Mary Shelley e la morte del mostro, di Raquel Lagartos e Julio César Iglesias

30 lug 2021

Libri

Lettura per la tappa di Luglio della #readingthedarkchallenge di @louchobi e @sonosololibri su Instagram: un graphic novel ho/we/go o piccoli brividi.

Ma quanto scorre veloce il tempo? Quasi non riesco a stargli dietro.
Proviamoci lo stesso!
Oggi torno a parlare di libri, o meglio, in questo caso vi mostro il graphic novel che ho scelto per la tappa di luglio della #readingthedarkchallenge che sto seguendo da alcuni mesi su Instagram. Ho deciso di focalizzarmi su una scrittrice molto importante del genere gotico/horror, Mary Shelley. Purtroppo per ora la mia conoscenza di lei è limitata al suo meraviglioso romanzo Frankenstein, uno dei miei classici preferiti. Il mio obiettivo, però, è quello di scoprire in futuro altre sue opere e di approfondire la sua vita, la sua biografia.
In un certo senso questo secondo intento l'ho già iniziato con la lettura di Mary Shelley e la morte del mostro, di Raquel Lagartos e Julio César Iglesias che ho trovato davvero intenso e interessante.

La morte non è la fine.
Le fine è l'oblio.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Quando ho concluso Frankenstein ho provato delle sensazioni molto forti. Non ho pensato che fosse solo un tentativo per mostrare quanto sia sbagliato per l'uomo ergersi al ruolo di Dio, il tentativo folle e assurdo di creare la vita, con conseguenze poi devastanti. Il capolavoro di Mary Shelley è molto di più: c'è una riflessione molto importante sul diverso, su quanto si tenda a disprezzare chi è distante da noi, o semplicemente differente, non andando invece oltre. La Creatura, infatti, è un essere abbandonato a se stesso sin dalla nascita. Lasciato solo in un mondo che non conosce. Nonostante il disprezzo, l'umiliazione, la paura, la disperazione, va avanti. Cerca di osservare l'uomo, di apprendere. Impara a parlare, a riflettere, ad amare. Non è un mostro privo di coscienza, ma un essere che vorrebbe solo amare ed essere amato, essere semplicemente accettato. Ma che di fronte all'ennesimo rifiuto, non ci sta più.
Un romanzo che ti spinge anche a porti una domanda: chi è il vero mostro, la Creatura o il suo Creatore?

In questo graphic novel i due autori hanno creato una sorta di biografia che vede una perfetta connessione tra la Creatura e la Scrittrice. Se pensiamo alla vita di Mary Shelley non possiamo non ritrovare parte della sua esistenza, del suo dolore, delle perdite nel suo romanzo più famoso. Un riflesso di lei stessa in quel “Mostro”.
La vita di Mary Shelley, sin dalla sua venuta al mondo, è stata infatti costellata da troppe perdite e tanto dolore. Leggere queste pagine, seppur sia un romanzo grafico per ragazzi, strazia il cuore. Lascia addosso una sensazione di cupa malinconia, di dolore al quale è difficile donare una vera e propria cura.

Mary Godwin, figlia della filosofa e attivista Mary Wollstonecraft e del filosofo e politico William Godwin, inizia ad avere il primo contatto con la morte già dalla sua nascita. Sua madre, infatti, muore pochi giorni dopo averla data alla luce. La giovane Mary sente sin da subito il peso della perdita e del senso di colpa, figlia di un'eredità pesante.
Ma è stata anche una donna che è riuscita ad andare contro le regole imposte dalla società, a sfidarla in un certo qual senso. Quando incontra Percy Bysshe Shelley, infatti, andando anche contro suo padre, decide di scappare con lui, di seguirlo anche se si ritroverà ben presto a vivere una vita irta di difficoltà economiche e di dissolutezza, ma anche di solitudine. Mary sarà sola in diversi momenti drammatici.

Accanto alle ombre, però, ci sono brevi momenti di felicità: quei giorni trascorsi a Villa Diodati, insieme ad altri nomi molto noti nel panorama della letteratura e, più in particolare, della poesia : insieme a lei, Percy e la sorellastra Claire, infatti, troviamo Lord Byron e John William Polidori. In questi momenti di luce prende vita quasi per gioco il romanzo che la renderà famosa: Frankenstein, nato da un incubo, forgiato poi sulla sua esistenza.

Immaginate di essere cresciuti soli, senza l'affetto di una madre, senza la parola di conforto di un padre. Ripudiati dal primo istante della vostra vita.
Il “mostro”, come voi lo chiamate, è un bambino abbandonato nell'oscurità che ha conosciuto solo la malvagità dell'essere umano.

Raquel Lagartos e Julio César Iglesias, tramite parole e illustrazioni, riescono a trasportare il lettore nell'Inghilterra di inizio '800, facendoci incontrare una Mary Shelley ormai anziana e segnata dalla malattia, che tenta di recuperare i ricordi, di narrare la sua vita, di comprendere così forse appieno la sua essenza, l'importanza di quel suo romanzo. Tramite flashback, ricordi nebulosi e altri più nitidi, incubi e discorsi tra la Creatura e la Scrittrice, riviviamo così la sua intera esistenza. La perdita dei suoi tre figli, di sua nipote, e poi anche del marito. Il dolore, la difficoltà di andare avanti, gli attacchi di una società incapace di accettare certi comportamenti e che le volta le spalle. Ed è come se a un certo punto lei stessa volesse fermarsi, ormai stanca. Come se decidesse di sottomettersi in un certo senso alla società stessa, al fine ultimo di proteggere quel suo unico figlio rimasto.

Ed è così infatti che inizia quest'opera: una serata a teatro in cui viene portato in scena proprio il suo Frankenstein. Ma è veramente la sua creatura quell'essere privo di coscienza, pensieri ed emozioni, un mostro da uccidere e sottomettere?
No. Non lo è. Eppure Mary dice una frase emblematica a suo figlio:

L'unica cosa importante è comportarsi come gli altri si aspettano da noi. È questa l'unica verità, Percy. Non distinguerti. 
[...]
Non sognare mostri. Puoi essere felice, siamo ancora in tempo.

Sono frasi che turbano il Mostro nella sua coscienza, ma anche noi lettori. Quella donna che ha sfidato la famiglia e la società in gioventù, come può insegnare certe cose al figlio? Eppure puoi davvero condannarla dopo tutto ciò che ha perduto?

Che ti hanno fatto, Mary Godwin?
Cosa resta di quel fuoco che bruciò il mondo, di quella mente che avrebbe potuto addomesticare l'eternità?  

Dal punto di vista grafico, i disegni appaiono molto cupi, a tratti disturbanti, caratterizzati da tonalità scure ma anche dal colore rosso sangue che sembra identificare soprattutto la figura di Mary Shelley.
Morte e dolore sono i temi ricorrenti della sua vita, così come ombre e sangue scorrono tra queste pagine. A sottolineare e far risaltare le parole della Creatura poi c'è l'uso dei balloon neri.

Tra le tante immagini ho adorato moltissimo quella in cui durante la famosa serata a Villa Diodati, nel momento in cui Lord Byron propone di scrivere storie oscure, delle ombre stilizzate affiorano sullo sfondo: una, quella di Frankenstein, che si sprigiona dalla figura di Mary Shelley, e l'altra, del Vampiro, opera che fu poi scritta da Polidori. Una scelta grafica che personalmente, da amante di entrambi i romanzi, ho particolarmente apprezzato.

Secondo me è un graphic novel molto valido, un ottimo omaggio alla figura di Mary Shelley, che riesce a unire la biografia a un tocco di orrore.


Sono un po' titubante nel vederlo indicato come lettura dagli 11 anni, perché ci sono alcune immagini disturbanti, e a mio avviso tanti elementi che si ricollegano appunto non solo alla vita dell'autrice ma anche al suo romanzo. Se non è stato letto, se non si conosce nulla di lei, forse può apparire un po' confuso, di non facile lettura.

La vita non è mai ordinaria, 
la vita è sempre meravigliosa.
Non dimenticarmi.

IL LIBRO

Mary Shelley e la morte del mostro
Raquel Lagartos, Julio César Iglesias
Casa editrice: Il battello a vapore
Traduzione di: Loredana Serratore
Pagine: 200
Prezzo: 14.50€
Anno di pubblicazione: 2018
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