Dicembre con... Umberto Eco
Con un po' di ritardo sono giunta all'ultima tappa del mio splendido viaggio nella Letteratura Italiana. Un anno fa ho iniziato il progetto #unaValigiadItalia che sono riuscita a portare a termine con tanta felicità e anche emozione. Partendo da Primo Levi, ho avuto poi modo di scoprire e ri-scoprire la scrittura di diversi autori e autrici della nostra, meravigliosa, letteratura: Elsa Morante, Italo Calvino, Elena Ferrante, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Natalia Ginzburg, Giorgio Bassani, Elio Vittorini, Cesare Pavese, Dacia Maraini, Luigi Pirandello, fino ad arrivare a Umberto Eco, la mia lettura di dicembre. In verità sono riuscita a leggere anche altre autrici come Matilde Serao e Renata Viganò, quindi, direi che obiettivo centrato in pieno!
Ma smetterò qui? Assolutamente no. Anche se il progetto è giunto al termine, non finisce qui. Ho intenzione anzi di continuare a leggere sia autori/autrici già citati/e, ma anche altri! La mia curiosità è tanta e anche la voglia di riempire vuoti!
Oggi, però, mi voglio dedicare a Il Cimitero di Praga, la mia scelta tra le varie opere di Umberto Eco. Dopo aver apprezzato molto Il nome della Rosa, ho voluto soddisfare una curiosità che ho sempre avuto su questo titolo!
Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L'odio è la vera passione primordiale. È l'amore che è una situazione anomala. Per questo Cristo è stato ucciso: parlava contro natura. Non si ama qualcuno per tutta la vita, da questa speranza impossibile nascono adulterio, matricidio, tradimento dell'amico... Invece si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre là a rinfocolare il nostro il nostro odio. L'odio riscalda il cuore.
Scrivere dei lavori di Umberto Eco non è facile per me. Ai miei occhi è una di quelle persone con una tale cultura, da farmi quasi esitare nell'esprimere pensieri. Anni fa ho letto forse il suo romanzo più conosciuto, Il nome della rosa, e, pur avendolo apprezzato molto, avevo provato anche delle difficoltà nella lettura. Questa volta ho deciso di dedicarmi a un titolo che mi attirava con forza ma di cui non sapevo nulla o quasi. Anzi, credevo fosse ambientato a Praga in tempi recenti! E, invece, no. Ho trovato un qualcosa di totalmente diverso, ma estremamente interessante che mi ha permesso anche di riflettere sulla nostra attualità e chiedermi: chissà Eco cosa avrebbe pensato dei nuovi complottisti!
Già, il complotto. È su questo che ruota, in fondo, tutto il libro. Come è facile credere a tesi complottiste? Magari leggi qualcosa e... parte il SVEGLIA!!! Non ce lo dicono!!! Vi ricorda qualcosa?
Sicuramente l'intento di Eco, anni fa, era di riscrivere o meglio mettere in luce la storia del Risorgimento e degli altri avvenimenti sociali e politici dell'Europa del 1800 e far comprendere ai suoi lettori come si è arrivati alla creazione dei famosi quanto falsi Protocolli dei Savi di Sion e all'antisemitismo contro gli ebrei, che in fondo, troviamo da sempre. Però, durante la lettura mi è venuto facile pensare agli attuali “amanti del complotto” che, anziché credere a dati certi (una pandemia in corso, dei vaccini che possono quantomeno proteggere un minimo), si lasciano facilmente andare a strane cospirazioni. I poteri forti, le grande case farmaceutiche che vogliono arricchirsi ai nostri danni. Come è facile credere in cose false, non trovate? Il problema è che molto spesso sono scritte o dette così bene che chi non riesce a ragionare in maniera concreta, finisce per crederci. Però, dai ammettiamolo, alcune cose sono davvero assurde, su!
Attualità a parte, torniamo al libro.
Come dicevo, Il cimitero di Praga è ambientato tra Torino, Palermo, Parigi e Monaco di Baviera dal 1830 al 1897.
Il romanzo inizia a Parigi nel 1897 e una sorta di narratore onnisciente trascina il lettore con sé tra le strade della Ville Lumière, fino a un appartamento sovrastante il negozio di un rigattiere, dove un uomo anziano sta scrivendo una sorta di diario. L'uomo soffre di amnesia, quindi tenta di riversare sulla carta i ricordi della sua esistenza.
L'anziano è Simone Simonini, piemontese di nascita, e protagonista di questa storia. Nato a Torino, Simone è cresciuto con un odio viscerale verso gli ebrei, instillatogli da suo nonno Giovanni Battista Simonini, e in un ambiente oppressivo, sorvegliato da precettori gesuiti. Come se non bastasse, è anche profondamente misogino. Alla morte del nonno, va a lavorare presso un notaio, dove però impara a falsificare documenti, e diventerà così abile da attirare l'attenzione dei servizi segreti sabaudi prima, e di quelli francesi, prussiani e russi poi. Spia, falsario, ma in seguito anche assassino, un personaggio davvero difficile da apprezzare.
Eco riscrive con maestria la storia del Risorgimento, portando sulla scena numerosi personaggi storicamente esistiti, e attribuendo loro frasi che hanno effettivamente detto. L'unico a essere inventato è il protagonista, Simonini, anche se a lui ha attribuito frasi e intenti di vari personaggi storici, anzi, secondo Eco potrebbe essere ancora tra noi.
Ma accanto a Simonini e al Narratore c'è anche una terza voce che cerca di colmare i vuoti del protagonista: l'abate Dalla Piccola, che di volta in volta aggiunge annotazioni sui fogli scritti dal falsario, creando un gioco misterioso sulla reale natura dei due personaggi e il legame che li unisce.
Il documento più importante su cui si fonda il romanzo però è Il cimitero di Praga (poi conosciuto come Protocolli dei Savi di Sion), che Eco affida proprio a questo curioso personaggio: Simonini inizia a scriverlo ispirandosi inizialmente ai feuilleton di Alexandre Dumas e di Eugène Sue, per poi arricchirlo con altro materiale preso da un libro del giornalista Maurice Joly. Inizialmente atto a screditare i gesuiti, diventa poi un lavoro contro gli ebrei, suscitato da quell'antisemitismo che prova lui stesso, ma che in fondo pervade anche l'Europa dell'epoca. Un tarlo mentale, che lo spinge a immaginare un incontro notturno presso questo cimitero di Praga, dove un gruppo di rabbini, capi delle varie comunità ebraiche d'Europa, si ritrova per ideare un piano di conquista del mondo attraverso il controllo della finanza e della stampa e la distruzione del cristianesimo.
... mai, mai e poi mai lavorare su documenti autentici, o autentici a metà! Se esistono da qualche parte, qualcuno potrà sempre andarli a cercare e provare che qualcosa è stato riportato in modo inesatto... Il documento, per convincere, deve essere costruito ex novo, e possibilmente non se ne deve mostrare l'originale ma parlarne per sentito dire, che non si possa risalire ad alcuna fonte esistente, come è accaduto coi Re Magi, che ne ha parlato solo Matteo in due versetti, e non ha detto né come si chiamassero, né quanti fossero, né che fossero re, e tutto il resto sono voci tradizionali. Eppure per la gente sono veri quanto Giuseppe e Maria e so che da qualche parte si venerano i loro corpi.
È un romanzo sui complotti e le cospirazioni, ma anche sulla Storia del Risorgimento e del XIX secolo. Tanti sono i personaggi che Simonini incontra sulla sua strada: da Garibaldi a Ippolito Nievo, a Maurice Joly, a Hermann Goedsche, solo per citarne alcuni.
Tra queste pagine troviamo anche personaggi che soffrono d'isteria, messe nere, satanismo, ma anche massoneria, spionaggio, assassini, odio, puro odio. Simonini è un uomo vestito di inganni: si camuffa, inganna, uccide senza pietà, nasconde i corpi. Disprezza il diverso, odia tutti. Forse l'unica cosa che ama veramente è il buon cibo (infatti, troverete lunghe digressioni su cibi e ricette non solo italiane ma anche francesi - che ammetto, alla lunga, mi hanno annoiata un po').
Come dicevo l'aspetto che più mi ha colpito è come sia facile creare dei documenti che agli occhi dei creduloni, di chi non cerca neanche minimamente di conoscere e studiare, possano essere assolutamente considerati veri. Quante volte si leggono notizie che poi si rivelano fake news? Pensare che, però, tale documento è stato riconosciuto vero anche da Hitler e ha contribuito alla soluzione finale di un popolo, mette in brividi, non trovate? Se poi ci aggiungiamo che ancora oggi c'è chi lo tira fuori credendolo reale, viene voglia di urlare.
Eco con questo romanzo vuole smascherare questa falsità. E secondo me ci riesce benissimo. C'è tanto odio sì, ma andando oltre, quello che sconvolge davvero è come sia facile cadere in simili tranelli. E quanto dovremmo essere capaci di aprire gli occhi, di informarci seriamente, di non credere a chi fomenta l'odio, o false credenze. Andare oltre, capire, ragionare.
Leggere i romanzi di Eco significa donare a queste pagine la più completa attenzione. Non sono letture che si fanno in breve tempo. Infatti, ci ho messo un po', complice anche un periodo non facile, per cui non avevo la testa per star dietro a tutte le varie cospirazioni di Simonini. Però l'ho trovato davvero molto interessante. Mi ha fatto riflettere anche sulla nostra attualità e sono ancora una volta colpita dalla sua conoscenza della Storia, dal suo stile, dalla sua abilità nel riportare su carta personaggi ed eventi con chiarezza.
Aggiungo anche che il romanzo è anche riccamente illustrato: immagini autentiche, spesso legate ai fatti narrati e che ho scoperto far parte di una collezione privata dell'autore.
Ve lo consiglio, ma vi dico anche che non troverete personaggi così positivi. Anzi! Cinici, odiosi, spregevoli. Difficile affezionarsi, più facile non sopportarli.
E magari svegliatevi, ma svegliatevi veramente, invece di credere a stupidi complotti che esistono solo nelle vostre menti malate, un po' come quel tarlo che corrode la mente e l'animo di Simonini.
Occorre che le rivelazioni siano straordinarie, sconvolgenti, romanzesche. Solo così diventano credibili e suscitano indignazione.