quale momento migliore per parlare di un libro che ha come protagonisti anche queste splendide creature?
Di Kawamura Genki avevo molto amato il romanzo “Non dimenticare i fiori”, una storia che ho definito profonda come il mare ma delicata come i petali di un fiore, ma da molto tempo puntavo anche a questo lavoro. Ne avevo sentito parlar molto bene, e ne sono sempre stata attratta, non solo per il mio immenso amore per i felini, ma anche incuriosita da quel titolo che, in verità, può mettere i brividi. Io non potrei mai immaginare un mondo senza gatti, lo ammetto. Per me queste creature sono bellezza, conforto, amore. Sono cresciuta sempre in una casa che vedeva la presenza di almeno un gatto, e ora che purtroppo non posso tenerne - almeno per il momento - mi mancano immensamente, sento sempre un vuoto.
Devo dire che in “Se i gatti scomparissero dal mondo” ho trovato degli elementi affini con il successivo romanzo, soprattutto circa il rapporto d'amore ma anche di conflitto con i propri genitori, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata a sorridere e a riflettere su temi anche molto attuali.
I gatti e gli esseri umani vivono insieme da decine di migliaia di anni. Ma chi vive in compagnia di un gatto sa che non sono gli esseri umani a occuparsi dei gatti, sono i gatti che ci concedono il favore di stargli accanto!
Che cosa saresti disposto a perdere per un giorno in più di vita?
È questa la domanda che scorre tra le pagine di questo romanzo.
Il protagonista di questa storia è un postino, con una vita semplice e solitaria. L'unica compagnia è quella di un gatto, Cavolo, che vive con lui nel suo piccolo appartamento. La sola nota di colore in una vita piatta e grigia.
I giorni scorrono lenti e sempre uguali, fino a quando, quello che sembrava un semplice raffreddore, non si è rivelato qualcosa di più grave: un tumore al cervello. All'uomo restano pochi mesi di vita, o ancor peggio, anche solo una semplice settimana.
Che cosa fare? Come reagire?
In un primo momento, come può capitare a tutti, il nostro protagonista inizia a stilare una lista con le ultime dieci cose da fare prima di morire, ma risultano tutte strane e assurde. La verità è che non vuole morire. Proprio nel momento in cui stai perdendo qualcosa che magari fino a quel momento osservavi con apatia, ti accorgi di quanto, invece, sia importante.
In suo “soccorso” arriva qualcuno di molto particolare: il Diavolo! Ebbene sì, il Diavolo, sotto le medesime spoglie dell'uomo, ma con vestiti alquanto singolari e sgargianti, compare nel suo appartamento e gli fa una proposta: per vivere un giorno in più deve far scomparire qualcosa dal mondo. Un oggetto, ogni ventiquattr'ore. Ma a decidere cosa, è il Diavolo stesso. Un vero e proprio patto infernale, che almeno inizialmente l'uomo decide di firmare.
Ed ecco che per qualche giorno in più di vita, l'uomo accetta di far scomparire vari oggetti: dai telefoni, agli orologi, ai film, ma quando il diabolico Aloha - così come decide di chiamarlo, visti i suoi abiti hawaiani - propone di far sparire per sempre dalla Terra i gatti, il protagonista ha un vero e proprio turbamento. Sarebbe capace di compiere una scelta simile? Di far sparire tutte quelle creature che tanto piacere donano agli uomini e alle donne di tutto il Mondo? Sarebbe veramente in grado di dire addio per sempre al suo gatto Cavolo solo per avere un giorno in più di vita?
E tu, lettore, saresti capace di rinunciare per sempre a certi oggetti per vivere un solo giorno in più?
I gatti sono qualcosa di fantastico. Ti ignorano per la maggior parte del tempo, ma quando percepiscono che stai davvero male si avvicinano senza fiatare.
Quella che Kawamura Genki ci offre è una sorta di fiaba moderna, che riesce a scatenare anche qualche risata nei comportamenti assurdi ed esilaranti del Diavolo, ma che, come ogni fiaba, ci invita anche a riflettere andando oltre la mera superficie di quanto letto. Anche in questo caso, come dicevo, l'autore affronta il tema dei complicati rapporti con i propri genitori, della malattia, della perdita, ma anche della difficoltà di ascoltare e perdonare. Non è un semplice libro sui gatti, quindi, anche se queste piccole, meravigliose creature, sono essenziali.
La scoperta di una morte sempre più vicina, e la rinuncia a certi oggetti ormai molto importanti per tutti noi, aiuta il protagonista a comprendere cosa sia veramente essenziale, e a far qualcosa per non arrivare alla fine pieno di rimpianti. Ritrovare i contatti perduti, l'amore perso o allontanato, ma anche cercare di perdonare chi ci ha ferito o magari chiedere scusa, riallacciare i rapporti con qualcuno di molto vicino che non siamo riusciti a comprendere appieno, così presi dalla rabbia, dal rancore, per atteggiamenti che ai nostri occhi sono sembrati assurdi e privi di cuore.
È anche una lettura che fa riflettere su quelli che sono gli aspetti davvero importanti della vita: quelle piccole cose che possono rendere l'esistenza più luminosa. Ma soprattutto i contatti umani, i legami che si sono persi, quelle cose o persone che ritenevamo scontati, e a cui, purtroppo, non abbiamo dato il giusto valore, e tempo.
Ci rendiamo conto che qualcosa era importante solo dopo averla perduta.
Di per sé il romanzo è molto semplice, guardato in superficie può apparire un po' banale, ma in verità quello che apprezzo degli autori Giapponesi è proprio questa capacità di trasmettere in modo apparentemente semplice e molto delicato, concetti molto più profondi. Nei libri di Kawamura Genki, in particolare, io ci vedo un tentativo di riflessione anche su noi stessi. Il protagonista non ha nome, potrebbe tranquillamente essere ciascuno di noi.
Qui in particolare mi sono soffermata a riflettere molto su ciò che il Diavolo fa scomparire. Pensiamo ai cellulari: oggi, basta guardarsi intorno per notare come siamo diventati tutti un po' schiavi di questi aggeggi, capaci di accorciare le distanze da un lato, ma allo stesso tempo di farci allontanare dalle persone, o da altri aspetti che potrebbero contribuire ad arricchire la nostra vita. Quante volte anziché ritrovarci a parlare con una persona, siamo lì, fissati a uno schermo? Oppure, in quante occasioni diciamo di non aver tempo di leggere o guardare un film, o fare qualsiasi altra attività che potrebbe farci star bene, quando invece quel tempo lo passiamo proprio davanti a questi telefoni? Dall'altro lato, però, se usati bene, sono oggetti che potrebbero avvicinarci alle persone, soprattutto quando la distanza è troppa. Io, ad esempio, vivo lontana dalla mia famiglia e dalle mie amiche: senza i telefoni, sicuramente, sentirei un vuoto molto più profondo.
E gli orologi che controlliamo con costanza? La nostra è una vita scandita dallo scorrere delle ore, da leggi che abbiamo costruito noi stessi. Un viaggio frenetico che spesso ci fa dimenticare quelle cose davvero importanti. Ma allo stesso tempo, quegli orologi possono essere essenziali per qualcun altro. Un oggetto che lega due persone, un ricordo che riaffiora, un gesto d'amore.
E magari ci ritroviamo alla fine dei nostri giorni a guardare il nostro passato, così pieni di rimorsi o rimpianti. Quanto avremmo potuto fare? Cosa abbiamo lasciato di noi nel mondo o semplicemente nei nostri affetti? Quante volte lasciamo che la vita ci attraversi, dando per scontato troppe cose o persone?
Per ottenere qualcosa, bisogna sacrificarne un'altra.
Scegliere un oggetto da far scomparire per sempre in cambio di un giorno in più. È una cosa allettante, vero? Ma allo stesso tempo non sembra un atteggiamento un po' da egoisti? Fare una scelta, come sempre accade, significa rinunciare ad altro. Sì.
Ma pensiamoci bene: forse per noi quegli oggetti sono insignificanti, ma per altri sono fondamentali. Riuscireste davvero a rinunciare ai film? Ai gatti? Alla musica? A qualsiasi altro oggetto?
A mio parere, il punto fondamentale non sta tanto nel gettare un oggetto, quanto capirne il vero valore. E spesso ce ne rendiamo conto quando ormai è troppo tardi. Non bisognerebbe guardare il tutto in maniera superficiale, quanto usare quegli oggetti per qualcosa di più importante.
E soprattutto non dimenticare mai gli affetti.
Non arrivare alla fine dei nostri giorni con un cuore carico di rimorsi e rimpianti. Anche se, a mio parere, è molto difficile.
Ogni volta che il protagonista decide di rinunciare a un oggetto, ecco che si apre una sorta di finestra sulla sua vita: la polvere si solleva, il fiume di ricordi torna, le immagini di sua madre, di suo padre, del suo primo grande amore, riemergono con forza. E finalmente, inizierà a comprendere tante cose che fino a quel momento aveva celato, messo da parte, forse scelto di non guardare. E ad aiutarlo ci saranno un Diavolo un po' particolare, e un prezioso aiutante: il suo tenero gatto, Cavolo!
Non credo che sia una lettura per tutti, ma io l'ho trovata davvero interessante. Capace di lasciare il segno.
Vivere sapendo di aver sottratto qualcosa a qualcun altro sarebbe stato ancora più difficile e doloroso di morire.