Lo ammetto.
Mai avrei pensato di leggere un lavoro di Milo Manara.
Non che non mi piaccia il suo disegno, anzi, adoro il suo stile, ma allo stesso tempo non sono amante del genere erotico. Ma quando ho scoperto, per puro caso, questi due volumi su Caravaggio, uno degli artisti che più amo (insieme ad Artemisia), non ho saputo resistere. Li ho presi in biblioteca e sono rimasta incantata. Sì, va bene, la nudità e l'erotismo soprattutto nelle figure femminili ci sono sempre, ma io li ho trovati abbastanza in linea con la storia narrata. Più avanti vi spiegherò perché.
Se cercate la verità la pittura è più sofferenza che gioia.
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, fu un genio ribelle e disperato, impetuoso, rissoso, facilmente suscettibile, ma capace di modellare luci ed ombre, creando dei veri e propri capolavori, andando costantemente alla ricerca non del bello e dell'invenzione, ma della Verità, del realismo.
Posso dire, con assoluta sincerità, che il suo stile è quello che in assoluto preferisco: quello sfondo scuro, con la luce che va a modellare le figure, o a colpire i personaggi o il particolare avvenimento, riesce sempre a emozionarmi. Così come la rappresentazione del vero. Caravaggio traeva la sua ispirazione dal popolo: anziani, bambini, ma anche prostitute erano le sue scelte, spesso non accettate, in quanto fungevano da modello per le figure femminili della Chiesa. Pensiamo ad esempio a “La morte della Vergine”: il dipinto fu rifiutato perché oltre a rappresentare l'immagine di una Madonna senza alcun tributo mistico, si dice che l'Artista prese come modello una prostituta annegata nel Tevere, e presumibilmente anche incinta (infatti, la Vergine ha il ventre gonfio). Sulla base di ciò, come dicevo inizialmente, non sono rimasta così “infastidita” dalla presenza di nudi o volgarità.
Caravaggio trascorreva la sua vita in un ambiente sociale ristretto: da un lato i suoi amici e le donne, spesso anche prostitute, dall'altro i nemici violenti che cercavano di ostacolarlo od opporsi a lui, e poi c'era un gruppo ben preciso di committenti altolocati. Credo che quindi, anche in funzione di ciò, lo stile di Milo Manara ben si presta a rappresentare la sua vita.
Leggendo la prefazione di Claudio Strinati, storico dell'arte ed esperto di pittura e scultura del Rinascimento, comprendiamo come Manara abbia avuto un grande rispetto per le fonti e la verità della vicenda rappresentata. Il genio dell'artista rinascimentale e del maestro contemporaneo, poi, sembrano riflettersi nella ricerca - da parte di entrambi - della perfetta costruzione dei personaggi e dell'idea di Verità.
Nel primo volume “La tavolozza e la spada” seguiamo Caravaggio nel suo arrivo a Roma e negli anni che trascorse qui. Tanti sono i personaggi storici e i quadri rappresentati, con una tale cura estremamente minuziosa nei particolari da lasciarmi a bocca aperta, colpita da tanta bellezza. Ma accanto alla storia di questo Figlio di Tenebra che cerca sempre la Luce, anche la città diventa una sorta di personaggio. Con le sue Porte, i suoi ponti, i ricchi palazzi nobiliari, o le squallide osterie, il Tevere che trascina corpi privi di vita, le antiche mura e il Carcere di Tor di Nona, in cui il Tribunale ecclesiastico impone terribili torture ai condannati, Roma diventa viva. Sono rimasta incredibilmente colpita anche dal disegno degli ambienti, di questi spazi, oltre al tratto dei personaggi e delle opere di Caravaggio. Seguendo le vicende, felici ma anche strazianti dell'Artista, diventiamo spettatori anche della grande Storia: dalle azioni e leggi dei Signori della Chiesa e del Tribunale, al rogo di Giordano Bruno, fino alla condanna a morte di Beatrice Cenci - tra il popolo che assiste, compare anche una piccola Artemisia Gentileschi sulle spalle di suo papà Orazio, un cameo che ho molto apprezzato! -.
C'è poi una ricostruzione degli amori o dei rapporti con le donne, perlopiù prostitute, che nella sua descrizione potrebbe essere molto veritiera: in particolare spicca Anna Bianchini - Annuccia -, una giovane prostituta dai capelli rossi, che sembra essere stata veramente scelta come modella in più di un'occasione, per i ruoli di Maddalena e anche della Madonna. La storia di questa ragazza si lega profondamente al genio dell'artista ribelle: fino ad arrivare a un triste destino. Caravaggio arriverà a uccidere l'arrogante “padrone” di Anna, e questo determinerà la sua fuga dalla Città Eterna.
Così, quando la luce della grazia sembrava tanto vicina, ecco le tenebre sprofondare tutto nella disperazione.
La storia prosegue poi nel secondo volume, “La Grazia”, dove ritroviamo un Caravaggio in fuga che, in compagnia di un gruppo di zingari, arriverà a Napoli. Il filo conduttore di questo secondo capitolo è proprio la ricerca di quella Grazia, per l'omicidio che ha commesso. Caravaggio, infatti, è ricercato e rischia di essere messo a morte. La sua fama, però, è arrivata a Napoli. Qui, riceve diverse commissioni e la possibilità di lavorare costantemente con quel popolo che tanto ama. In questa città vive un periodo felice e prolifico, ma sembra essere costantemente dilaniato da quella sensazione, o meglio, ossessione di una fine inevitabile e incombente. In questa tavole sono racchiusi gli ultimi quattro anni della sua vita, caratterizzati da un inquieto vagabondare da un luogo all'altro, fino alla sua morte sulla spiaggia di Porto Ercole.
Le immagini di Napoli, Malta e Siracusa scorrono davanti ai nostri occhi, così come altri meravigliosi dipinti.
E non mancano, comunque, i personaggi femminili: Manara immagina Ipazia, una giovane amazzone di una compagnia di saltimbanchi e attori girovaghi, che diventa una sorta di simbolo di protezione e misericordia. La donna cercherà di salvare l'Artista in più di un'occasione, ma alla fine arriverà troppo tardi, rimanendo muta spettatrice della tragedia.
Non ho le competenze per parlare dei disegni di Milo Manara, posso solo, in questo caso, dar voce alle emozioni e ai miei personali pensieri.
Ho amato davvero molto questi due volumi, in particolare il primo, e sono rimasta visibilmente colpita dalla sua matita, dalla carica espressiva dei suoi personaggi, ma anche dalla cura minuziosa per ogni singolo elemento: dai quadri, riprodotti con un'attenzione così profonda da lasciarmi senza parole, alle ambientazioni. Spazi aperti che sembrano accogliere, alternati ad altri chiusi che sembrano sopraffare e soffocare il genio dell'artista, spingendolo alla disperazione.
Mi ha molto emozionato e sono felice di aver recuperato quest'opera. Secondo me, Manara ha fatto un ottimo lavoro.
Accanto alla storia sono ben delineati i sentimenti, l'umanità dei personaggi, con le luci e le ombre, la vitalità e la disperazione, la volontà di una vita diversa e i soprusi subiti, gli ostacoli e la creazione.
Ed io ho ritrovato il mio amato Caravaggio e i suoi meravigliosi dipinti tra queste pagine, e ancora una volta ne sono rimasta incantata.
Diceva che la Madonna le avrebbe perdonato tutti i suoi peccati, se mi faceva da modella... anche se non so che peccati avesse da farsi perdonare...
Forse ne hanno di più quelli tra noi che chissà quante volte sono saliti nella sua soffitta.