Il cavaliere inesistente, di Italo Calvino

1 apr 2021

Libri

Marzo con... Italo Calvino

Il mio percorso con la Trilogia degli Antenati di Italo Calvino si conclude con Il Cavaliere Inesistente, anche se in futuro voglio conoscere altro dell'autore. Non mi fermo qui!
Questo terzo titolo è quello che mi ha entusiasmato meno, sono sincera. Scorrevole, e molto simile ai primi per temi, bizzarrie e riflessioni sull'uomo e la società, ma alla fine mi ha lasciato un po' “tiepida” dal punto di vista delle emozioni. Questo ovviamente non significa che non lo consiglio, anzi! Sono sempre dell'idea che ognuno di noi debba farsi la sua opinione, e poi anche se slegati tra di loro, trovo interessante e importante leggere l'intera trilogia.

... l'arte di scrivere storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Con questo terzo libro Calvino ci fa sprofondare nel Medioevo, tra i paladini di Carlo Magno, e la voce narrate è quella - in questo caso - di Suor Teodora. Tra i tanti cavalieri ne risalta in particolare uno: Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez! La singolarità di questo paladino? Non esistere.
Ebbene sì, sotto quella candida armatura, sempre perfetta e senza un graffio, non esiste alcun corpo. Agilulfo non esiste fisicamente, ma si muove e adempie agli ordini grazie a una gran forza di volontà e a una forte fede nella santa causa. Nella storia però si muovono altri personaggi molto interessanti: il giovane Rambaldo, che si unisce all'esercito di Carlo Magno mosso soprattutto dal desiderio di vendicare la morte di suo padre; la bella Bradamante abile e valorosa e perdutamente innamorata di Agilulfo; Torrismondo alla ricerca di se stesso e della verità sulla sua nascita e la sua famiglia e, infine, un vagabondo che è ma non sa di esistere, e forse il personaggio che sprigiona più risate nel lettore: Gurdulù!

Tra ricerca di sé, esistenza o meno, guerre di religione, sacro Graal, e incontri d'arme e d'amore, si snodano le vicende di questi personaggi.

In questo caso le riflessioni che scaturiscono dalla lettura vertono soprattutto sull'esistenza umana - essere o non essere - e sulla scelta tra istinto/passione e il seguire comportamenti prestabiliti, quasi automatici. Tale contrapposizione - che ci riporta ancora una volta (come ne Il visconte dimezzato) al tema del doppio - è identificata soprattutto in due personaggi: Gurdulù e Agilulfo.

O bella! Questo suddito qui che c'è ma non sa d'esserci e quel mio paladino là che sa d'esserci e invece non c'è. Fanno un bel paio, ve lo dico io!

Agilulfo non esiste, ma vorrebbe essere. Gurdulù esiste sul piano fisico, ma non ha coscienza di sé.

Agilulfo è così orientato alla perfezione, da risultare anche fastidioso. Sa fare le cose nel modo migliore di tutti, combatte senza scalfire la sua armatura, esegue costantemente movimenti precisi, accetta senza obiezioni gli ordini dei superiori, compie tutto in maniera precisa e accurata, e laddove possano presentarsi errori, prova una sorta di allarme. Non possono esistere problemi, tutto deve essere perfetto. Se da un lato può essere ammirato, dall'altro sembra quasi un automa, senza sostanza - ed effettivamente non esiste - che si muove solo per forza di volontà, perché così è stabilito. Senza passione, senza istinto. Va fatto così, e così fa.

Al contrario Gurdulù è piena sostanza, è un uomo concreto, ma allo stesso tempo non sa di esistere. Si muove per istinto, si lascia chiamare con numerosi nomi senza porsi troppi problemi, pensa di essere di volta in volta una persona, o animale, od oggetto diversi. Diventa quindi la controparte di Agilulfo. Due individui esattamente opposti.
Questo concetto mi ricorda molto le due metà di Medardo, ne Il Visconte Dimezzato. Anche qui l'unione tra le due identità contrapposte potrebbe far trovare il giusto equilibrio: un mix di istinto, passione, e piena coscienza di sé.

Tuttavia anche i personaggi apparentemente secondari sono alla ricerca di sé.
Rambaldo, ad esempio, giovane e inesperto, inizialmente si getta nella guerra per vendicare suo padre, ma poi sembra voler seguire le orme di Agilulfo, che ammira e in un certo senso invidia. Rambaldo, infatti, s'innamora di Bradamante, ma costei è persa per il cavaliere inesistente. Eppure, alla fine il giovane dimostra coraggio e forza nel perseguire quello in cui crede, nel lottare per ottenere quello che ama. Sono rimasta colpita dall'immagine di quell'armatura candida e senza graffi, che indossata da Rambaldo invece si macchia, si sfregia. Mi ha dato l'idea anche del contrasto tra perfezione e imperfezione. È una riflessione personale e quindi non so se può essere attinente, ma mi sono domandata: in quanti tendiamo alla perfezione? Spesso non ci accorgiamo, invece, che sono proprio quelle imperfezioni a renderci unici e allo stesso tempo importanti. Bradamante è così innamorata della perfezione di Agilulfo che quasi non le importa che sotto quell'armatura non ci sia nulla. E non si accorge del giovane che la ama, anche con tutte le sue imperfezioni.

Insomma, al di là del piacere o meno della lettura, quello che ho molto apprezzato di questa trilogia è stata la possibilità di riflettere sull'umanità, su noi stessi. Dalla contrapposizione tra bene e male ne Il visconte dimezzato, all'importanza di vedere il mondo da prospettive diverse e rimanere fedeli a se stessi de Il barone rampante, al discorso sull'esistenza, sulla ricerca della propria identità e su quell'ideale di perfezione che vorremmo tutti un po' raggiungere, ma che in verità si presenta forse un po' vuoto, se non esiste anche la passione, l'istinto, se non si accetta la capacità di sbagliare.

E tutte queste riflessioni emergono da dei romanzi che scorrono rapidi, che fanno ridere, e che stupiscono anche per i tanti elementi assurdi e bizzarri. È interessante, non trovate?
Per questo, anche se non ho provato un grande entusiasmo nella lettura, li consiglio.
Si possono affrontare in maniera diversa, forse, su più piani di lettura. Leggerli con leggerezza, o andando oltre e portandoci a ragionare anche su noi stessi.

Imparerà anche lui... Neppure noi sapevamo d'essere al mondo... Anche ad essere si impara...

IL LIBRO

Il cavaliere inesistente
Italo Calvino
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 165
Anno di pubblicazione: 1959
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