Letto per il Gruppo di Lettura di Instagram #ilrazzismonellaletteratura di fede_in_books_land e lisoladicalipso.
Negli ultimi mesi sto dando ampio spazio alle letture di storie vere, o comunque di argomenti realmente accaduti. Ho quella volontà di conoscere, anche se è molto difficile comprendere. Soprattutto quando si parla di schiavitù, di violenze, del potere usato da certi individui in modo assurdo contro altri individui ritenuti cose, bestiame, oggetti da usare o su cui scagliare la propria rabbia, l'assurda crudeltà che l'uomo - purtroppo - è capace di provare.
Dopo aver letto un romanzo che riprendeva un fatto storico, ossia la cosiddetta Ferrovia Sotterranea, pur presentando degli elementi di finzione, nel mese di febbraio il gruppo di lettura Il Razzismo nella Letteratura che sto seguendo su Instagram si è orientato su una testimonianza vera: quella di Solomon Northup, uomo libero, che è stato ingannato e rapito e costretto a vivere per ben dodici anni come schiavo, mostrando sulla sua pelle le cicatrici di una tale, assurda, esistenza. Un libro che non dà spazio all'emotività, ma che comunque lascia un profondo segno nel lettore. E che vi consiglio.
E così, incatenati e in silenzio, passammo per le vie di Washington, la capitale di una nazione la cui teoria di governo, ci viene insegnato, poggia sulle fondamenta dell'inalienabile diritto alla vita, della libertà e della felicità! Salve Columbia! Una terra felice davvero!
Solomon Northup, giovane americano di colore, vive libero a Saratoga Springs, con la sua amata famiglia: sua moglie e i suoi tre figli. Nel 1841 due uomini gli offrono un'offerta di lavoro per suonare il suo violino, ma in verità si tratta di un inganno: l'uomo, infatti, viene rapito da trafficanti di schiavi. Messo in catene insieme ad altri, viene successivamente picchiato brutalmente per fargli capire subito una cosa: non deve permettersi mai più di sostenere di essere un uomo libero. Inizia così una lenta e inesorabile caduta all'inferno: Solomon, infatti, vive sulla sua pelle le violenze e i soprusi nei confronti degli schiavi; gli atti di meschinità, la mancanza di pietà, l'odio assurdo e incomprensibile dei bianchi contro i neri; la crudeltà inarrestabile, le privazioni, il dolore. Gli schiavi vengono obbligati a frustare altri schiavi, le madri separate dai figli, su molte donne riversata la violenza a causa di invidia o senso di possesso.
Se lo schiavista è crudele la colpa non è sua, quanto del sistema in cui vive. Egli non può che subire l'influenza delle abitudini e delle regole sociali che lo circondano. Se sin dall'infanzia gli viene insegnato da tutto ciò che vede o sente che la schiena dello schiavo è fatta per ricevere bastonate, non potrà cambiare opinione negli anni della maturità.
Solomon racconta i dodici dolorosi anni da schiavo senza troppa emozione, quasi che volesse inserire una sorta di muro davanti a sé. Narrare tutto, in maniera vivida e attenta, soffermandosi su ogni particolare: dai lavori estenuanti, ai rapporti con gli altri schiavi, dalla violenza, alla speranza che resta sempre lì sospesa, come una flebile fiamma che gli permette di andare avanti, nonostante tutti i soprusi, gli orrori, la paura, il dolore. Dicevo, narrare tutto sì, eppure rispetto ad altri romanzi - che magari non sono veramente vissuti - manca quella sorta di emozione... che ti fa vedere tutto in maniera forse più fredda, ma... ci sono molte scene che lasciano un segno profondo nel cuore del lettore. Scene che straziano il cuore, che ti portano a provare una rabbia assurda e un senso di incomprensione. Come puoi strappare figli alla propria madre? Come puoi non provare un senso di pietà di fronte al dolore di una donna? Come puoi, anche tu donna, scagliarti con violenza contro un'altra donna la cui unica colpa è quella di essere bella e attirare così - senza volerlo - l'attenzione del padrone?
La vita è cara a ogni essere vivente; persino il verme che striscia sulla terra si batter per conservarla.
È una testimonianza che nonostante quella sensazione di “freddezza emotiva” ti aiuta a comprendere ancor di più questa triste pagina di storia, che ancora oggi non sembra poi essere così conclusa.
Inoltre fa riflettere molto sul concetto di libertà.
Solomon era un uomo libero. Nato libero, e poi messo in catene.
Provate a immaginare di perdere la vostra libertà, come vi sentireste? Qualcuno arriva e dal nulla vi imprigiona, vi scaglia addosso una violenza inaudita, vi dona un altro nome, un'esistenza che non è più vostra. E da una vita piena di sogni, di amore, di passione, vi ritrovate in condizioni di miseria, di lavori estenuanti, di violenza continua di fronte a ogni minimo errore. Vivi nel terrore di svegliarti tardi, di sbagliare a raccogliere il cotone, di come - semplicemente - si alzerà il vostro padrone.
L'esistenza della schiavitù nella sua forma più crudele ha la tendenza a sostituire la brutalità ai sentimenti umani più elevati.
La cosa triste è che questo non è un romanzo di fantasia. Tutto quello che leggerete tra queste pagine è verità, è successo realmente. Solomon ha avuto la possibilità di raccontarlo. Ma altri? Molti altri sono nati e morti in quelle piantagioni, vivendo una vita piena di soprusi, non provando neanche una minima sensazione di libertà. Molti non hanno potuto studiare, capire, anzi. Togliere i libri o la possibilità di informarsi, significa rendere ignoranti e tenerli sotto il proprio potere.
Leggere e informarsi non aiuta solo a conoscere fatti storici, ma anche a comprendere, a sviluppare una sorta di empatia, a crescere, a creare un proprio pensiero critico, a non abbassarsi alla propaganda di odio che ancora oggi imperversa anche in Italia. Quindi, leggete la testimonianza di Solomon. Potreste capire quanto sia importante la libertà, e quanto sia importante lottare per mantenerla.
E in mezzo a tanto odio, è bello pensare che esistano anche luci pronte a tendere una mano.
Solomon fa anche riflettere su quanto la società con le sue regole e assurde leggi possa influenzare l'educazione delle persone; su quanto sia importante trasmettere ai più piccoli dei valori importanti e retti, perché crescere in un mondo nel quale si fa capire ai bambini che la schiena di uno schiavo è fatta per essere bastonata, non aiuta. E questo più in generale dovrebbe far riflettere: i bambini traggono molti insegnamenti dagli adulti, spesso li possono emulare, è fondamentale - quindi - crescerli in maniera corretta, facendo comprendere cosa è il bene e cosa è il male, e spingendoli a formare un proprio pensiero, che sia però orientato non all'odio verso il diverso, bensì al rispetto, che non dovrebbe mai mancare.
Una testimonianza davvero interessante, da leggere e vedere (visto che esiste anche il film!).
Inganna se stesso chi si racconta che lo schiavo ignorante e stolto non comprende gli immani torti che è costretto a subire. Inganna se stesso chi crede che questi si alzi da terra, con la schiena lacera e sanguinante, nutrendo solo sentimenti di umiltà e perdono. Verrà forse il giorno, e verrà per davvero, se qualcuno ascolta le preghiere degli schiavi, in cui sarà il padrone a chiedere inutilmente pietà.