Storia di chi fugge e di chi resta, di Elena Ferrante

29 apr 2021

Libri

Aprile con... Elena Ferrante

Continua il mio progetto alla scoperta della letteratura italiana non solo di “ieri” ma anche di oggi.
Aprile ho voluto dedicarlo a un'autrice che ho scoperto solo negli ultimi anni, ma che mi ha rapita grazie al suo stile: Elena Ferrante.

La storia di Lila e Lenù mi ha coinvolta sin dalle prime pagine, portandomi nel rione di Napoli del dopoguerra, per poi veder crescere quelle due bambine, tra violenza, soprusi, tentativo di studiare e riscattarsi da una condizione di vita non facile. Un'amicizia forse un po' troppo particolare. In verità mi riesce difficile esprimere il termine amicizia per legare le due protagoniste: c'è troppa invidia, troppa cattiveria tra Elena e Lila. Momenti in cui ti accorgi che non riescono a far meno l'una dell'altra, e altri in cui pensieri e atteggiamenti ti spingono a chiederti: ma è davvero amicizia questa?

Questo mese ho letto il terzo capitolo della serie dell'Amica Geniale: Storia di chi fugge e di chi resta. L'ho divorato in tre giorni al massimo, troppo presa dalla storia. Per me era quasi impossibile metterlo giù.
Ho urlato dentro di me, mi sono arrabbiata, sono sprofondata nell'Italia degli anni '70, tra proteste sindacali, terrorismo di estrema destra ed estrema sinistra, e femminismo. E ho ritrovate le due bambine, ormai adulte.

Un libro che definirei di transizione, molto focalizzato su Elena, verso un finale che non vedo l'ora di scoprire!

Attenzione, lettore/lettrice: Se non hai letto ancora i primi due volumi dell'Amica Geniale, in questo articolo potresti trovare forse qualche spoiler.

Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima vola solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un'ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa - ecco il punto - solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.

 

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Nel secondo volume, Storia del nuovo cognome, avevamo lasciato Lenù alla presentazione del suo primo libro. Qui, in mezzo ai tanti, c'è anche Nino Sarratore.
In Storia di chi fugge e di chi resta, dopo un primo capitolo che appare come un flashback di un altro momento di vita, ritorniamo proprio a quel punto.
Lenù sta presentando il suo libro a Milano e viene attaccata da un signore; in sua difesa, però, arriva proprio Nino, il bambino, poi ragazzo e ora giovane adulto di cui lei è sempre stata innamorata, nonostante tutto.

In questo volume le due amiche sono ormai adulte: se da un lato Lila ha avuto un bambino, ha lasciato il marito, e dopo un'assurda avventura con Nino vive in una casa modesta, fuori dal rione, con il dolce e rispettoso Enzo, e lavora come operaia in una fabbrica, Lenù invece ha preso il volo, lasciando Napoli, prossima alle nozze con il borghese Pietro Airota.

C'è chi resta nel rione, e chi invece cerca di fuggire per trovare una vita migliore, per allontanarsi da quelle condizioni pietose, dalla violenza dei Solara, dalla miseria e dall'ignoranza. Eppure, c'è sempre quella costante sensazione di non liberarsi mai dalle proprie radici. Ogni volta che Lenù torna a casa, sente la presa logorante della città, di quella parte di mondo dalla quale vorrebbe slegarsi. Il Rione si riappropria con forza di quella figlia, le fa tornare la voglia di rinunciare al buon italiano per parlare in dialetto, e in lei c'è sempre l'ombra opprimente da un lato di sua madre a cui ha paura di assomigliare, dall'altro di Lila, sempre presente nella sua vita anche se lontane.

... il mio modello restava Lila con la sua cocciuta irragionevolezza che non accettava vie di mezzo, tanto che, pur essendo ormai distante in tutti i sensi da lei, volevo dire e fare ciò che immaginavo lei avrebbe detto e fatto se avesse avuto i miei strumenti, se non si fosse autoreclusa nello spazio del rione.

C'è tanta Elena tra queste pagine e, all'apparenza, poca Lila.
Ma in verità, analizzando più a fondo, la presenza di quest'ultima si respira a ogni pensiero dell'amica
. Elena, infatti, nonostante sia ormai adulta, abbia trovato un suo percorso, costruito una famiglia - un marito e due splendide bambine - e ottenuto il successo con il suo libro e alcuni articoli sui giornali, non è poi così lontana dalla Lenù bambina e adolescente. Persiste anche qui quella sensazione di venire sempre dopo Lila, nonostante tutto il suo impegno per staccarsi, per emergere. Lila è sempre nei suoi pensieri: ogni volta che osserva altre ragazze durante le proteste a Milano, immagina di vederci Lila, ogni esperienza che compie la collega a lei. Non perde neanche da adulta, a mio avviso, questa sensazione di non essere abbastanza. C'è ancora la voglia di fare certe cose non tanto per una maturazione personale, ma anche e soprattutto per sentirsi apprezzata, per sentirsi migliore di altri, per ottenere quel 'brava' e quel riconoscimento che la fa, almeno per qualche tempo, sentire viva e felice.

Come faccio a spiegare a questa donna - pensai - che dall'età di sei anni sono schiava di lettere e numeri, che il mio umore dipende dalla buona riuscita delle loro combinazioni, che questa gioia di aver fatto bene è rara, instabile, che dura un'ora, un pomeriggio, una notte?

Andando a vivere a Firenze, viaggiando per l'Italia - soprattutto tra Milano e Torino - Elena pensa di essersi finalmente sottratta al Rione, da quella città in cui è nata, di esserne uscita meglio di molti che invece lì sono rimasti, per scelta o perché costretti. Eppure, nonostante il suo “sgobbare” sui libri, continua a non avere la propria voce. Sembra ancora parlare per “frasi fatte”, commento che sfugge anche a suo marito in una delle loro liti, a non avere una propria impronta, soprattutto se così distante da Lila. I loro rapporti, ormai, si muovono soprattutto sul filo di un telefono, ma possono anche trascorrere mesi senza sentirsi.
Anche in questo capitolo, sembra che le due amiche da sole non riescano veramente a farcela. Come se da un lato una fosse la forza dell'altra, ma allo stesso tempo anche una l'ostacolo dell'altra. Emergono pensieri tristi, atteggiamenti cattivi, che fanno sembrare il loro rapporto quasi malato.
Vengono in soccorso l'una dell'altra, sì, ma allo stesso tempo sono gelose e invidiose delle rispettive gioie o successi.

Nelle favole si fa come si vuole e nella realtà si fa come si può.

Se da un lato Lila non riesce sempre a trattenere la lingua, e a volte si lascia andare a parole e atteggiamenti che la fanno sembrare cattiva - così come si definisce lei stessa -, dall'altro lato Lenù prova pensieri nocivi nei confronti dell'amica, eppure non parla, non si espone, li trattiene dentro di sé, anche a costo di apparire sciocca, incapace di reagire a comportamenti irrispettosi nei suoi confronti. E a volte viene da pensare: chi è davvero la cattiva tra le due?
Il legame tra le due protagoniste è forse l'aspetto che mi affascina di più, ma allo stesso tempo che crea in me una marea di dubbi ai quali ancora non so trovare la giusta risposta. Chi è l'Amica Geniale tra le due? Che tipo di amicizia è quella in cui ci si attacca, si prova gelosia o invidia per i successi, o si desidera addirittura la morte dell'altra? O forse c'è un messaggio più sottile dietro...

Accanto a questo tema che unisce tutta la serie, potrei definire questa terza parte più politica. Assistiamo infatti a molti riferimenti al clima politico e sociale della fine degli anni 60 e degli anni 70. L'Italia è sconvolta da una serie di atti terroristici di matrice politica, l'estrema destra si oppone con violenza all'estrema sinistra; ma ci sono anche lotte sindacali, per non parlare poi dei movimenti femministi che nascono e si fanno forza ancor di più in questo periodo. Le donne non vogliono più essere subalterne, così nella famiglia ma anche sul lavoro. Si inizia ad alzare la voce per i differenti trattamenti lavorativi tra uomini e donne, ma anche a provare noia e disprezzo nell'essere relegate al semplice ruolo di moglie e madre. E questo aspetto lo si nota, appunto, in Elena.
Lei, infatti, si sposa con Pietro e da lui ha due bambine, Dede e Elsa.
Il periodo del primo post-partum è difficile per lei, inizia a non sentirsi una buona madre perché Dede ha problemi ad attaccarsi al seno, ha una vera e propria crisi, un crollo emotivo. Prendersi cura della casa e delle figlie la allontana anche da quello che per lei era un lavoro: scrivere. Le idee appassiscono, si sente provata, nervosa, e avverte anche un'assurda insofferenza, un senso di vuoto e di solitudine. La vita fuori da Napoli non sembra più così bella. E poi c'è la costante paura di diventare come sua madre: con quel passo claudicante, la sua rabbia (forse per non aver anche lei avuto una vita come sua figlia?), il senso di disprezzo nei suoi occhi. Ma c'è anche la consapevolezza in lei di aver sposato un uomo che non ama, a cui vuole semplicemente bene; un uomo che però antepone i libri e lo studio a lei, che spesso la fa sentire sola e poco considerata. Come se, avesse fatto tanto per uscire da un determinato stile di vita per poi ritrovarsi in una situazione simile alle madri del rione.

Lila, invece, si ritrova coinvolta nelle lotte sindacali, nei maltrattamenti e differenti rapporti di lavoro tra uomini e donne nella fabbrica in cui svolge il suo servizio. Eppure, pian piano si rialza, spostando lo sguardo e l'attenzione su un nuovo importante progetto insieme a Enzo, l'amico di lei innamorato che le è sempre stato affianco, e che la rispetta come nessuno ha mai fatto. Eppure, nei pensieri di Lenù sembra che l'amica abbia più storia di lei, che è relegata sempre più a una vita monotona e noiosa.

La nuova carne viva ripeteva la vecchia per gioco, eravamo una catena di ombre che andava da sempre in scena con la stessa carica di amore, di odio, di voglie e di violenza.

Insomma la Storia d'Italia s'intreccia alle vite personali delle due donne, che si ritrovano a dover far i conti con nuovi aspetti di una vita adulta e piena di responsabilità.
E tra loro risuona l'eco del rione che non cessa di mostrare la sua violenza, di far scorrere il sangue, ma anche un nome che ha già stravolto le loro vite e il loro rapporto: Nino Sarratore.
Di lui mi limito a dire solo che ha sempre voluto essere diverso da suo padre, ma alla fine si rivela essere esattamente come lui, se non peggio. E qui taccio, per non svelare altro.

Come dicevo, a mio avviso, questo terzo volume è di transizione - il tempo di mezzo - a quello che accadrà nell'ultimo.
Forse quello che mi ha trasmesso più rabbia. Mentre leggevo non riuscivo quasi a sopportare alcun personaggio - fatta eccezione per il caro Enzo - e avrei voluto scrollare più volte sia Lila sia Elena, ma soprattutto quest'ultima.
Se nei primi volumi, poi, provavo per alcuni versi molta empatia e sintonia per Elena - mi sono ritrovata in molti suoi atteggiamenti: dalle sue incertezze e insicurezze, alla sensazione di venire sempre dopo l'amica (anche a me è successo), ma anche il sentirsi a disagio con gli occhiali, il sgobbare tanto dietro libri o passioni e poi ricevere ben poco in confronto ad altri, e non riuscire spesso a far emergere la propria voce per una questione di carattere -, qui, ho provato una sensazione più negativa nei suoi riguardi. È adulta, è madre, è moglie. Sono scelte che ha voluto anche lei, pur non essendo convinta. Quindi, certi atteggiamenti risultano, almeno ai miei occhi, assurdi e incomprensibili. Di contro Lila continua ad affascinarmi e irritarmi nello stesso momento: è una di quelle persone piene di talento, di coraggio, che però sembrano non voler andare oltre, ancorate a una città che hanno il terrore di lasciare. O forse con la consapevolezza che in fondo, non sia il Rione il problema, ma lo specchio di un mondo più ampio, del mondo intero.
Degli uomini amo la profondità e l'assoluto rispetto di Enzo, odio immensamente la superficialità, la falsità e l'arroganza di Nino. Giuro che non lo sopporto. Qui taccio prima di rivelare troppo. Ma spesso mi chiedevo e mi chiedo ancora: che cavolo ci trovano in lui?

Era dunque, malgrado le sue qualità, un uomo frivolo, superficiale, un organismo animale che grondava sudore e fluidi e si lasciava alle spalle, come il residuo di un piacere distratto, materia viva concepita, nutrita, formata dentro ventri femminili.
[...]
Nino non fuggiva affatto da suo padre per paura di diventare come lui, Nino era già suo padre e non voleva ammetterlo.

Eppure, trovo che sia proprio questo che amo della scrittura di Elena Ferrante. La capacità di far emergere personaggi che sembrano veri, che impari a conoscere, magari non sempre ad amare, ma a cui alla fine in qualche modo ti affezioni e vuoi seguire nel loro percorso. Anche un'emozione negativa, come la rabbia e la voglia di urlare, la ritengo importante ed è quello che cerco sempre nelle mie letture. Sentirmi totalmente coinvolta con la storia che sto leggendo. Magari non potrò comprendere o immedesimarmi con i personaggi, ma ne resterò ugualmente appagata.

La scrittura di Elena Ferrante poi la definirei ipnotica, o almeno è la sensazione che mi dona: una volta che apro uno dei suoi libri non riesco più a staccarmi, come se fosse una sirena pronta ad ammaliarmi con la sua voce, ad avvinghiarmi con forza, spingendomi a divorare le pagine quasi senza sosta, per sapere, per conoscere, per capire. Mi piace moltissimo.

Rileggendo la mia recensione a Storia del nuovo cognome, un po' sorrido, perché alcune domande sono ancora quelle; la voglia di urlare contro i personaggi si fa ancora più forte, eppure io non vedo l'ora di tornare tra le pagine dell'ultimo capitolo, anche se nonostante tutto Lila, Lenù e i tanti personaggi incontrati, nel bene e nel male, mi mancheranno. (Nino, no, però).

«Guardami finché non mi addormento. Guardami sempre, anche quando te ne vai da Napoli. Così so che mi vedi e sto tranquilla.

IL LIBRO

Storia di chi fugge e di chi resta
Elena Ferrante
Casa editrice: Edizioni E/O
Pagine: 384
Prezzo: 19.50€ / E-book: 11.99€
Anno di pubblicazione: 2013
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