Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina, di Jung Chang

22 ott 2021

Libri

Letto per la tappa di Settembre di #LeggerelAsia di samlibrary94, ire_chan_ e withcoffeeandbooks.

Per tutto settembre e fino agli inizi di ottobre ho fatto un lungo viaggio in Cina, almeno sulla carta. Un'esperienza intensa, nelle vite di tre grandi donne, e nell'arco di quasi tutto il Novecento.
Cigni Selvatici, di Jung Chang non è solo la storia di una famiglia, ma il ritratto anche storico, politico, economico e sociale di una grande nazione: la Cina.
Ecco perché, sebbene lo stile sia semplice e scorrevole, si tratta di una lettura che richiede tempo. Un libro davvero denso di dettagli, di fatti storici, di ideologie politiche, di usanze e credi di una popolazione molto distante dalla nostra, di uno Stato rimasto a lungo molto chiuso rispetto al resto del mondo.

Può essere comunque un primo importante approccio per chi ha voglia di conoscere un po' di Storia Cinese.

Quando il dottor Xia seppe della mia nascita, disse: « Ah, è nato un altro cigno selvatico». Mi fu imposto quindi il nome di Er-Hong, che significa «Secondo cigno selvatico»  

 

© una valligia ricca di sogni - marta.sognatrice

Descrivere questo libro mi risulta alquanto difficile. Come condensare in un articolo la mole di pagine e informazioni che esso racchiude?
Più che un romanzo biografico, può essere visto anche come un saggio, un testo da studiare per quanti hanno voglia di scoprire la storia del Novecento cinese.
La Cina quel mondo lontano che affascina o che per molti versi resta un mistero. Quella realtà che è stata a lungo chiusa agli occhi degli Occidentali tra queste pagine emerge con forza, partendo soprattutto dal punto di vista di una famiglia, quella dell'autrice, ma focalizzandosi soprattutto su tre donne: sua nonna, Yu-Fang, sua madre Bao Qin/De-Hong e Jung (Er-Hong) stessa. Altro personaggio che resta ben nitido per la sua rigidità iniziale, ma anche per il suo cambiamento è suo padre, Wang-Yu/Shou-yo. Quest'ultimo nella prima parte appare in maniera negativa, così fossilizzato nel rispetto delle leggi del Partito Comunista da non riuscire a rispettare neanche l'amata moglie, ma in seguito, la mia opinione su di lui cambia. Appare come un uomo che ha creduto intensamente in un ideale ritenuto giusto, ma che poi si è scagliato terribilmente contro di lui e la sua famiglia, in un vero e proprio tradimento che ha minato la ragione.

Cigni Selvatici inizia nel 1909 con la nascita della nonna, uno dei personaggi che più ho amato. Sin dalle prime pagine emergono le descrizioni di quelli che erano gli usi e i costumi dell'epoca. Descrizioni che spesso risultano strazianti, dure, non edulcorate, che possono far male gli animi più sensibili, ma che sono vere, reali. Come l'usanza assurda di schiacciare i piedi delle bambine - anche a soli due anni - per poi fasciarli, perché i piedi piccoli erano considerati belli e sensuali per l'epoca. Incuranti del dolore provocato alle bambine e donne. Sua nonna, a causa della volontà di suo padre di ottenere ricchezze, diventa la concubina di uno dei Signori della Guerra, ma sin dalla sua giovinezza dimostra una gran forza e senso di profondo amore per la bambina che avrà dall'uomo, e in seguito per i suoi nipoti.

Come dicevo inizialmente, l'arco narrativo si snoda per tutto il Novecento, e quindi attraverso le protagoniste noi viviamo le guerre, le invasioni straniere, le rivoluzioni e la tirannia totalitaria che sconvolsero la Cina. Dai Signori della Guerra, al Kuomintang, dall'invasione Giapponese, alla Repubblica Popolare Comunista, passando poi per la Riforma Agraria, il Grande Balzo in Avanti, e la terribile Carestia (dal 1959 al 1961), fino ad arrivare alla cosiddetta Rivoluzione Culturale, alle Guardie Rosse e alla tirannia di Mao (1966-1976).

La Storia della Cina irrompe nelle vite di queste tre donne. E allora vediamo sua madre, De-Hong, iscriversi a quindici anni al movimento clandestino comunista, e a tutto ciò che fu costretta a subire per essere accettata dal Partito. Al suo amore per Shou-Yu, ma anche al difficile rapporto tra di loro, spezzato dalle assurde leggi del Comunismo, che partì sì da idee egualitarie ma pian piano si trasformò in una terribile dittatura, che mise anche i cinesi gli uni contro gli altri. Ed è proprio sotto il regime di Mao che nacque l'autrice del libro. Sin da bambina subì un vero e proprio lavaggio del cervello, che la spinse a lungo a non riuscire veramente a opporsi a lui, pur facendosi continuamente delle domande. Una Cina chiusa, dominata dal terrore, una dittatura dove i primi a cadere - come sovente accade - furono gli intellettuali, gli artisti, gli insegnanti. Furono bruciati i libri contrari a Mao, estirpati fiori ed erba, considerati simboli di un retaggio feudale e borghese. Come a voler eliminare ogni forma di bellezza.

Per la prima volta Lin Biao apparve in pubblico come vice di Mao e suo portavoce: tenne un discorso invitando le Guardie Rosse a uscire dalle scuole e a «distruggere i quattro vecchi», che erano poi «le vecchie idee, la vecchia cultura, le vecchie tradizioni e le vecchie abitudini». 
Seguendo quell'oscuro invito, in tutta la Cina le Guardie Rosse scesero in strada, dando sfogo al vandalismo, all'ignoranza e al fanatismo. Saccheggiarono le case, fracassarono oggetti di antiquariato, strapparono dipinti e saggi di calligrafia. Furono accesi dei falò per bruciare i libri e nel giro di pochissimo tempo quasi tutti i tesori delle collezioni private furono distrutti. Molti scrittori e artisti si suicidarono dopo essere stati percossi, umiliati e costretti ad assistere al rogo delle proprie opere. I musei vennero saccheggiati. Palazzi, templi, tombe antiche, statue, pagode, mura cittadine: tutto ciò che sapeva di «vecchio» fu devastato.

È un racconto davvero denso che, però, risulta molto interessante da leggere (a parte alcuni momenti forse un po' lenti), per conoscere e approfondire una pagina di storia che forse noi Occidentali conosciamo poco o niente. È una storia che mi ha fatto anche molto riflettere, soprattutto su quanto alla fine i regimi dittatoriali siano tutti molti simili.
A cadere sin da subito sono proprio le persone che studiano, che leggono libri e che, quindi, possono aprire la mente. E, infatti, le dittature puntano proprio a questo: rendere tutti pecore ammansite, fare un vero e proprio lavaggio del cervello sin dalla più tenera età, con slogan e frasi ripetute all'infinito, e forzando la violenza, l'odio anche tra vicini di casa. Come in tutti i regimi totalitari, infatti, si fa molto leva sull'invidia, sulla voglia di vendetta per un torto subito, e anche sull'importanza di lasciare tutti nell'ignoranza. L'autrice nella prefazione dice di essere rimasta sconvolta dalla lettura di 1984 di Orwell, perché tra quelle pagine vedeva il riflesso della Cina nella quale aveva vissuto.

L'aspetto che emerge con forza è questa oppressione. Nel senso che in una dittatura nessuno può esprimere il proprio pensiero senza correre il rischio di essere torturato, inviato in campi di “rieducazione”, o direttamente ucciso. E quindi si tende a uniformare il pensiero di ogni cittadino sulla base di slogan ben precisi, imposti dall'alto. Mao pian piano diventa una sorta di divinità alla quale è impossibile opporsi. Ecco perché i libri lontani dal suo pensiero devono essere bruciati, perché è impedita la scrittura, o qualsiasi altra forma di arte non conforme alle leggi del Dio. Il comunismo nasce con un intento anche nobile - almeno nelle idee -, ma pian piano viene spazzato via da un fanatismo violento, dal senso di potere, da una terribile oppressione.

Quando l'autrice, grazie a una borsa di studio e ai venti di cambiamenti successivi alla morte di Mao, riesce a uscire dalla Cina e a scoprire davvero l'Europa (considerata, come tutto l'Occidente, nel suo paese in maniera del tutto negativa), sembra quasi aprire gli occhi. Per tutta la vita, fino a quel momento (1978), provava un senso di colpa se aveva pensieri contro Mao, ma poi riesce finalmente a vedere la realtà dei fatti.

Ecco, magari impariamo a leggere questi testi per capire davvero cosa sia la dittatura.

È una lettura molto interessante, ma anche impegnativa.
Lo stile è scorrevole sì, ma la quantità di informazioni è così vasta, da richiedere il giusto tempo.
Sicuramente è consigliata a chi ha voglia di scoprire la Storia della Cina, o comunque di una famiglia, di uomini e donne che hanno amato, sofferto, ma anche lottato per le cose in cui credevano.

IL LIBRO

Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina.
Jung Chang
Casa editrice: TEA
Traduzione di: Lidia Perria
Pagine: 681
Prezzo: 10.00€ / E-book: 8.99€
Anno di pubblicazione: 2018
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