Tra le cose belle che mi ha portato Instagram ce n'è una di cui sono molto orgogliosa: far parte del team di Let's Book! Ho iniziato a seguire il loro progetto quasi per caso, ma ora sono felice di poter contribuire nel mio piccolo alla diffusione di questa bellissima passione che è la lettura.
Sonia e Stefano mi hanno dato la possibilità di iniziare a recensire anche altri libri - oltre a quelli da me proposti - in collaborazione con il loro sito e le case editrici che accetteranno la richiesta. E così, potete trovare sul loro sito il primo frutto di questo “lavoro”: la recensione di Una voce sottile di Marco Di Porto, pubblicato da Giuntina che ringrazio per la copia cartacea.
Per leggere la recensione, quindi, vi invito ad accedere al loro sito e a seguirli! Potete partecipare anche voi, contribuendo a diffondere la nostra comune passione. Quindi, che aspettate?
Di seguito invece troverete delle riflessioni più personali sul libro, perché ci tengo a consigliarlo anche in questo spazio tutto mio.
La notte a Rodi aveva un odore speciale. Il mare, che distava poche decine di metri dalle strade della juderia, cingeva la cittadella con il suo sciabordio di sottofondo, la permeava con la sua aria salmastra carica di iodio. I gatti vigilavano con occhi socchiusi e i sensi in allerta. Qualche finestra era ancora fiocamente illuminata, ma perlopiù, per camminare di notte nel quartiere ebraico, si doveva contare sulla luna e sulla familiarità con i vicoli.
La storia degli Ebrei di Rodi l'ho appresa grazie alla commovente testimonianza di Sami Modiano. Quando ho letto la trama di questo libro, quindi, ho voluto subito averlo per proseguire il mio viaggio nella conoscenza della storia, da un altro punto di vista.
Marco Di Porto ha scelto di narrare e di riportare alla memoria le vicende degli ebrei di Rodi tramite una forma più romanzata, frutto di ricerche storiche e d'archivio, ma anche di fantasia. Creando così una vera alchimia tra storia vera, elementi immaginati, e un omaggio tutto speciale per suo nonno: Salomone Galante, uno dei pochi sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz. L'autore non ha mai potuto conoscerlo, ma tramite le testimonianze di parenti e diverse ricerche, ha creato un romanzo che si lascia leggere in maniera piuttosto scorrevole, e che dà vita soprattutto ai momenti in cui a Rodi si viveva in pace.
Rodi stessa diventa protagonista, accanto agli altri. Con i suoi colori, i suoi profumi, l'impressione di vivere in una primavera che non ha mai fine. Per questo la ritengo una lettura adatta a tutti, anche a coloro che solitamente preferiscono non avvicinarsi a certi temi. La storia, infatti, si conclude con la deportazione: nonostante la tristezza, la rabbia e la malinconia provate, non ci sono descrizioni che possono far particolarmente male chi è più sensibile. Interessante è poi la post-fazione, l'intervista a Salomone, e anche la descrizione di quel che accadde dopo.
A Rodi, prima dell'occupazione italiana e dell'avvento del Nazifascismo, vivevano in piena sintonia varie comunità e religioni: i turchi, musulmani, i greci, cristiani, e gli ebrei sefarditi. Quest'ultimi erano i discendenti degli ebrei in fuga dalla Spagna alla fine del '400. Vivevano nella cosiddetta juderia, il quartiere ebraico, seguendo i loro usi, i costumi, le tradizioni, la religione; in una vera e propria comunità più simile a una grande famiglia. Tra di loro c'è Solly - nonno dell'autore - un ragazzo che lavora in una libreria, che vive sereno in un luogo tanto amato e intreccia relazioni con vari altri personaggi: dalla sua famiglia, all'amore per Rachel, alla partecipazione ai Fasci Giovanili. Nonostante la guerra, a Rodi sembra di vivere quasi in una bolla di serenità, almeno fino alle Leggi Razziali del 1938. Anche nell'isola delle rose - come viene conosciuta - le fosche nubi del terrore sembrano spezzare la tranquillità: i bambini ebrei vengono espulsi da scuola, molti adulti perdono il loro lavoro, si inizia a soffrire la fame, eppure la comunità non vacilla... almeno fino alla terribile deportazione.
Tra i diversi personaggi tratteggiati dalla penna di Marco Di Porto, oltre a Solly, ne risaltano sicuramente due: Judith, sua cugina, una dei tanti bambini allontanati da scuola, che finirà per subire sulla propria pelle la violenza dell'epoca; e Giorgio Cutrera, un giovane fascista, che credeva con forza in questa ideologia, ma che pian piano ne comprende - suo malgrado - la vera essenza. Questo personaggio, in particolare, fa riflettere su quanto la propaganda fascista - e le altre ideologie simili - possa colpire anche i più giovani. Ma quando gli occhi vengono finalmente aperti, la realtà, la delusione e i sensi di colpa possono schiacciare l'individuo. Quanto diventa importante cercare di creare un proprio pensiero critico, studiare, anziché credere con troppa superficialità alla propaganda o alle frasi dei potenti? È un pensiero che mi riporta anche all'attualità: quanto spesso crediamo ai titoli allarmisti dei media? Quanto ancora all'odio diffuso da certi politici? Non avere un proprio spirito critico, rischia di farci ammaliare da qualcosa di totalmente sbagliato e spregevole.
Altro aspetto importante del romanzo oltre alle descrizioni dell'isola e della comunità, è sicuramente la riflessione sulla religiosità, sulla fede in Dio. Solly e Rachel, ad esempio, ne parlano da due punti di vista diversi. Inoltre, sorge una domanda - che forse coinvolge anche tutti coloro che furono vittime della violenza Nazifascista e che Primo Levi stesso esprime bene nella citazione posta all'inizio del libro: “C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.”
Come può esserci Dio se c'è tanto orrore?
E se Dio esiste, come può permettere tutto ciò?
Sono domande che spesso ci poniamo anche oggi, quando vediamo gli orrori, la violenza, le malattie che purtroppo affliggono anche la nostra attualità. No?
Il titolo stesso del libro - Una voce Sottile - fa riferimento a un brano biblico che è rapportato a questa domanda, a questo argomento [Haftarà dei Pinechas, 1 Re, 19,9-13]: Dio non appare nei grandi eventi, non è nel vento forte, né nel terremoto, neanche nel fuoco. È in una voce sottile, quasi nel silenzio, che si può trovare.
Credere o non credere nella presenza di Dio? Io sono per il rispetto. Personalmente ho molti dubbi e non mi sento più religiosa, ma credo molto nel rispetto dell'altro - e, come ovvio, mi piacerebbe ricevere il medesimo atteggiamento di comprensione o perlomeno accettazione -.
Credo che sia importante continuare a conoscere e approfondire certe pagine di storia. Anche attraverso una lettura simile. Non solo testimonianze, quindi, ma anche letture apparentemente più semplici, che però possono lasciare il segno e donarci quel qualcosa in più. Riflessioni, conoscenze, comprensione. Buchi della storia che andrebbero colmati. Se, quindi, siete particolarmente sensibili al tema della Shoah, ma volete comunque leggere qualcosa a riguardo, vi consiglio di iniziare da questo titolo. Vi trascinerà nella bellissima isola di Rodi, tra i suoi fiori, gli odori, i sapori, le sue bellezze, il multiculturalismo; ma anche tra le tradizioni, le atmosfere e la religiosità di una comunità. Un periodo felice che purtroppo l'odio e la violenza hanno spezzato, ma che rivive tra queste pagine.
Ve lo consiglio.