Lettura di Maggio 2021 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare
Il tempo vola, ma i miei progetti li porto ancora avanti con entusiasmo.
Sono fiera di me. Più di un anno fa ho iniziato questo viaggio nel teatro di Shakespeare e sto riuscendo a non fermarmi, anche se a volte qualche opera è più ardua, soprattutto per una questione di gusto personale o forse anche di traduzione, non saprei dire.
Maggio è stato dedicato a un altro Dramma Storico: l'Enrico IV, Prima e Seconda parte. Sono sempre più dell'idea che i drammi storici siano i più complicati da leggere per me, ma li trovo ugualmente interessanti, soprattutto nella creazione di personaggi che spiccano e restano indelebili nei ricordi. In questo caso, in particolare, non si può non citare Sir John Falstaff, cavaliere grasso e anziano, dedito ai piaceri, rappresentazione simbolica del Vizio.
Tuttavia son sincera: non è stata una delle opere che più ho apprezzato. Ho faticato un po' per portarla a termine.
Premessa: se non volete scoprire troppo la trama, non continuate. Nelle opere di Shakespeare vorrei sempre riuscire ad analizzare il più possibile, quindi per forza di cose potranno esserci spoiler.
Fonti
- Le Chronicles di Raphael Holinshed e di Edward Hall
- I primi quattro libri delle guerre civili fra le due casate di Lancaster e di York, di Samuel Daniel (1595)
- A Mirror for Magistrates
- Le Chronicles of England, di John Stow
- L'Enrico IV è stato concepito come un remake di un dramma precedente: la prima parte di The Famous Victories of King Henry the Fifth, uno dei maggiori successi popolari della compagnia rivale dei Queen's Men.
Pensieri sull'opera
Bandire il paffuto Jack, è bandire tutto il mondo!
La tetralogia storica definita Enrieide raggruppa al suo interno i drammi: Riccardo II, Enrico IV parte prima e parte seconda, e l'Enrico V.
Nella prima parte dell'Enrico IV risuona quindi un'eco della conclusione del Riccardo II, con il senso di colpa che corrode mente e cuore dell'attuale Re per aver spodestato suo cugino dal trono, considerato per giunta un gesto sacrilego. Ma accanto a questo sentimento negativo, il re Enrico IV è scosso anche da altri due eventi: da un lato la rivolta di alcuni nobili gallesi e scozzesi contrari alla monarchia inglese, dall'altro il comportamento scapestrato di suo figlio ed erede al trono Hal, che trascorre il suo tempo nelle taverne insieme a personaggi di dubbia moralità, tra cui il vecchio sir Falstaff.
Oltre al tema della colpa, quindi, si aggiunge anche quello dell'educazione del giovane Principe, e la sua trasformazione in vista del nuovo ruolo che sarà chiamato ad avere. Hal, futuro Enrico V, infatti dovrà rinunciare e ripudiare quella vita dissoluta, andando ad acquisire quella statura eroica che un sovrano dovrebbe avere.
Due sono le particolarità di questo dramma storico: da un lato un'alternanza di Storia e Commedia, dall'altro l'uso di due differenti stili linguistici. Se da un lato, infatti, ci viene presentata la Corte, in cui predominano gli aspetti più introspettivi, e il campo di battaglia con scene di azione, dall'altro c'è anche l'aspetto più quotidiano, volgare, e comico ambientato soprattutto nelle Taverne, e con Falstaff come vero e proprio protagonista.
A dispetto del titolo dell'opera, in effetti, i due personaggi che emergono maggiormente sulla scena sono da un lato il giovane Hotspur, discendente dei Percy, una delle famiglie nobiliari in rivolta, che si ribella seguendo un'ideale di onore e virtù, ma che perde la vita per la causa sbagliata; dall'altro il vecchio e grasso Falstaff, una sorta di clown, spesso preso in giro dallo stesso principe, e che finirà per essere messo da parte quando le cose cambieranno.
L'altra particolarità del dramma è sicuramente il linguaggio usato: gli uomini di corte, infatti, usano i versi, quelli del popolo o comunque i comici usano la prosa. Un vero e proprio contrasto tra lo stile aulico e quello basso, volgare, più quotidiano. Ma come per tutte le regole c'è anche la dovuta eccezione: i due giovani, Hal e Hotspur, sono accomunati dal mix di “alto” e “basso”, e si pongono così al centro dell'impianto conflittuale de dramma. Ai due poli estremi ci sono Falstaff, che parla sempre in prosa, e Enrico IV che parla esclusivamente in versi.
Un altro aspetto interessante è poi il confronto e conflitto padre e figlio, e la presenza di due modelli alternativi di padre: da un lato il Re e i Percy, dall'altro Falstaff che diviene una sorta di padre del giovane Hal, visto però come un consigliere sbagliato per il giovane principe.
William Shakespeare nel suo dramma sceglie di non rappresentare tutto il regno di Enrico IV, ma solo alcuni momenti significativi. Nella prima parte sono tre: i precedenti e le ragioni della ribellione dei Percy del Northumberland; l'alleanza fra i Percy, i Mortimer che rivendicavano la corona, e i Gallesi; la battaglia di Shrewsbury che soffocò nel sangue la ribellione dei Percy. Sempre però alternando, come dicevo, elementi del dramma storico ad altri più comici.
Nella Seconda Parte dell'Enrico IV troviamo dei padri non più vitali, che muoiono quasi da soli, o che vengono ripudiati. E ovviamente assistiamo all'ascesa al trono di Hal, con il nome di Enrico V, che va a ridurre quella frattura creata dal padre con la presa del trono, ma anche con l'allontanamento dell'altra figura importante, che è Falstaff.
L'opera si apre con l'immagine allegorica della Fama, che annuncia i temi della menzogna, dell'inganno e del fraintendimento e delle buone notizie che si riveleranno poi infauste o false; e si conclude con un attore-ballerino che annuncia un po' quello che accadrà nel capitolo finale di questa tetralogia. Ai due è affidato il compito quindi di collegamento con la Prima parte dell'Enrico IV, e il successivo Enrico V.
Anche qui la struttura è più o meno similare alla prima parte, con l'alternanza di momenti comici (che però diventano anche preponderanti, grazie anche a numerose figure che circondano Falstaff) e più seri, ma anche con la diversità di stili linguistici. A predominare ancora di più è la figura di Falstaff, che piacerà così tanto alla Regina che lo desiderò in un'altra opera (infatti lo ritroveremo ne Le Allegri comari di Windsor).
In questa seconda parte, Falstaff e Hal sono sempre più distanti: si incontreranno, infatti, solo in due momenti. Quando il principe andrà a osservare sotto mentite spoglie l'azione dell'uomo, e quando nel finale lo bandirà dal suo regno. Si gioca tutto su quelli che sono i temi preannunciati dalla Fama, infatti ad esempio la seconda ribellione non verrà placata su un campo aperto, bensì tramite l'inganno e la slealtà.
Come sostiene anche Giorgio Melchiori nel suo saggio “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”, la malattia di Enrico IV è quella stessa della nazione, conseguenza di quel peccato originale che era stata la deposizione del legittimo sovrano Riccardo II, ed è una malattia che spetterà al giovane principe, divenuto ormai Re Enrico V, di sanare.
Una curiosità su Falstaff: nella prima stesura dell'opera, Shakespeare aveva scelto come nome per il personaggio sir John Oldcastle, un personaggio storico che era stato effettivamente amico di gioventù di Enrico, ma che, quando questi salì al trono, era stato giustiziato come seguace dell'eresia lollarda. Ma in seguitò fu costretto a cambiarlo.
Nel 1596, infatti, morì Henry Carey, Lord Hunsdon, Lord Ciambellano e patrono della compagnia che rappresentava il dramma e la carica fu affidata a William Brooke, Lord Cobham, discendente diretto di quel Sir John Oldcastle.
La compagnia dovette così ritirare dalla scena il dramma nel momento di maggior successo. Ma, Shakespeare non vi rinunciò, lo rielaborò, cambiò diversi nomi, e sviluppò ancor meglio questo personaggio.
Non so se sia riuscita a esprimere al meglio il mix tra le mie sensazioni, la descrizione dell'opera, e il materiale da cui ho preso nozioni e spiegazioni importanti. Purtroppo, come dicevo, non è una di quelle che più mi ha attratta, anche se Falstaff rimane effettivamente impresso. Alcune scene con lui mi hanno fatto ridere. Tuttavia sono sempre dell'idea che sia veramente interessante e bello continuare a conoscere tutte le opere di Shakespeare, senza limitarsi a quelle più note e conosciute. Poi, a ognuno di noi arriveranno sicuramente in maniera diversa. (Io, ad esempio, a parte alcune commedie che ho nel cuore, ho una preferenza in più per le Tragedie!).
Non presumere che io sia quello che ero,
poiché Dio sa e il mondo lo vedrà,
che ho ripudiato il me stesso di un tempo.
Così ripudierò chi mi fu compagno.
Quest’opera fa parte del libro Shakespeare Opere complete, pubblicato da Garzanti. Prefazione, traduzione e note sono – in questo caso – di Massimo Bacigalupo
Alcune informazioni le ho prese anche dal libro di Giorgio Melchiori: “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere” e da alcune lezioni di Cesare Catà.
Voto: ♥♥♥
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