Letto per il Gruppo di Lettura su Instagram #Giappomania di ire_chan_
Tema di Gennaio: cibo e cucina Giapponese.
La trama di questo libro mi attraeva con forza; non so perché, ma sentivo nel profondo che questa storia mi sarebbe piaciuta, avrebbe toccato in qualche modo le corde della mia anima. E, in effetti, non sono stata ingannata. Oltre al fumetto Gourmet di cui vi avevo parlato qualche settimana fa, ho deciso di leggere anche questo romanzo, e ve lo consiglio.
È una storia non solo adatta agli amanti del Giappone e della cucina giapponese - in questo caso, soprattutto dei dolci! -, ma anche a chi ha voglia di cercare pagine che profumano di poesia, intessute di dolcezza, ma anche di nostalgia. La bellezza delle piccole cose, l'importanza dell'ascolto e della libertà.
Respirare il profumo del vento e sentire lo stormire degli alberi. Sono più di sessant'anni che mi esercito, che sento la voce di ciò che non ha voce. È quello che definisco «essere all'ascolto».
Sentarō è un uomo di mezza età che per riscattarsi da un passato oscuro e rimediare agli errori commessi con la giustizia, deve spendere il suo tempo in un lavoro che - almeno inizialmente - manda avanti quasi per inerzia, senza un briciolo di vera passione. E i dorayaki, quei dolcetti di pan di spagna con cuore di marmellata di fagioli azuki ne risentono. Del resto si sa, nella cucina ci vuole passione, ascolto, cura, altrimenti si rischia di creare qualcosa che non soddisfa, che non arriva. Sentarō voleva fare lo scrittore, e non trascorrere il suo tempo nel Doraharu, la piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tokyo, a preparare dolci a una clientela sempre uguale, soprattutto costituita da studentesse chiassose che si ritrovano lì dopo la scuola e tra le quali, avrà un ruolo importante ai fini della trama la giovane Wakana.
Un giorno, però, accade qualcosa: uno di quegli incontri forse casuali che possono cambiare la tua vita, il riflesso dei tuoi pensieri del mondo. Ferma sotto l'albero di ciliegio proprio davanti Doraharu c'è un'anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e incurvate, ferite da strane piaghe.
Yoshii Tokue, settantasei anni compiuti, chiede di poter lavorare nel locale. Sentarō, inizialmente, si trova costretto a rifiutare, ma in seguito, soprattutto dopo aver provato l'an della Signora Tokue cambia idea. I due iniziano a lavorare insieme e in un primo tempo si assiste a un discreto successo dei dorayaki. Il composto di fagioli ora ha qualcosa di magico, quella scintilla in più che mancava. Ma l'incontro tra i due, ai quali si unirà anche la giovane Wakana - adolescente introversa - rappresenterà anche un modo per guardare in se stessi, riuscire a parlare dei reciproci passati oscuri, dei segreti che avvolgono le loro vite, del concetto di libertà ma anche della bellezza per le piccole cose che possono rendere la vita un po' più facile e bella, anche quando il dolore, la malattia, l'esclusione rischiano di oscurare anche quel poco di buono che esiste e che ti permette di andare avanti con il sorriso.
Eppure, quando il segreto della signora Tokue verrà a galla, il Doraharu rischierà di fallire. Che cosa nasconde l'anziana signora? Perché le sue mani sono così martoriate? Perché la gente non vuole più avvicinarsi a quel luogo con la sua presenza?
Sicuramente il personaggio più vivido e meraviglioso è proprio la Signora Tokue. Pian piano, andando avanti con la lettura, comprendi del suo triste passato, del clima di esclusione e dei pregiudizi sociali che l'hanno accompagnata per tutta la vita. Eppure, c'è in lei qualcosa di più forte, piccoli desideri che vorrebbe realizzare, con determinazione e caparbietà. Sarà lei con la sua gentilezza, la sua comprensione, a diffondere dei messaggi importanti agli altri personaggi, ad aiutarli nei momenti di difficoltà, a permettere soprattutto a Sentarō di far pace con il suo passato, di apprendere l'arte dell'ascolto, di reagire alle difficoltà.
Si tratta di osservare bene l'aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, ad esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi.
È una storia davvero dolce, delicata, ma anche triste se pensiamo anche a quella parte di storia dimenticata - o quantomeno non così conosciuta - del Giappone. Si parla infatti - e mi scuso per il possibile spoiler - di Morbo di Hansen, più comunemente conosciuto come Lebbra. Grazie a questo libro ho scoperto del trattamento subito dai malati di Lebbra in Giappone: venivano portati via dalle proprie famiglie o comunque dalla società “sana” e chiusi in dei sanatori; lavati con il disinfettante, e veniva loro tolto ogni effetto personale. La situazione non era delle migliori, insomma. Allontanati dal resto del mondo, dalle proprie famiglie, dovevano cercare di vivere in attesa di una cura. Ma anche una volta guariti, i pregiudizi e la paura di un possibile contagio sono rimasti. Era, quindi, difficile reintegrarsi nella società.
Si parla quindi del senso della libertà, che spesso viene impedita. Forse perché bloccati da altri, ma ancor di più da noi stessi, dalle nostre paure, dalle nostre rassegnazioni a vivere esistenze vuote.
In questo libro, quindi, non si parla solo di cucina ma anche di emarginazione sociale. Tutti e tre i personaggi, in qualche modo, sono diversi dagli altri e per questo si sentono isolati o sono allontanati. Un ex detenuto, una ragazzina che si sente diversa dalle altre, e un'anziana dalle dita rovinate. Eppure, nella tristezza c'è anche una carezza, una scia di luce, un messaggio molto importante: trovare il senso alla propria vita, nonostante tutte le possibili sofferenze che dobbiamo affrontare, restare in ascolto del mondo e delle persone, fare attenzione alle piccole cose che possono rendere la vita un po' più bella, più degna di essere veramente vissuta.
Sono convinta che ogni cosa in questo mondo abbia il dono della parola. Secondo me si può prestare ascolto a tutto, ai passanti sulla strada, ovviamente, ma anche a tutti gli esseri viventi, e persino ai raggi del sole e al vento.
Un libro-coccola, una carezza, un mix di dolcezza e nostalgia, ma tra queste pagine si respira anche il profumo dei dorayaki, e di altri dolci Giapponesi che ora sono curiosa di conoscere.
Ho scoperto che su Amazon Prime c'è anche il film ispirato a questo libro. L'ho visto proprio ieri sera e ve lo consiglio, perché è abbastanza fedele al libro. Ma, a mio avviso, nel film la giovane Wakana ha uno spazio più ampio che nel libro un po' perde, ed è in effetti una delle titubanze avute nella lettura.