Il giardino dei Finzi-Contini, di Giorgio Bassani

19 ago 2021

Libri

Luglio con... Giorgio Bassani

Dopo aver percorso le strade di Torino con Natalia Ginzburg (arriva presto anche l'articolo qui, ma ne ho parlato già su instagram), a Luglio, grazie al mio viaggio nella letteratura italiana, sono giunta a Ferrara per conoscere la penna, la storia e i personaggi di Giorgio Bassani.
Sono sempre stata attratta da questo libro ma non sapevo quasi nulla della trama. Con lui ho percorso i momenti precedenti l'orrore dell'Olocausto, quegli attimi di quiete prima della tempesta, attraverso le storie di alcuni giovani ebrei di Ferrara e della loro spensieratezza su cui grava qualcosa di infausto.

... Micòl ripeteva di continuo anche a Malnate che a lei, del suo futuro democratico e sociale, non gliene importava nulla, che il futuro, in sé, lei lo abborriva, ad esso preferendo di gran lunga « le vierge, le vivace et le bel aujourd'hui », e il passato, ancora di più, il caro, il dolce, il pio passato.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Il romanzo inizia nel 1957 quando il protagonista, voce narrante di cui non conosceremo mai il nome, si trova presso la necropoli etrusca di Cerveteri, vicino a Roma, in una delle sue gite domenicali con altri amici. Osservando le tombe etrusche, il pensiero vola al passato, a quegli anni fragili e impetuosi del Fascismo, e in particolare a una famiglia: I Finzi-Contini. Sin da subito ci anticipa quello che accadrà. Il ricordo si posa sulla tomba della famiglia in cui dimora solo uno di coloro che ha conosciuto in vita.
Ed è così che torniamo indietro, ai tempi della sua infanzia, alla tristezza provocata da un brutto voto a scuola; al primo importante e vero incontro con Micòl dei Finzi-Contini che, dopo averlo consolato, lo invita a superare le mura per accedere al giardino della sua dimora. Ed in lui scatta già qualcosa, un desiderio che pian piano diventerà più forte, una volta cresciuti.

... quella mattina m'era venuta la bella idea di passarla in biblioteca. Senonché avevo avuto appena il tempo di sedermi a un tavolo della sala di consultazione, e di tirar fuori dalla borsa di pelle quanto mi occorreva, che subito uno degli inservienti, tale Poledrelli, un tipo sui sessant'anni, grosso, gioviale, celebre mangiatore di pastasciutta, e incapace di mettere insieme due parole se non in dialetto, mi si era avvicinato per intimarmi di andarmene immediatamente.

Passano gli anni e arriviamo al 1938, anno delle Leggi Razziali e della conseguente emarginazione degli ebrei. Tutto ciò si ripercuote anche nel protagonista così come per i Finzi-Contini, per Micòl, Alberto e i loro genitori. Essendo ebreo, infatti, gli viene impedito di accedere al club del tennis dove era solito andare fino a quel momento e, successivamente, anche alla biblioteca in cui avrebbe dovuto scrivere la sua tesi di laurea. Il protagonista, infatti, è in procinto di laurearsi in lettere all'università di Bologna, mentre Micòl a Venezia. Queste esclusioni, però, rappresentano un modo per avvicinarsi sempre di più a quella famiglia alto-borghese, che fino a quel momento appariva chiusa e forse un po' snob, ma che ora apre le porte della sua casa a questi giovani. Ma è anche un modo per il protagonista di avvicinarsi ancor di più alla stessa Micòl, verso la quale prova un profondo desiderio.
Tutto - o quasi - si svolge proprio al riparo tra le mura di quel giardino. Sembra quasi che la Storia drammatica resti fuori, mentre i giovani cercano di andare avanti, tra tornei di tennis, discorsi politici o intellettuali, lo studio e l'amore.

La particolarità di questo romanzo sta proprio nel non descrivere gli aspetti più drammatici del periodo storico in cui è ambientato. Non ci sono i campi di sterminio o episodi di estrema violenza, anche se si percepisce la discriminazione verso queste persone. Uomini e donne che non possono più svolgere una vita normale, che sono obbligati/e a restare fuori da alcuni luoghi, cacciati come se avessero compiuto chissà quale delitto; per la sola colpa di essere ebrei. Leggendo, a mio avviso, provi un mix di sensazioni: da un lato respiri un'atmosfera sospesa nel tempo, nei sogni, nei sorrisi e nel dolori di questi giovani che tentano comunque di vivere, ma dall'altro lato sai che di lì a breve arriverà la tempesta della guerra e dell'odio a spazzare via quella sorta di quiete.

Tra queste pagine io ho trovato anche una persistente sensazione di malinconia. Questo voltarsi costantemente al passato, soprattutto da parte di Micòl e dello stesso protagonista, fa quasi presagire quel che accadrà di lì a poco. L'assenza di un futuro, spezzato dalla malvagità.

... per me, non meno che per lei, più del possesso delle cose contava la memoria di esse, la memoria di fronte alla quale ogni possesso, in sé, non può apparire che delusivo, banale, insufficiente. Come mi capiva! La mia ansia che il presente diventasse subito passato, perché potessi amarlo e vagheggiarlo a mio agio, era anche sua, tale e quale. Era il nostro vizio, questo: d'andare avanti con la testa sempre voltata all'indietro.

Lo stile di Bassani non l'ho trovato semplice, forse un po' “antico” - se così posso definirlo -, molto descrittivo, con termini a volte non così consueti, e, infatti, almeno inizialmente ho fatto un po' fatica a entrare nella storia, ma poi, pian piano, è riuscito a rapirmi.

È una storia d'amore, anche se non corrisposto, di amicizia, ma anche di crescita. Assistiamo a quelli che sono i sentimenti di questo giovane protagonista, timido e insicuro, che scosso dall'amore per la bella e vivace Micòl, compie anche gesti che finiranno per allontanarla da sé. Interessante e, a mio avviso, una delle immagini più belle è anche il discorso - verso il finale - con suo padre. Scosso dal dolore, la voce narrante si avvicina forse per la prima volta al padre, si confida, ascolta le sue parole, i suoi consigli, ritrovano un rapporto che forse fino a quel momento era un po' sospeso.

Resta comunque sempre la percezione di una profonda malinconia, come dicevo. Nonostante non siano presenti immagini dolorose e tragiche, sapere che ben presto le speranze e i sogni di quei giovani verranno soppresse, fa male.

Molto belle sono le descrizioni dei luoghi: Bassani ti conduce con sé tra le strade di Ferrara, una città che purtroppo ho visto molti anni fa e non serbo un grande ricordo, ma anche tra le meraviglie del giardino di questa Famiglia. Ti fa quasi venire la voglia di percorrere quelle vie, di andare a scoprire i luoghi in cui Alberto, Micòl, il protagonista e gli altri hanno vissuto.

Il Giardino dei Finzi-Contini è un romanzo che ho molto apprezzato, e che consiglio sicuramente di recuperare. Ci ho messo un po' a entrare nella storia, è vero, ma poi sono riuscita a provare differenti sentimenti che mi hanno lasciato un segno. Da leggere!

Nella vita, se uno vuol capire, capire veramente come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta. E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e risuscitare...

IL LIBRO

Il Giardino dei Finzi-Contini
Giorgio Bassani
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 296
Anno di pubblicazione: 1962
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