Quest'anno sono colta da una duplice sensazione: da un lato provo una grande stanchezza e difficoltà nel scrivere e condividere letture a tema “Memoria” a causa di tutto ciò che sto leggendo sui giornali o i social, dall'altro sento un impulso ancora più forte nel farlo, una voglia irrefrenabile di recuperare quanto più possibile per conoscere, tentare di comprendere, riempire i vuoti, saziare la curiosità, essere più consapevole e... diffondere tutto a chi avrà voglia di leggermi.
I sopravvissuti allo sterminio Nazi-Fascista sono sempre meno, e io tremo quando anche l'ultimo non potrà più sollevare la sua voce. Ed è per questo che sono sempre più convinta che noi che abbiamo avuto la possibilità di ascoltarli e leggere le loro testimonianze, dobbiamo lasciar sedimentare tutto e continuare a condividerlo con le nuove generazioni. Anche questo significa Ricordare: agire, con azioni, con progetti ben precisi, o anche semplicemente con la diffusione di libri, di documentari, di film, di pensieri e riflessioni. Ma condividere quella che è la verità storica ed emotiva. Soprattutto quando i negazionisti tornano a sollevare le loro assurde tesi, quando si vedono sempre più episodi di violenza, o anche un ritorno al Nazismo o al Fascismo che, personalmente, mi turba e mi schifa. Negli ultimi mesi ho letto così tante pagine di giornali che mi hanno lasciata nauseata: no-vax che si paragonano senza rispetto agli ebrei o a tutte le altre vittime dell'orrore Nazi-Fascista, ragazzine che denigrano un bambino per essere ebreo, funerali con il simbolo Nazista sulla bara, e sono solo alcuni esempi dell'orrore del presente. Proprio per questo credo che sia importante continuare a leggere e diffondere la Storia, perché come diceva anche Levi (e molti altri testimoni della Shoah): tutto ciò che è accaduto può ritornare.
Magari in forme apparentemente diverse, forse non ci sarà tutta quella Macchina infernale ben congegnata, ma ci sono già esempi ben precisi intorno a noi, e non dobbiamo neanche andare troppo lontani... purtroppo.
No, non vi dirò “Dovete leggere questi libri”, ma il mio è solo un invito a pensarci.
Sono dell'idea che la lettura non debba essere un'imposizione, ma un bisogno personale. Tutti noi abbiamo la nostra sensibilità: c'è chi magari non riesce proprio a leggere certe testimonianze o vedere certi film, per vari motivi, chi invece ne avverte una forte esigenza. E se devo essere sincera non mi piace neanche chi giudica altre persone che fanno queste letture solo a gennaio. Se è perfettamente vero che la Memoria non deve essere limitata a un solo giorno o mese, è anche vero che, come dicevo prima, dobbiamo sentirci pronti a fare certe letture, senza obblighi, perché altrimenti corriamo il rischio di non assimilare in maniera concreta quel che leggiamo. A mio avviso, farlo per ostinazione, obbligo, moda o noia non è un bene.
Però, vi invito, quando volete, a provarci.
Provate a prendere un libro o magari una graphic novel per iniziare, cercate di mettervi all'ascolto delle voci dei testimoni, dei sopravvissuti, o di chi ha cercato di fare ricerche per mostrarvi quelle pagine di storia spesso dimenticate, ma che portano a profonde riflessioni anche sul presente, sui noi stessi e il mondo in cui viviamo. E poi, diffondete.
Ci sono tanti libri anche per bambini, che potete leggere ai vostri figli, o insegnare a scuola. Credetemi, i più piccoli possono comprendere benissimo e magari, proprio da quell'età, possono forgiare un carattere all'insegna del rispetto e di quella gentilezza che troppo spesso viene a mancare.
In quinta elementare - esperienza che ripeterò sempre, mi dovete scusare ma per me è un bellissimo ricordo - le nostre insegnanti ci fecero fare un progetto sulla Resistenza: siamo andati sui luoghi dove combatterono i Partigiani, abbiamo ascoltato alcune testimonianze, e lasciato scorrere i nostri pensieri con parole e disegni. Da quel momento credo che sia scattata in me la volontà di conoscere e, pur avendo tanti difetti e avendo fatto anche sbagli o magari a volte anche pensieri non belli, sono cresciuta cercando di non cedere all'odio. Capendo la parola rispetto. Provando a non guardare dall'altra parte.
A volte è difficile, molto difficile. Soprattutto quando le persone riversano troppo odio, ignoranza e cattiveria; o se ti senti una persona piena di paure, incapace di esporsi troppo.
Infatti, mi capita di pensare spesso di essere inutile, di non fare abbastanza, di sentirmi veramente piccola e fifona. Leggendo testi e ascoltando parole dei sopravvissuti, mi sono spesso chiesta: io cosa avrei fatto? Cosa farei ora?
Perché quella macchina infernale non nasce all'improvviso. In molti ci siamo sempre chiesti "come si può arrivare a tanto"? Le mie ultime letture mi hanno portato a comprendere come, invece, sia purtroppo molto facile. Ci sono idee, malsane, c'è l'odio per chi è considerato diverso, per chi osiamo considerare inferiore o altro da noi. Quelle idee possono essere trasformate in leggi, ed è da lì che scatta tutto l'inferno nazista. Okay, detta così risulta troppo semplicistico. Ma è per comprendere come in verità, sono tanti pezzi di un puzzle che via via si uniscono fino all'orrore finale. Ci sono l'odio, l'indifferenza, idee sbagliate e folli, le porte chiuse, i muri che si alzano, la gente che viene lasciata a se stessa. Tanti piccoli frammenti da non sottovalutare e che, purtroppo, si ripresentano in forme non tanto diverse nel corso della Storia.
Delle testimonianze che ho letto mi hanno colpito, oltre all'inferno vissuto nei campi di sterminio, il Prima e il Dopo.
Prima queste minoranze vivevano una vita normale: i bambini andavano a scuola tranquillamente, erano amati e apprezzati, giocavano insieme, e gli adulti erano rispettati. Magari andavi proprio nei loro negozi a comprare qualcosa, c'erano scherzi, risate. E poi, arrivano delle leggi assurde. Improvvisamente quella persona diventa un diverso, da cacciare. Magari per paura, o forse perché in verità l'odio è sedimentato dentro e non aspetta altro che uscire. O forse perché c'è una propaganda ben precisa che ti porta facilmente a odiare e a trovare il capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe dei problemi. Indifferenza, odio. [Per pietà, non fate certi paragoni, che non li sopporto e li trovo davvero irrispettosi!]
E il dopo? Non è facile tornare alla vita quando hai vissuto all'inferno in terra; quando hanno cercato di spezzare la tua umanità, di ridurti a un pezzo, a un numero, senza più nome. Mi hanno colpito quelle storie in cui madri hanno cercato di ripetere incessantemente i nomi delle proprie bambine, per non dimenticarli.
Comunque, torni in patria e trovi quasi un muro. La gente ha voglia di lasciare da parte la guerra e l'orrore. Vuole tornare a vivere, non vuole sapere. Ci sono persone, come Primo Levi che hanno sentito subito il bisogno di scrivere ciò che è stato, ma le case editrici hanno rifiutato anche un'opera come Se questo è un uomo. Almeno inizialmente. Ce ne sono stati molti altri che, invece, hanno deciso di chiudere tutto dentro. Troppo dolore, troppa difficoltà, e anche la consapevolezza che non sarebbero stati creduti. Tantissimi sopravvissuti hanno iniziato a parlare dopo anni e anni, a diffondere la loro esperienza nelle scuole, tra i ragazzi, ai più giovani. Le nuove generazioni che rischiano di non sapere nulla.
Ecco, ho provato a immaginare - anche se non potrò mai capire veramente cosa si prova - e ho i brividi a pensarci. Torni a casa e invece di trovare persone disposte ad ascoltare, trovi i muri, il silenzio. Penso a un bambino o una ragazzina tornata dai lager: come puoi riprendere con tanta facilità la vita, dopo una simile esperienza che ti ha fatta crescere, anzi, invecchiare di colpo?
L'altro aspetto che mi ha sempre colpita è l'amore e il rispetto che comunque continuano ad avere. Ad esempio, Liliana Segre ha detto che non potrà mai perdonare, ma allo stesso tempo non si è mai abbassata a livello dei Nazi-fascisti. Anche quando si è presentata l'occasione di uccidere un Nazista, non ha preso la pistola, non ha compiuto quella sorta di vendetta, e da quel momento si è sentita veramente libera.
Meglio altre cento volte vittima che una sola volta carnefice. Da quel momento sono stata libera.
Liliana Segre.
Che insegnamento meraviglioso. Quanta forza, però, devi avere.
Ogni volta che ascolto Sami Modiano, invece, non riesco a trattenere le lacrime. In quell'anziano signore vedo ancora quel bambino sradicato dalla sua terra, Rodi, e dalla sua famiglia. Quel bambino che racconta, in lacrime, con il cuore straziato, le ultime immagini di sua sorella. Quel bambino che non ha potuto vivere la sua infanzia in maniera felice.
Sami, Primo, Liliana, Andra e Tati, sono solo alcuni testimoni della Shoah che ho avuto modo di leggere. Ma ci sono tantissime altre voci che voglio assolutamente ascoltare, leggere, comprendere.
Sono storie che fanno male, quindi posso capire chi non se la sente, ma insegnano anche tanto. Inducono a riflettere su se stessi, a cercare di non lasciarsi prendere e trasportare dall'odio, a non ergersi a persone superiori. A rispettare chi viene nel tuo Paese in cerca di una vita migliore, o semplicemente per salvarsi dalla guerra; ma anche chi vuole semplicemente essere se stesso e amare.
Mi ci vollero anni e tutta la pazienza di Selma per farmi accettare una semplice verità: scegliere di non sapere è il modo più masochista e inefficace per chiudere i conti col passato. Nascondere a noi stessi una pagina cruciale della propria storia ci impedisce di andare avanti.
Sami Modiano
In quei campi di sterminio non morirono solo ebrei e non iniziò tutto dal nulla.
In Germania - ma non solo lì! - i primi colpiti furono i disabili, gli emarginati, i soggetti con malattie fisiche e mentali, considerati un peso per la società, un'infezione per la 'nobile' razza ariana.
E poi fu colpito il diverso: omosessuali, lesbiche, asociali, oppositori politici, Testimoni di Geova, Rom e Sinti, Ebrei... insomma tutti coloro che erano considerati 'inferiori'.
Pensateci bene: cosa sta succedendo anche oggi? C'è davvero libertà di amare o professare il proprio credo in Italia e nel mondo?
Capite, perché si dice sempre che non arrivò tutto all'improvviso?
Leggere libri o vedere film/documentari sulla Memoria serve anche e soprattutto a questo: non ridurre tutto alla solita frase da dire un giorno e poi arrivederci al prossimo anno, ma conoscere, assimilare, diffondere, e anche capire quanto la Storia possa ripetersi. E cercare nel nostro piccolo di non cadere in tale orrore, di nuovo. Anche se purtroppo tali orrori sono già realtà...
Leggere e informarsi dovrebbe aiutare anche a non fare certi paragoni senza senso. Ma qui non voglio tornare a ripetermi, perché rischio di non riuscire a essere più lucida per la troppa rabbia.
Oggi avevo voglia di lasciare scorrere i miei pensieri. Spero di non aver creato troppa confusione.
Ma ora vi lascio tutti i miei consigli di lettura.
Alcuni, in maniera più approfondita, li potete trovare nel bellissimo articolo che abbiamo creato tutti insieme noi del Team di Let's Book: 27 Libri per il 27 Gennaio.
Di seguito un elenco di quelli che ho letto e che consiglio.
Il mio impegno comunque sarà quello di continuare a recuperarli, ogni anno, fino alla fine dei miei giorni. Una piccola goccia, che spero potrà essere utile.
Cliccate sulle immagini per leggere meglio i titoli!
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre.
Per questo meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti.
Primo Levi.