Uno dei miei progetti di lettura, su cui spero di riuscire a soffermarmi in modo più intenso dal prossimo anno, è il recupero di libri a tema Stregoneria e Magia, sia dal punto di vista Storico che fantastico, associando ovviamente anche dei saggi a riguardo.
Qualche settimana fa ho divorato un graphic novel che fa riferimento ai fatti accaduti a Salem, nel 1692: le accuse di Stregoneria, che mandarono a morte soprattutto donne, con motivazioni assurde, dando adito a desideri di vendetta, fanatismo religioso o pura ignoranza.
Le figlie di Salem, di Thomas Gilbert - pubblicato in Italia da Diabolo Edizioni - è un'opera che ha scatenato in me differenti emozioni, come sempre accade quando affronto questa tematica: dalla rabbia, alla commozione, dai sorrisi, all'ammirazione per la forza e il coraggio delle donne, dall'indignazione a un senso di impotenza. Sicuramente è un bello spunto dal quale iniziare per affrontare questo viaggio, o semplicemente un altro punto di vista, una differente forma letteraria che però, forse proprio grazie alle immagini, può scuotere l'anima in maniera anche più forte. Inutile dire, quindi, che lo consiglio.
Mi chiamo Abigail Hobbs e quel giorno del mio tredicesimo anno d'età, è stato l'inizio dell'incubo.
Abigail Hobbs ha tredici anni, è una ragazza libera e indipendente, che ama percorrere in solitudine la foresta, il suo splendido “reame”. Un giorno però, per un semplice gesto, dovrà aprire gli occhi sul mondo in cui vive: Salem.
Mentre si sta dirigendo a prendere l'acqua, viene fermata da un suo caro amico d'infanzia, innamorato di lei, che le fa omaggio di un piccolo asinello di legno. Un gesto carino che, però, nella realtà di fine '600 si trasformerà nell'inizio di un incubo.
Le voci nel villaggio corrono in fretta e raggiungono la matrigna della ragazza che la conduce con sé al “consiglio delle donne”, dove verrà controllata, le saranno tagliati i suoi lunghi capelli neri, e le sarà imposto un nuovo modo di comportarsi. Abigail non è più una bambina, ora è una donna. Una donna che deve chinare il capo, rendersi il più possibile invisibile allo sguardo dell'uomo, perché ora per quest'ultimo è diventata una tentazione. E, in effetti, le cose iniziano a cambiare: la spensieratezza dell'infanzia è perduta; gli uomini iniziano a osservarla in maniera del tutto diversa e pericolosa. Salem diventa una gabbia dorata dalla quale è quasi impossibile uscire... se sei donna.
È solo l'inizio di un lento e inesorabile percorso verso la rovina del villaggio e la fine di vite innocenti.
E diventiamo grazie a te, una comunità.
Di reiette, di disprezzate.
Più di una comunità. Da oggi siamo sorelle!
Al di fuori del villaggio di Salem ci sono gli indiani, persone del tutto diverse, che vengono viste come il male. Gli abitanti di Salem Village, perlopiù puritani, sono soggiogati dai sermoni implacabili del Pastore Parris: l'uomo per ottenere denaro e prestigio, vuole incutere il più possibile paura. Un terrore che logora gli animi e si riversa contro le minoranze: inizialmente nei riguardi delle tribù indiane, gli uomini neri - e quindi demoni da uccidere -, e poi pian piano contro le donne, soprattutto quelle ai margini della società, indipendenti e coraggiose, conoscitrici di erbe o colpite da una malattia psichica, vittime perfette per placare l'ignoranza e il senso di vendetta delle persone. A Salem si scatena una carestia che viene associata subito al Male, al potere del Maligno. Le parole persuasive del reverendo colpiscono gli animi di uomini e donne, incapaci di scorgere la verità, la vera essenza dietro le apparenze.
Intrecciando Storia e finzione, Thomas Gilbert riesce a costruire un graphic novel che non solo cerca di rendere omaggio a quelle donne accusate ingiustamente di stregoneria, ma serve da riflesso anche sulla nostra attualità.
Il punto su cui focalizzarsi è infatti il tema del “diverso”. Chi è considerato tale? Chi ha usi e costumi distanti dai nostri, chi è posto ai margini della società, chi appare strano agli occhi degli altri, vittime sacrificabili.
Ne Le figlie di Salem abbiamo molti esempi: i primi da condannare e uccidere, come già detto, sono sicuramente gli indiani, che con i loro volti dipinti di nero sono la facile rappresentazione del Diavolo. Abigail ne incontra uno verso il quale inizia a provare un forte sentimento. Mikweh, etichettato come l'uomo nero, si rivela alla ragazza prima e poi alla sua amica Betty (e a Tituba), come un individuo amichevole, pronto a svelare loro la sua cultura, i suoi usi e costumi, le leggende del suo popolo, ciò in cui crede. Nonostante le lingue differenti, riescono a comunicare attraverso i gesti, e la musica, che l'indiano suona per le due giovani, invitandole a danzare, permettendo di provare almeno per qualche minuto quel senso di libertà che ormai hanno perso. Il rapporto che si crea tra di loro ben trasmette un importante messaggio: andare oltre le diversità, per riuscire ad arricchirsi reciprocamente.
E poi ci sono le donne, vittime perfette dell'odio.
Donne indipendenti, come le Bishop, madre e figlia, due cattoliche irlandesi che gestiscono da sole l'unica taverna del villaggio. La giovane Bridget, con i suoi capelli rossi, la sua allegria e capacità di non abbassare la testa davanti al potere maschile, è vista male.
C'è poi Tituba, schiava nera al servizio del reverendo, che si prende cura di sua figlia Betty. Tituba conosce le proprietà delle erbe e ama raccontare storie pagane.
E ancora Sarah Good, una povera sventurata, molto ingenua, che vive ai margini della società, aiutata di tanto in tanto dagli altri. La sua sarà una delle storie più tragiche: resterà infatti incinta della persona più insospettabile, e partorirà la sua bambina nel gelo di una prigione.
Ma anche Abigail, la nostra protagonista, diventerà una vittima perfetta contro l'odio e l'ignoranza: una strega. Perché ha visto troppo, perché osa ribellarsi, perché riesce a scorgere oltre la semplice apparenza.
Tra queste pagine c'è tutto il riflesso dell'odio che persone che hanno potere e persuasione riescono a instillare in anime ignoranti o già corrotte da un male invisibile. E questa cattiveria, questo orrore, sono rappresentati con disegni potenti, molto forti, nei quali gli abitanti del villaggio si trasformano quasi in mostri pronti ad assalire le vittime. Occhi chiusi, cuore assente.
Il diverso diventa la causa della carestia, delle difficoltà.
Il diverso è un male da estirpare.
L'amore... ecco cosa manca. Qui non c'è neanche l'ombra dell'amore.
[...]
Una comunità in lotta con se stessa. Come una bestia in trappola che rinuncia a una zampa per sopravvivere. Ma quale trappola? Quella del diavolo che si annida tra questa gente... o quella dell'odio tra simili?
Dopo le prime tavole più luminose, man a mano che prosegue questa lenta e inesorabile caduta che porta al processo finale contro le Streghe, tutto si fa più cupo, più orrendo. I colori sono scuri, angoscianti, opprimenti. Si avverte il dolore provato, l'odio, ma anche la triste consapevolezza che non può esserci giustizia. Ci sono disegni che ricordano i quadri sui Sabba delle streghe, in cui donne nude si elevano da terra, o compiono strani riti attorno al Diavolo, al nero caprone. Immagini molto forti, che presentano dettagli precisi, non attenuano nulla, e spesso possono essere spiacevoli da vedere, ma diventano necessari; perché a volte è meglio sbattere in faccia la realtà anche più cruda, pur di far aprire gli occhi.
Fino ad arrivare a un'immagine finale che stringe il cuore: che la loro storia non sia mai dimenticata.
Quando anni fa ho iniziato a informarmi sulla Caccia alla Streghe, ho provato così tanta rabbia da voler urlare. Fare quelle letture mi ha spinta a essere una persona diversa, e ad allontanarmi anche un po' da certi preconcetti religiosi che risuonano ancora oggi. Al di là della semplice narrazione dei fatti storici, quello che più indigna è che uomini di potere abbiano voluto nascondersi spesso dietro un Dio, per conservare il proprio privilegio sulle minoranze, molto spesso donne. Si faceva leva non solo sull'ignoranza e la paura, ma anche sul desiderio di vendetta che molto spesso portava le persone ad accusare il proprio vicino di casa per motivi assurdi. Alimentando questi sentimenti nocivi, era anche facile spingere la gente a immaginare cose mai viste. Come è successo a Salem, dove ragazzine iniziano ad avere atteggiamenti anomali e ad accusare con troppa facilità altre persone di aver commesso atti stregoneschi.
Ma come succede, del resto, anche oggi.
Pensiamo agli uomini e donne di potere che ancora si scagliano contro chi arriva sulle nostre coste, visti come i veri problemi della nostra società. O a chi per i suoi giochetti politici instilla nel popolo la credenza in cose non vere, spingendo lontano da leggi che potrebbero risolvere, o quanto meno attenuare, un problema grave come la pandemia.
E cosa dire delle donne? Sì, si sono fatti molti passi avanti, ma ancora oggi la situazione non è perfetta. Ancora continuano a morire per mano di uomini che non vogliono perdere il controllo su di loro, che non accettano un no. Ancora oggi, gli uomini stessi continuano a mettere bocca su ciò che concerne il corpo e le scelte delle donne.
Non credo di potervi convincere.
Immagino che abbiate già preso la vostra decisione. La verità di una donna non ha peso in questa assemblea di uomini.
Ma adesso basta. Non starò più zitta.
Leggere della tematica delle streghe non significa solo conoscere la Storia che fu, ma anche riflettere su quello che stiamo vivendo, e magari aprire gli occhi su quella diversità vista come una minaccia e che, invece, potrebbe essere una ricchezza interiore.
Riflessioni personali a parte, ma che ritenevo importanti da condividere, vi invito a leggere questo graphic novel, perché io l'ho trovato davvero interessante e ben realizzato. Ammetto di non amare moltissimo il tratto stilistico dell'autore, eppure credo che soprattutto il modo di rendere “gli accusatori” in quella forma grottesca, quasi come dei mostri pronti a sopraffare le povere vittime, sia il più giusto per trasmettere il messaggio.
Ps. Qualche immagine la inserirò nel post che troverete in serata sul mio account Instagram, quindi vi aspetto lì!