Ci sono autori dai quali non riesci mai davvero ad allontanarti, perché con le loro storie e i loro mondi hanno intessuto una trama di luce nel tuo cuore. Uno dei miei preferiti è sicuramente J.R.R. Tolkien.
No, non sono una di quelle fan espertissime e totalmente fissate, che hanno già letto tutti i libri, le lettere, i saggi; che analizzano ogni piccolo aspetto, o sanno l'elfico e le altre lingue da lui inventate. Sono una semplice lettrice che anni fa ha scoperto i suoi mondi letterari e se ne è semplicemente innamorata. Con il tempo spero anche di riuscire a recuperare molte delle sue opere minori che mi mancano, oltre alle sue lettere e saggi.
Leggere di lui però non mi stanca mai.
Quando ho visto questo grande tomo pubblicato di recente da Mondadori Oscar Vault non ho resistito. L'ho letto con calma, percorrendo un bellissimo viaggio tra quei luoghi reali e fantastici, e nella vita di un uomo che con la sua arte ancora oggi conquista i cuori di numerosi lettori.
Molti recensori sembrano pensare che la Terra di Mezzo sia un altro pianeta!
Chi ha letto anche solo le principali opere di J.R.R. Tolkien sarà sicuramente rimasto incantato dalle lunghe descrizioni della Terra di Mezzo e di Arda.
Scrivere, però, significa anche conoscere. O meglio, ogni scrittore cerca di portare su carta quello che ha vissuto, che sa, che ha effettivamente visto o studiato, rimodellando poi tutto a seconda della propria immaginazione, plasmando la realtà a fini creativi. E così, fa anche Tolkien.
Come ha detto anche nelle sue lettere, la Terra di Mezzo non è un pianeta alieno e distante dal nostro, anzi. La Terra di Mezzo fa parte del nostro mondo.
Prendo i miei modelli come chiunque altro: dalla “vita” che conosco.
Partendo da queste basi, John Garth, uno dei massimi studiosi dell'autore britannico, nel suo lavoro “I mondi di J.R.R. Tolkien, i luoghi che hanno ispirato la Terra di Mezzo” ha cercato di creare un lungo viaggio tra i luoghi reali che hanno ispirato il Legendarium della Terra di Mezzo. Garth avanza, quindi, delle proprie teorie, avallate da numerosi studi, fatti ed effettive probabilità, e aggiungendo anche alcune deduzioni più convincenti di altri studiosi.
Per far ciò, l'autore ha analizzato la biografia di Tolkien, la sua vita, le sue esperienze di famiglia ma anche di guerra, i suoi viaggi ma anche l'intenso amore per le lingue e per certi universi letterari e mitologici (l'Edda, il Beowulf, il ciclo arturiano, le leggende norrene... ecc...) che hanno rappresentato fonti valide per alimentare la sua sub-creazione.
Con il suo lavoro, Garth considera i luoghi come una combinazione di posizione, geologia, ecologia, cultura, nomenclatura e altri fattori, mostrandone il come e il perché.
Da dove “nasce” la verde e placida Contea? Cosa ha influenzato Tolkien nel creare l'universo di Arda, e i suoi splendidi mondi, ricchi di alberi, di luci, ma anche di ombre? Ci sono riferimenti reali su Gran Burrone, Rohan, le due Torri, o l'incantevole Lothlórien? I turbamenti e l'orrore della Guerra come sono stati inseriti nelle sue opere più importanti? E l'amore per la sua Edith? E ancora, quali luoghi o situazioni hanno influenzato le opere minori, spesso dedicate ai suoi figli?
Tante domande, alle quali potremmo trovare delle risposte in questo ricco testo.
Sta a noi lettori, poi, decidere se tali teorie possano essere reali o infondate.
Il volume è strutturato in 11 capitoli suddivisi per determinati temi:
- DALL'INGHILTERRA ALLA CONTEA.
Il viaggio non può non iniziare dalla Contea, quella distesa verde e collinare, dove gli Hobbit vivono tranquilli e sereni, non toccati ancora dalla tetra ombra del Male. E la Contea si riflette nell'Inghilterra, in quei luoghi che fanno soprattutto riferimento all'infanzia di Tolkien nelle Midlands Occidentali: le contee inglesi Oxfordshire, Gloucestershire, Worcestershire e Warwickshire. Sono i luoghi felici, quelli associati alla famiglia, e al rapporto genuino e stretto con la natura tanto amata: come ad esempio Sarehole, villaggio in cui ha vissuto con sua madre e suo fratello quando sono giunti in Inghilterra, e verso il quale ha provato un amore struggente nei confronti di una patria ritrovata.
- QUATTRO VENTI
In questo capitolo Garth va ad analizzare quelle che sono state le influenze culturali portate dai “quattro venti” e che hanno contribuito a plasmare la cosmologia e le culture della Terra di Mezzo. Dalle leggende del Nord Europa, in modo particolare quelle anglosassoni e norrene, a quelle dell'Ovest appartenenti al mondo celtico, tra Faerie e ciclo Arturiano. Tra le curiosità spunta anche la passione di Tolkien per i pellerossa, provenienti dall'Altro Occidente, l'America. Dal Sud, anche se in maniera minore, le influenze si possono riscontrare dal suo amore per il latino e il greco e per il mondo classico: un esempio? Il mito di Atlantide che si riflette nella caduta di Nùmenor. Ma si può guardare ancora più al sud, ricordando la terra in cui è nato, l'Africa.
E l'Est? Ne Il Signore degli Anelli, l'est è il luogo in cui Sauron esercita il suo potere; ma Tolkien non fa riferimento all'estremo oriente, bensì alle leggende medievali su Alessandro Magno e le campagne orientali.
- LA TERRA DI LÚTHIEN
Questa è sicuramente la sezione che più può interessare gli amanti de Il Silmarillion, il lavoro a cui Tolkien teneva di più e a cui ha dedicato tutta la sua vita. Il suo intento era di creare una mitologia dell'Inghilterra e tentò di farlo proprio nella scrittura di questo volume.
Seguono poi quattro capitoli topografici che trattano vari elementi presenti nell'universo letterario di Tolkien:
- LA COSTA E IL MARE
- LE RADICI DELLE MONTAGNE
- FIUMI, LAGHI E ACQUITRINI
- TERRENI INTESSUTI D'ALBERI
Un percorso tra la costa della Cornovaglia e le Alpi Svizzere, dal vulcano Hekla alla caverna di Cox, dai fiumi inglesi, ai boschi dell'infanzia, luoghi legati alla famiglia e all'amore. Nel bosco di Roos, nello Yorkshire, ad esempio, sua moglie Edith danzò per lui in un campo di fiori bianchi: un'immagine che può aver ispirato il primo magico incontro tra Beren e Lùthien nel Doriath.
Ma si parla anche di archeologia, di avamposti di difesa, di luoghi in cui Tolkien ha combattuto o vissuto dopo il periodo idilliaco nella campagna inglese. Torri, tumuli, pantani, lande desolate e caliginose, che riflettono anche l'oscura Mordor. Tolkien partecipò alla battaglia della Somme, e la sua esperienza di guerra contribuì a influenzare alcune descrizioni delle sue opere principali, come le Paludi Morte.
- ANTICHE VESTIGIA
- TORRI E PALAZZI
- LUOGHI DI GUERRA
- ARTE E INDUSTRIA
Il volume è arricchito da numerose foto e cartine di luoghi reali e immaginari, ma anche da una serie di illustrazioni realizzate dallo stesso Tolkien o da altri importanti artisti. C'è anche la presenza di un lungo apparato di Note, e di un'Appendice inerente le controversie sul dibattito su Tolkien e i luoghi che lo hanno ispirato.
È un testo che si può leggere in maniera lineare, ma anche come consultazione. È così ricco di nozioni, di curiosità, di particolari, di foto e splendide illustrazioni, che andrebbe dapprima affrontato con il giusto tempo, con calma, con attenzione, e poi ritrovato ogni qualvolta ne sentiamo il bisogno. E, credetemi, in questa sorta di presentazione/recensione del libro, vi ho detto davvero molto poco di quel che in verità contiene.
A mio avviso, però, non è un libro per tutti. Sicuramente è perfetto per tutti coloro che vogliono approcciarsi all'universo narrativo di Tolkien, o a chi lo ama già da molto tempo. Non può mancare di certo nelle librerie dei più grandi appassionati di questo splendido autore.
L'unica pecca, per me, sta nell'uso dei nomi di certi luoghi/personaggi. Mi spiego meglio. La scelta di alcuni toponimi è stata orientata sulla nuova traduzione de Il Signore degli Anelli di Ottavio Fatica. Sebbene si possano comprendere le motivazioni (come mi è stato riferito, la precedente purtroppo non è più in commercio), per chi ha conosciuto l'opera con la precedente traduzione risulta un po' ardua la lettura di questo volume. Non è sempre facile comprendere a cosa possa riferirsi con un Valforra, un Circonvolvolo, un Boscuro e via dicendo. Infatti, ho dovuto per forza di cose fare una ricerca laddove non riuscivo a intuire i nomi.
Non è mia intenzione attaccare la nuova traduzione - anche se ho la mia personale opinione a riguardo - ma secondo me è un po' disturbante per chi non ha avuto la possibilità di leggerla o non vuole farlo per motivazioni del tutto comprensibili e personali. Peccato.
Per il resto è un libro davvero ampio, complesso, ricco. Ci sono moltissimi aspetti interessanti che aiutano a conoscere forse anche un po' di più l'autore stesso, e spingono ad aver voglia di guardare con nuovi occhi quei luoghi che Tolkien ha potuto osservare o vivere, ma anche solo studiare con attenzione e poi plasmare nel suo universo immaginario, grazie alla sua arte, ai suoi studi, alla sua incredibile arte creativa.
Sicuramente a me ha fatto venire ancor più il desiderio di recuperare anche quelle opere minori che ancora non ho avuto modo di leggere. Tra queste pagine, infatti, John Garth non si limita solo a citare i lavori più famosi (Il Silmarillion, Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit), ma analizzando la storia di Tolkien e della sua famiglia, inserisce anche tutti gli altri suoi scritti.
Un libro da collezionare e da leggere e rileggere.