Quando Marco Capocasa, uno dei due autori del romanzo di cui vi parlo oggi, mi ha contattata per propormi il loro lavoro, sono rimasta subito colpita non solo dalla trama ma anche dalla presentazione accurata. Con tutta sincerità, non è così scontato trovare autori “emergenti” - o che comunque vogliono proporre i loro testi - che rispettino il blogger di turno. Sovente arrivano messaggi tutti uguali, senza neanche capire a chi la e-mail è destinata; o peggio ancora due righe di cui una con un link del libro da acquistare, e poi la richiesta di recensione. Be', con tutto il rispetto, cari autori, da me non otterrete nulla con un simile atteggiamento.
In questo caso, invece, sono subito stata attratta dalla presentazione e, anche se la fantascienza rimane un genere non proprio in linea con i miei gusti - pur avendo affrontato diversi libri sul tema - ho accettato, e a lettura conclusa penso di aver fatto proprio bene.
Il libro mi è piaciuto.
Ringrazio sin da ora Marco Capocasa e Giuseppe di Clemente per la copia cartacea, e consiglio la lettura soprattutto agli amanti del genere sci-fi, ma anche a chi ha voglia di trovare una storia avvincente e ricca di messaggi importanti sulla nostra umanità.
Neve ovunque sul monte Elbrus. Sulle due cime gemelle e sulle sue pendici.
Il bianco perenne lo sovrasta e viene alimentato dalla neve che cade incessantemente in quei giorni. La vetta del Caucaso, il centro del mondo.
A.D. 2155
Il romanzo fantascientifico Elbrus ha inizio in un futuro prossimo. Siamo a Tallinn e il primo sguardo del lettore si posa su Andrus Sokolov, stilista, che farnetica da solo passeggiando pericolosamente sull'orlo del tetto di un palazzo. L'uomo sembra essere sconvolto da qualcosa che non si comprende: parla di una Dama, di un Viaggiatore, di volti tutti uguali. Appare come un folle con la voglia di porre fine alla sua vita e, così, a quella moltitudine di pensieri e immagini che agitano la sua mente.
Facciamo anche la conoscenza con altri due personaggi: da un lato Lubomìr, programmatore della Drama, una software house che produce videogiochi in Realtà Virtuale, e che prova una strana e inquietante sintonia con i pensieri di Sokolov; e Nigul, un giornalista che è disposto a fare tutto il possibile per dare un'ottima notizia sul caso e magari farsi accettare dal mondo esterno.
Ma la narrazione torna anche indietro, al 2113, mostrando una serie di eventi apparentemente slegati, che pian piano vanno a formare pezzi di puzzle che troveranno la giusta collocazione in un finale che non può non provocare riflessione e commozione.
Siamo in un futuro non così distante in cui la terra è al collasso. Gli assetti geopolitici sono mutati, anche a causa dei cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale, e alla sovrappopolazione. Migrazioni di massa si susseguono verso i paesi del nord, e l'essere umano ha ormai sfruttato quasi tutte le risorse disponibili. Una possibile realtà in cui potremmo facilmente sprofondare. No?
In aggiunta a ciò, anche l'esplorazione spaziale non ha sortito gli effetti positivi desiderati: perché la specie umana non riesce ad adattarsi bene ad altri pianeti.
Cosa fare, dunque, per riuscire a permettere all'essere umano di continuare a vivere? Gli scienziati dell'EASA (European and Asian Space Agency) si interrogano a lungo, ma un evento particolare e sconvolgente potrebbe essere la chiave giusta per risolvere il dilemma, e arriverà proprio da un pianeta lontano, da una realtà non poi così differente, ma a lungo vista forse come un qualcosa che attrae e spaventa allo stesso tempo.
Ma chi è questo Viaggiatore? E la sua Dama? E cosa si cela nelle profondità del monte Elbrus?
Quanto è disposto a compiere l'essere umano pur di soddisfare la propria ambizione e perseguire importanti scoperte scientifiche?
Siamo tutti diversi ma siamo tutti legati da una sottile linea immateriale che tesse una trama fra essenza e materia. Così, quando il suo corpo e la sua essenza saranno dispersi nel tutto, dal tutto nuovi esseri nasceranno.
La fantascienza, come dicevo, non è un genere che mi attrae con forza, così come il tema scientifico. Sono elementi dai quali mi sento abbastanza distante e ignorante. Tuttavia, questo romanzo mi è particolarmente piaciuto, soprattutto nella descrizione della realtà Aliena e per quanto riguarda l'aspetto etico ed emotivo dell'essere umano.
La “società” aliena è molto evoluta tecnologicamente parlando, e ha diverse affinità con il genere umano. Ma la comunicazione intessuta tra di loro, il concetto del [Frehm], questa sorta di grande madre che guida, lega e protegge dall'oblio i suoi figli, mi ha incantata. Per dare una caratterizzazione migliore agli alieni, poi, i due autori hanno scelto dei simboli particolari che vanno a definire meglio il loro linguaggio, una scelta che a me sembra molto riuscita e interessante. Vorrei parlarvi approfonditamente di questa realtà estranea a noi, almeno all'apparenza, ma rischio di rivelarvi troppo. So soltanto che i momenti tra alcuni dei personaggi di questo pianeta lontano sono stati i più piacevoli e anche commoventi da leggere, almeno dal mio punto di vista.
L'altro aspetto interessante risponde alla domanda: quanto è disposto a commettere l'uomo per la sua ambizione? Scoprire, intromettersi, andare oltre, modificare, parlando tutto dal punto di vista scientifico è davvero sempre moralmente etico e buono? O c'è un confine oltre il quale non si ha alcun rispetto per l'altro, per le sue emozioni, per la sua stessa vita? Il lato oscuro della scienza, si potrebbe definire. Quella voglia di indagare a fondo non solo su una realtà diversa, ma anche sullo stesso genere umano, anche a discapito dell'altro. Ci sono scelte che se da un certo punto di vista sembrano essenziali per risolvere i problemi di un'umanità al collasso, dall'altro risultano inconcepibili, a mio avviso, da un punto di vista più umano.
Tra queste pagine infatti si parla di modifiche al DNA, di clonazione, del progresso della genetica e della genomica umana, dello sfruttamento mostruoso - consentitemi di dire - di alcune donne e bambini per i propri esperimenti. Donne che devono portare nel loro grembo bambini che poi faranno apparire morti dopo la nascita. Non mi dilungo oltre, per non svelare troppo neanche qui, ma è un aspetto che mi ha molto scosso dentro.
Non c'è amore immenso a cui non corrisponda immenso dolore.
È un romanzo dove accanto all'aspetto più narrativo, a tratti anche poetico - ci sono immagini bellissime e anche molto emozionanti -, c'è anche una parte più tecnica che potrebbe essere un po' più ostica per chi non è interessato o comunque sa poco di certi aspetti della scienza. Inizia anche lentamente, forse per il tentativo di cercare di spiegare tutte le varie linee narrative e i diversi personaggi, apparentemente slegati tra loro. Le prime cento pagine circa, in effetti, sono state un po' lente per me, ma poi la trama procede, e non riesci a staccarti dalle pagine, desiderosa di connettere tra loro tutti i vari elementi, i personaggi, di svelare un mistero, di comprendere appieno questo legame tra Viaggiatore e Dama e tutti i vari personaggi perfettamente caratterizzati.
Io l'ho molto apprezzato, anche perché ad eccezione di alcuni refusi (ma nulla di grave), è scritto davvero bene e anche nei suoi aspetti più tecnici risulta chiaro. La “pesantezza” che ho potuto avvertire in certi tratti è dovuta a una sensazione del tutto personale, non essendo quello della scienza - come già accennato - un campo di cui leggo o so molto (anzi, diciamo anche poco e niente).
Foglie, rami, cortecce e muschi diminuivano di consistenza all'ombra delle cinque parabole bianche. Enormi, immerse nel verde della Renania settentrionale, svettavano irriverenti sulle conifere. Eccola l'arroganza dell'uomo che erode gli equilibri che la natura ha costruito in milioni di anni, a opinione di molti l'ennesimo sopruso, un abominio di leghe di metallo.
Fantascienza, sì, ma si avvertono anche gli studi intrapresi dai due autori; le loro esperienze lavorative e universitarie, e troverete ogni riferimento alle fonti usate nella postfazione al libro. Giuseppe Di Clemente è appassionato di astronomia e fantascienza, laureato in economia, si è già approcciato alla scrittura con il primo romanzo Oltre il Domani, mentre Marco Capocasa è un antropologo molecolare, autore di decine di articoli su riviste scientifiche internazionali e in collaborazione con Giovanni Destro Bisol ha recentemente pubblicato due libri di divulgazione scientifica.
Solo Fantascienza? Eppure il nostro mondo non sta seguendo una via poi così diversa da quella tracciata tra queste pagine.
Elbrus è un romanzo sci-fi avvincente e anche emozionante, che non si limita ad intrattenere l'amante del genere, ma spinge il lettore anche a riflettere non solo sul nostro mondo, sugli effetti delle nostre azioni sul pianeta che ci ospita, ma anche sui confini da non oltrepassare quando si parla di scoperte scientifiche. Certi esperimenti sono davvero così necessari? Si può andare oltre anche il rispetto della persona pur di raggiungere un certo fine? È giusto che l'uomo si erga a ruolo di Dio non solo nei confronti dei suoi simili, ma anche di altre possibili realtà dell'Universo?
Credo che ognuno potrà darsi le sue risposte.
... ♢○○○ (Eras) allunga il braccio e posa la sua esile mano contro il vetro, specchiandola perfettamente in quella della donna. E quando ♢○○○ (Eras) le sorride si scoprono a piangere assieme per quel miracoloso secondo contatto.
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