Oggi vi racconto una storia, un po' di me, del mio passato per poi scivolare in quello oscuro, onirico, e magico di Ethel Frost, protagonista di questo bellissimo libro illustrato di Victoria Francés.
Ormai diversi anni fa, ero approdata nel mondo dei Giochi di Ruolo on-line. Qui, attraverso delle chat facevamo muovere e interagire i nostri personaggi, creando così pian piano la loro storia. Ma prima di iniziare il gioco vero e proprio c'era un momento di preparazione durante il quale dovevi trovare un nome, un background ben descritto e coerente, e un'immagine per il tuo personaggio. Ecco, è stato proprio in quel periodo che ho scoperto l'arte di Victoria Francés e me ne sono innamorata. Cercavo illustrazioni per una strega, e le sue opere mi attiravano come una calamita. No, poi non le usai, solamente perché erano molto “oscure” per l'idea che avevo del mio personaggio, ma la bellezza dei suoi disegni mi è rimasta impressa.
Tuttavia, non avevo ancora mai letto nulla. Quando Rizzoli Lizard mi ha concesso la possibilità di collaborare con loro per l'ultimo lavoro di questa autrice, ero entusiasta. Ringrazio di cuore, di nuovo, per questa opportunità.
Be', ora direi di dar voce proprio a Ethel Frost e alla sua storia.
Un nome che non mi era del tutto sconosciuto, perché sempre aveva risuonato nella mia testa, con palpitazioni accelerate che quasi mi avevano fatto impazzire: Ethel Frost, quella donna solitaria, tanto timida quanto testarda, che viveva al margine della comunità e per la quale, inoltre, provavo un profondo desiderio, venato di rancori e frustrazioni, che mi obbligava a congiurare, con velenosa cura, per distruggerla.
Parlare di Ethel Frost e il sussurro del bosco di Victoria Francés non è per nulla facile. È una di quelle letture che inizialmente può apparire strana, confusa, e lasciare il lettore sconcertato, forse non così appagato. Non è un testo da affrontare con leggerezza, anzi, ha bisogno del suo tempo per essere compreso, per riuscire a entrare in profondità nell'anima del lettore. Un libro che forse richiede anche più di una lettura, ma che di certo continuerà a parlarvi anche nei giorni successivi all'aver voltato l'ultima pagina.
Se dovessi usare solo delle parole per descriverlo, direi: spiritualità, redenzione, perdono, ma anche natura e stregoneria. Lo definirei un romanzo onirico, molto evocativo, anche grazie a uno stile quasi lirico, forse, in un certo senso antico. Le descrizioni soprattutto della natura avvolgono totalmente chi legge, lo fanno sprofondare in quelle atmosfere cupe e malinconiche, in quel bosco morente, il cui silenzio spettrale è spezzato da sospiri di anime che attendono una redenzione, una luce che possa spazzare via quell'oscurità.
Ethel Frost e il sussurro del bosco è narrato dal punto di vista di una di queste anime sospese, bloccate in un confine tra il mondo reale e quello onirico/soprannaturale a causa di colpe del passato. Questa entità, infatti, racconta sin da subito il suo profondo senso di colpa per il peccato di cui si è macchiato in passato: artefice sadico della tortura e della morte di alcune donne accusate di stregoneria, tra cui proprio Ethel Frost, una donna che viveva nella solitudine della foresta, impiccata dopo una serie di torture sul ramo di una grande quercia vicina a uno stagno nel quale persero la vita le sue sorelle.
Ma è proprio la sua morte a segnare l'inizio della fine per tutti coloro che perseguirono tali atti atroci e per quella foresta che pian piano sembra spegnersi inesorabilmente. Come se una malattia colpisse ogni essere, ogni forma di vita vegetale e animale.
Eppure quando ormai tutto appare perso, ecco nascere una bambina che sembra essere la reincarnazione proprio di quella Ethel Frost uccisa in maniera orribile. Una creatura che ha delle percezioni extrasensoriali che la spingono a sentire delle entità soprannaturali, di un mondo non lontano da quello fisico, e per questo bloccata da degli adulti che non possono concepire tutto ciò come qualcosa di naturale. Eppure, Ethel - sì, ha il medesimo nome - crescendo potrebbe essere proprio la chiave per far rivivere quell'ambiente morto, per redimere anime macchiate dalla violenza, per non dimenticare le donne che hanno perso la vita accusate di stregoneria. Riuscirà Ethel a far emergere la sua luce? A fare i conti con un passato che può lasciare ancora profonde ferite nell'anima?
Come una bambina orfana che sogna di liberarsi dalla solitudine tra le braccia di una nuova madre, così lei era solita passare le serate in compagnia di una vecchia quercia che con la sua imponente presenza sorvegliava la superficie tranquilla dello stagno addormentato.
Come dicevo, pur essendo un libro molto breve, richiede una lettura attenta e approfondita. A una prima lettura, ammetto di essere rimasta un attimo senza parole, un po' confusa, sconcertata forse, e mi domandavo come avrei trovato il modo giusto per poterne scrivere. Poi l'ho riletto, e francamente l'ho trovato ancora più bello, evocativo, magico.
Potrebbe essere definita una “favola” gotica dalle atmosfere cupe e malinconiche, sospesa tra il mondo reale e quello dei sogni, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Ma lo vedrei anche come un profondo canto verso la Natura, spenta a causa della cattiveria umana, ma che può rinascere di fronte a un atto di vero amore e perdono. Le descrizioni di Victoria Francés sono così evocative, e dettagliate, da farti provare quasi la percezione di compiere un vero e proprio viaggio extrasensoriale - così come quello che vivrà sulla sua anima Ethel stessa - trasportandoti in quel bosco in cui si avverte solo un alito di vita, nell'oscurità, in quell'intrico di rami che sembrano avvinghiarti, percorrendo un sentiero rischiarati solo dalla luce della luna. Un'atmosfera magica, gotica e onirica che personalmente ho molto amato.
I sussurri del bosco si materializzavano inizialmente come goffe farfalle che, disorientate, si posavano sulle finestre e, dopo che si erano spenti gli ultimi bagliori del giorno, sebbene dall'interno della casa non giungesse ancora alcuna luce, neppure quella tenue di una candela, enormi falene notturne cominciavano a volteggiare come in un incantesimo, raggruppandosi sulla superficie traslucida dei vetri, come se solo loro riuscissero a percepire quella misteriosa radiazione che si spandeva dall'interno della casa... Tale era la luce che emanava Ethel.
È quindi anche una storia di stregoneria, con immagini molto efficaci, che ho trovato affascinanti; e si respira un contatto così intimo con la natura che mi ha particolarmente colpita. Forse ho amato tanto questa storia perché mi sono ritrovata almeno un po' in Ethel stessa: in quel senso di profonda solitudine e distacco dalla società, quella sensazione di essere un po' fuori dal mondo reale, e anche essere vista diversa dagli altri, con in quali io stessa provo difficoltà a entrare in contatto. E in quel legame con la natura che io sento anche molto forte dentro di me. È infatti a contatto con il verde che io provo le emozioni più intense, che ritrovo quasi il respiro, la sensazione di essere viva, il mio piccolo posto nel mondo.
Ethel Frost e il sussurro del bosco è un vero e proprio viaggio spirituale, che parla anche di compassione verso gli altri e della capacità di riuscire a perdonare il prossimo, anche chi ci ha fatto male. Come se così facendo, il circolo vizioso dell'odio e dell'oscurità possano essere davvero spezzati; dando così la possibilità a chi ha sbagliato, di poter provare a essere una persona migliore. Se è vero che ci sono ferite che possono fare troppo male e che necessitano di maggiori cure per guarire, è anche vero che perpetrare l'odio può solo far scaturire altro dolore. Anche se non è facile, di certo. Come puoi perdonare chi ti ha fatto tanto male?
O almeno io ci ho letto tutto ciò.
Ma non aver paura delle ombre, mia cara bambina. Per tutta la vita hanno fatto parte di te e per questo meritano di essere ascoltate. Riconciliati con loro e rendile sempre parte del tuo spirito. Solo così sarai in grado di trascendere e scegliere il tuo cammino. Offri la tua luce al nostro mondo nelle tenebre...
È stato un percorso emozionante, impreziosito anche - ovviamente - dalle meravigliose opere di Victoria Francés: i suoi disegni che alcuni potrebbero definire disturbanti, ma che io trovo densi di un oscuro fascino. Illustrazioni che sembrano mischiare insieme proprio questo contrasto di luce ed ombra, che è un po' il perno della narrazione stessa. A me sembrano quasi delle fotografie, per la precisione dei dettagli, la cura per ogni piccolo particolare. Sono onestamente estasiata ogni volta che mi soffermo a osservarli.
È una lettura che consiglio agli amanti delle storie sulla stregoneria, ma anche a chi è alla ricerca di immagini evocative e potenti, e non di una trama ricca di colpi di scena. Ricordandovi di lasciar un po' sedimentare dentro di voi quanto letto, o di non abbandonarvi a una lettura troppo superficiale e leggera. Ha bisogno del suo tempo, ma poi, secondo me, può regalare grandi emozioni.
Quell'apparizione sovrana rappresentava la dualità esistente nella Natura: madre e padre, morte e vita, veleno e antidoto, ombra e luce... decisamente il dio unico che si manifestava in una delle sue molteplici sembianze: la voce della Natura come il sussurro di quel bosco sommerso di tristezza.