Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili, di Sami Modiano

9 feb 2021

Libri

Se penso a Sami Modiano provo una profonda tenerezza.
Non ho avuto la fortuna di incontrarlo o di ascoltare in presenza le sue parole, ma ogni volta che l'ho scorto in un video, ho avvertito tristezza ma anche un gran desiderio di abbracciarlo. Vedere quegli occhi gonfi di lacrime, la voce spezzata, ma la volontà di parlare di chi e per chi non ce l'ha fatta, mi ha molto emozionata e commossa.
Ho deciso di acquistare questo libro in edicola e di leggerlo proprio nel mese della Memoria - è stata infatti l'ultima lettura di gennaio - perché avevo voglia di ascoltare la sua voce, di leggere della sua vita, di conoscere la sua storia, con tante ombre ma anche luci.

Sami Modiano è uno dei pochi bambini sopravvissuti all'orrore di Auschwitz.
Un bambino.
Solo, un bambino.

Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Samuel Modiano nasce a Rodi nel 1930.
Aveva solo otto anni e mezzo quando il suo insegnante gli annunciò di essere stato espulso da scuola.
Perché? Per la sola ragione di essere un ebreo.

In questo libro-testimonianza Sami ci racconta le sue esperienze, dalla sua infanzia nell'isola di Rodi - l'isola delle rose, a quel tempo provincia italiana - , alle Leggi Razziali fasciste, fino ad arrivare alla deportazione degli ebrei ad Auschwitz-Birkenau. Ma non si ferma qui. Sami ci coinvolge anche con quel che gli accadde in seguito alla liberazione: dal non facile ritorno , alle prime difficoltà nell'integrarsi in un Paese amato ma che non conosceva, l'Italia. Ci racconta in modo semplice ed emotivo delle sue amicizie romane, ma anche del suo arrivo nel Congo Belga, del suo matrimonio con la giovane Selma, fino all'ennesimo esilio a causa dello scoppio della guerra civile. Una vita di alti e bassi, di perdite ma anche nuovi affetti, di distruzione e ricostruzione. Sami ci spiega anche della sua difficoltà di parlare della sua terribile esperienza ad Auschwitz dove perse per sempre due delle persone più importanti della sua vita: suo padre e sua sorella Lucia. Infatti, vi tornò soltanto nel 2005 grazie al sostegno di sua moglie e del suo caro amico Piero Terracina che aveva conosciuto proprio il quel campo di sterminio.

Quella che troviamo tra queste pagine è una testimonianza semplice, Sami infatti ha dovuto interrompere i suoi studi quando era ancora molto piccolo, ma anche molto emotiva. Mentre leggi, vedi l'uomo parlare, e forse ti accorgi che dentro di lui c'è ancora quel bambino smarrito, privato di ogni affetto, della sua casa, della sua infanzia, dei suoi sogni, e gettato all'inferno. Un bambino che fa quasi fatica a narrare i fatti, e che si domanda continuamente quel “perché io?”, quella domanda che forse ha tormentato le menti di molti dei sopravvissuti.

Quando penso al Genocidio ebraico - ma più in generale a ogni forma di violenza - provo già un gran sconcerto nel leggere dei trattamenti subiti dagli adulti, ma l'orrore, la rabbia, e l'incredulità si fanno più forti quando penso ai bambini. Con quale coraggio hanno potuto far del male a creature tanto indifese? Come hanno potuto guardare negli occhi quegli infanti, senza provare un briciolo di pietà?

Comprendere è davvero impossibile, o comunque difficile, ma conoscere è necessario.

Anche nella testimonianza di Sami emergono due elementi che ho ritrovato in altri libri dei sopravvissuti: il senso di colpa per avercela fatta al contrario di molti altri, e la comprensione - anche se tardiva per alcuni - che se sono vivi hanno uno scopo ben preciso, quello di raccontare, non smettere mai di diffondere quello che è stato, non seppellire la memoria di quello che potrebbe tornare. Conoscere, assimilare, diffondere. Continuare a farlo.

La mia testimonianza serve a questo. A coltivare la memoria e a ricordare chi non è più con noi: tutte quelle persone che sono finite nelle camere a gas o che non hanno resistito al gelo delle notti di Auschwitz. Io oggi parlo per loro.


Quando anche l'ultimo salvato - come li definisce Levi - sarà ormai svanito, chi continuerà a ricordare?
Noi. Noi dobbiamo continuare a farlo, leggendo, ascoltando interviste o altri documentari, guardando film.
Sarò solo una piccola voce, caro Sami, ma ti prometto che non smetterò mai di continuare a leggere e diffondere la Memoria di ciò che purtroppo è stato e che rischia di essere ancora (in alcune parti del mondo, purtroppo è già così...).

Vi consiglio di prendere questo libro, e di leggerlo con calma, ascoltando la voce di questo bambino a cui hanno tolto tutto: la possibilità di studiare, la sua terra, la sua famiglia. Non mi stanco mai di scoprire certe testimonianze, anche perché sebbene ci siano molte cose in comune - come è ovvio che sia - c'è sempre quel particolare in più che non sapevi. In questo caso, ad esempio, prima di arrivare nel campo di sterminio, gli ebrei di Rodi dovettero affrontare prima un lungo viaggio in mare, in battelli che i greci usavano per trasportare il bestiame da un'isola all'altra, poi salire sui treni della morte. Un mese di sofferenze, trattati peggio delle bestie, con poca acqua, tutti ammassati l'uno sopra l'altro, nell'odore nauseabondo dei loro bisogni naturali, per poi finire all'inferno vero e proprio.

Ci mettemmo quasi un mese ad arrivare a Birkenau. Quasi un mese di sofferenze per andare a morire.

Quello che traspare poi è il grande legame che unisce la piccola comunità ebraica di Rodi, ma anche l'amore immenso della famiglia di Sami. Sua madre morì qualche anno prima, e da quel giorno furono suo padre e sua sorella Lucia a occuparsi di lui. Figure molto importanti che il piccolo Sami vede pian piano deperire, che quasi non riconosce più, e poi svanire...
E poi il senso di colpa, perché grazie all'amore del padre prima, e di alcune figure - viste come degli angeli - riesce a salvarsi dalla morte in più di un'occasione. Circostanze favorevoli, forse piccoli colpi di fortuna, che lo aiutano a vivere, a superare almeno fisicamente quell'orrore, anche se non potrà mai veramente finire.

Questa edizione è arricchita anche da alcune foto della famiglia Modiano, di Sami stesso, dei suoi amici, di sua moglie, e anche dei suoi incontri con gli studenti.

Una lettura importante e significativa, che vi invito a fare, anche se siete molto sensibili sull'argomento. Provate ad ascoltare la sua voce, e poi ditemi se non avrete anche voi voglia di abbracciare quel bambino che è ancora chiuso in lui.

Mi ci vollero anni e tutta la pazienza di Selma per farmi accettare una semplice verità: scegliere di non sapere è il modo più masochista e inefficace per chiudere i conti col passato. Nascondere a noi stessi una pagina cruciale della propria storia ci impedisce di andare avanti.


IL LIBRO

Per questo ho vissuto, la mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili
Sami Modiano
Casa editrice: BUR Rizzoli
Pagine: 192
Prezzo: 8.90€
Anno di pubblicazione: 2021
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