Troilo e Cressida, di William Shakespeare • #aTeatroconShakespeare

1 dic 2021

Libri

Lettura di novembre 2021 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare

E così siamo arrivati a Dicembre.
Già intorno a me sento parlare di Natale, di decorazioni, di gioia e colori. E io torno a trasformarmi, come ogni anno, in un piccolo Grinch. Sì, sono ripetitiva, ma è più forte di me. Più passano gli anni e più sento poco questa festività. Ho solo voglia di fare piccoli pensieri nati dal cuore, e stare con la mia famiglia. Sperando che almeno quest'anno io possa tornare a casa. Dita incrociate.
Chiacchiere sulle festività a parte, oggi vi parlo di un'altra opera del mio caro Shakespeare. Una di quelle di cui ho sentito parlare poco e niente, ma che ho apprezzato e mi ha anche fatto riflettere molto (poi scoprirete perché)!

Siete amanti dell'Iliade? Ecco, allora potete approcciarvi proprio a quest'opera, se volete conoscere qualcosa di diverso dalle più grandi commedie e tragedie del bardo inglese. Infatti, Troilo e Cressida è proprio ambientato durante la Guerra di Troia, e lega la passione amorosa alle gesta di eroi; eroi che però, qui, vengono riportati a una dimensione più umana. Mentre all'esterno il conflitto tra Troiani e Greci si fa sempre più atroce, c'è anche una battaglia interiore: quella dell'amore (e del tradimento) che lega Troilo - uno dei figli di Priamo - e Cressida figlia di Calcante, sacerdote troiano passato nelle file dei greci.

Volete saperne di più? Iniziamo!

Fonti

  • Troilus and Cryseyde, di Geoffrey Chaucer, prima e autentica fonte del Dramma di Shakespeare, scritta nel tardo Trecento. [Un adattamento da Il Filostrato di Boccaccio, che attinse a sua volta dal Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure]
  • Troy-Book di John Lydgate (secolo XV), libero adattamento della Historia Troiana di Guido delle Colonne (1287).
  • Recueyll of the Historyes of Troye, di William Caxton (1474), il primo libro stampato in Inghilterra.

    * C'è da dire anche che gli Inglesi, soprattutto nell'età elisabettiana, avevano un particolare interesse per le vicende di Troia, in quanto credevano che la stirpe britannica fosse stata fondata da eroi troiani profughi dalla città distrutta.

    [Informazioni reperite dal volume Shakespeare, genesi e struttura delle opere, di Giorgio Melchiori]

Pensieri sull'Opera

Cassandra: [...] Piangete, Troiani, piangete! 
Allenatevi al pianto! Troia non può vivere, la nobile Ilio non può sopravvivere; nostro fratello Paride è il fuoco che ci brucia tutti.
(Atto II, Scena seconda)

opera di ©Edward Henry Corbould

Ho sempre amato molto la mitologia e in particolare l'Iliade, poema che vorrei rileggere appena ne avrò il tempo e la dovuta concentrazione, ecco perché ero ancor più curiosa di scoprire quest'opera. È sicuramente una di quelle che si conosce meno, di cui si parla poco. O perlomeno, nelle mie ricerche, non ho visto questa grande considerazione a riguardo, anche se forse è anche una di quelle più controverse e su cui i critici si sono dibattuti di più. Eppure è un'opera che ho apprezzato molto.

Troilo e Cressida fa parte dei problem plays, e in Italia è stato inserito tra i cosiddetti Drammi Dialettici (insieme ad Amleto, Tutto è bene quel che finisce bene e Misura per Misura). Quei drammi caratterizzati da un costante confronto dialettico alla ricerca di una verità che non può essere unica o univoca. In queste opere non conta tanto l'esito finale, quanto l'esplorazione psicologica di determinati ambiti: in questo caso si focalizza sui concetti di fedeltà e tradimento, sia in riferimento al codice erotico e dell'amor cortese, sia di quello cavalleresco. Codici che vengono entrambi infranti da un lato per il tradimento di Cressida, dall'altro per l'assassinio sleale di Ettore da parte di Achille e dei suoi Mirmidoni.

Commedia o Tragedia? È difficile catalogare quest'opera in un contesto ben preciso. Il tono, infatti, oscilla costantemente tra la tragedia epica e un'amara e satirica commedia. Non può essere una tragedia vera e propria, perché non c'è la morte dei protagonisti; ma allo stesso tempo non è presente neanche un esito felice, discostandosi così dalle commedie. Come sempre ai lettori e spettatori la scelta di farsi una propria idea in un finale che rimane un po' aperto. Non si conclude, infatti, con la caduta di Troia, ma con la morte di Ettore, e con un doppio tradimento sia in riguardo al codice dell'amor cortese che a quello dell'onor cavalleresco.

Con la sua opera Shakespeare cerca di smascherare la grandezza del mito, riconducendolo a una dimensione più umana. Non più grandiosi eroi, ma persone con le proprie debolezze e ambizioni, che combattono una guerra assurda. Una guerra dove è facile perdere tutti i valori. E questo lo fa anche scegliendo di mettere in scena una versione in chiave ridotta della Storia trasmessa nell'Iliade: Cressida diviene una sorta di riflesso di Elena, una donna (oggetto) che si lega a Troilo (un troiano) e viene portata via da Diomede (un greco).

La tragicommedia si apre con un prologo armato che ci spiega un po' il contesto: siamo a Troia, e la guerra è ormai iniziata da diversi anni. Ci ritroviamo così subito nel mezzo della Storia, alternando poi i differenti ambienti: da un lato la città di Troia, protetta dalle sue mura, dall'altro l'accampamento dei greci, e poi la scena che collega tutto, quella della battaglia vera e propria.
Pur donando il titolo ai due giovani troiani, la storia d'amore tra Troilo e Cressida è trattata in maniera più ridotta rispetto alla Guerra. Ma siamo di fronte a un testo dove l'azione vera e propria lascia il passo ai dialoghi, a vari discorsi sul conflitto, sull'onore, ma anche sull'amore e il tradimento.

A Troia, il giovane principe Troilo è preda di una battaglia interiore: ama la bella Cressida che, però, inizialmente non sembra andare al di là del mero sguardo. Cressida, infatti, ha paura che una volta che si sarà donata, perderà il suo valore. Secondo lei, concedersi con troppa facilità al proprio innamorato, porterà quest'ultimo a perdere quell'intenso interesse dimostrato. E le sue parole saranno profetiche.

Cressida: [...]
Quando sono corteggiate, le donne sono angeli, ma men che niente valgono quando si son date;
la gioia è solo nel farlo.
La donna amata non sa nulla se non sa questo: 
a quello che non hanno gli uomini danno più valore di quello che ha. 
Non è ancora nata la donna che ricordi sempre che l'amore non è mai cos dolce come quando è corteggiamento.
E quindi v'insegno questa massima dell'amore: “chi ha fatto, comanda; chi non ha fatto supplica”. 

I due amanti, con l'intermediazione del ruffiano Pandaro (zio di Cressida), finiscono per incontrarsi e si lasciano andare ai propri sentimenti, ma dopo una notte di passione sono costretti già a separarsi: Calcante, infatti, ha chiesto ad Agamennone di ottenere indietro sua figlia in cambio del rilascio di un prigioniero troiano. A nulla servono i lamenti di Cressida. La guerra è guerra, e le leggi sono quelle. Troilo non si oppone, ma fissato con l'idea della fedeltà, chiede e ripete più di una volta alla donna di essergli fedele; soprattutto quando scorge che l'oggetto del suo amore potrà cadere proprio nelle mani dei suoi nemici, che hanno doti ben più evidenti delle sue. Si può scorgere negli atteggiamenti degli uomini (troiani e greci) un atteggiamento anche sessista: Troilo sembra quasi dimenticare l'amore e il valore della donna amata, e la consegna a Diomede, invitandolo a trattarla con onore. Ma tra i due si scatena già una lotta per il possesso.
Cressida diventa quindi come un oggetto che passa di mano in mano, e ben presto nelle parole e nella visione degli uomini viene facilmente connessa all'immagine che spesso è data a Elena: sarà vista come una prostituta, e una traditrice, che con troppa semplicità sposta la sua attenzione verso un altro uomo. Inoltre i suoi atteggiamenti vengono subito visti dai greci come facili, accogliendola tutti a suon di baci.

Accanto alla guerra interiore, poi, e in misura più forte è presentato lo scontro tra Troiani e Greci: come dicevo, però, l'azione è poca, si da più importanza alle parole, agli intrighi, ai tradimenti. Nel campo greco, Nestore e Ulisse cercano di trovare un modo per smuovere Achille, per spingerlo di nuovo a scendere in campo. Infatti, l'eroe greco, 'innamorato del proprio merito', riposa nella sua tenda, in compagnia del suo Patroclo, e schernendo tutti gli altri guerrieri. Ulisse vede in questo la febbre che impedisce di concludere questa guerra, e decide così di usare Aiace per scatenare una reazione nel 'superbo eroe'. A Troia, invece, i principi cercano di discutere sul motivo di questa guerra: Elena. Ha davvero un senso continuare a spargere sangue per lei? Non si potrebbe riconsegnarla a suo marito? Ettore riflette a proposito, Cassandra cerca di alzare la sua voce, ma rimane inascoltata, così come le altre donne quando il valoroso Ettore deciderà di scendere in campo contro Achille. Troilo e Paride, ovviamente, continueranno a voler combattere.

Come sappiamo, però, è con la morte di Patroclo che l'ira di Achille si accende. L'immagine dell'uccisione di Ettore è però molto più spregevole: Achille e i suoi Mirmidoni attorniano il troiano disarmato; lontano da ogni codice di cavalleria, Achille spinge i suoi uomini a uccidere l'uomo in maniera sleale, e poi a gridare a gran voce di averlo ucciso lui, acquisendone tutto il merito.


L'opera arriva al suo epilogo, con un'ultima entrata in scena di Pandaro con un discorso ironico sull'ingratitudine del mondo verso i ruffiani, in una trovata comica ma anche amara. Non c'è un recupero di un nuovo ordine dopo la tragedia, né un discorso morale. Entra il ruffiano, che si lamenta dei suoi mali. La guerra continuerà e non c'è neanche una vera e propria soluzione nella storia tra Troilo e Cressida. E il sipario qui scende, lasciando ancora con quella perplessità tra opera tragica o comica. O forse, terribilmente amara.

Cressida: 
la paura cieca, guidata dall'occhio della ragione, cammina più sicura della ragione cieca che inciampa senza paura: temere il peggio fa spesso evitare il peggio.

I due aspetti che più mi hanno colpito di quest'opera sono questa voglia di smascherare l'eroe valoroso per riportarlo a una condizione umana, con tutti i suoi difetti e i suoi limiti, ma anche la visione delle donne.

A una lettura forse troppo superficiale diventa facile condannare l'atteggiamento infedele di Cressida, che una volta nel campo greco, si lascia persuadere dal corteggiamento di Diomede. Ma è veramente così? Ho letto che le reazioni dei critici sono differenti, rendendo così quest'opera anche più complessa.
Secondo me bisognerebbe porre l'attenzione soprattutto sulla scena successiva alla notte di passione tra i due protagonisti che ricorda un poco quella dei due giovani innamorati di Verona, Romeo e Giulietta. Qui però accade qualcosa di diverso.
Cressida e Troilo parlano della notte che è volata via rapidamente, ma mentre lei cerca di trattenerlo, di trascorrere con lui altri momenti, lui vuole già andar via, troppo preso dalla voglia di tornare ai suoi affari. È in quel momento che Cressida comprende di aver commesso proprio l'errore in cui non voleva cadere: essersi concessa così facilmente. Seppur lui continui a dire di amarla e di essergli fedele sempre, perché la costanza è nella sua natura, anche io mi ritrovo tra coloro che restano un po' perplessi davanti al suo atteggiamento. Troilo ha ottenuto il frutto del desiderio, di quella passione che lo lacerava dentro, e ora può andar via. O ancor peggio, non prova neanche a opporsi quando Cressida è costretta a passare tra le fila dei greci. L'unica cosa che si limita a dirle e ripeterle è di essere a lui fedele. C'è la percezione che alla fine sia quasi tutto un gioco, una visione dell'onore non così positiva: nel senso che, a un certo punto sembra quasi una lotta tra uomini per stabilire chi ha il possesso della donna e quel concetto di onore si svuota.
Le voci femminili, anche se appaiono le più sagge, non vengono mai ascoltate. Uomini troppo presi da quello che per loro è la virtù, non vogliono sentire altre parole e vanno incontro alla morte. Come Ettore, che allontana da sé le voci disperate di sua moglie Andromaca e di sua sorella Cassandra. Ma del resto anche Elena è considerata la puttana, la causa di tutte quelle morti, di quel sangue, perché è per lei che tutti gli uomini sembrano combattere.

Cressida tradisce Troilo? Sì, sicuramente, ma è in un certo senso già stata tradita da lui. È lei forse quella più illusa dall'amore.

Troilo e Cressida è un'opera che secondo me rimane sempre un po' ambigua, e magari può donare riflessioni nettamente diverse tra i vari lettori e spettatori. Ma è affascinante cerca di leggere tra le righe quel qualcosa in più.

Interessante, inoltre, sempre in riferimento all'importanza data al dibattito più che all'azione, è sottolineare quanto, dopo Troilo, le parti più ampie siano affidate a Ulisse, Pandaro e il volgare buffone Tersite: politici, manipolatori e critici che smentiscono gli ideali della cavalleria e dell'amor cortese ma anche dell'epica classica; cercano a loro modo di far emergere le vere motivazioni dietro l'impulso alla conquista, sottolineando - in maniera nitida soprattutto Tersite - anche l'inconsistenza e la falsità degli eroi greci. Come si diceva più in alto, c'è un ridimensionamento del grande mito, in funzione di una versione più umana.

Una visione sicuramente diversa dell'epica, ma molto interessante.

Tersite: [...]
Lussuria, lussuria! Sempre guerre e lussuria! Non c'è altro che sia tanto di moda. Il diavolo li arrostisca!


Come sempre, ma in questo caso un po' di più, non è stato facile per me riuscire a descrivere l'opera in maniera chiara. Per questo continuo a essere felice di avvalermi di testi e altri riferimenti più validi, che mi permettano anche di approfondire meglio la penna di Shakespeare. Ho cercato di metterci del mio, ovviamente, donando anche il mio pensiero sull'opera - che non è unico, ma ognuno di noi può in tutta libertà avere il proprio - ma ci sono anche alcuni aspetti che ho recepito e condiviso grazie alla lettura del volume di Giorgio Melchiori“Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”.

Ho letto l'opera contenuta nel volume Shakespeare Opere complete, pubblicato da Garzanti. Prefazione, traduzione e note sono – in questo caso – di Francesco Binni

Voto: ♥♥♥♥


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