Letto per la #Readingthedarkchallenge di sonosololibri e louchobi (instagram): Gennaio: un horror|weird|gotico internazionale
Ho tanto amato Dracula di Bram Stoker, ed è per questo che quando ho scoperto questo libro ne sono rimasta subito attratta, curiosa e allo stesso tempo desiderosa di trovare una storia simile, con le medesime atmosfere gotiche, tetre e ammalianti che avevo tanto apprezzato nella sua opera più conosciuta.
Ma, una cosa devo impararla: non farmi alte aspettative su quel che leggo, non aspettarmi sempre chissà cosa altrimenti potrei rimanerne delusa.
È successo con La dama del sudario? Sì e no.
Mi spiego meglio. C'è una prima parte - soprattutto quando appare questa dama - che mi è piaciuta moltissimo. La descrizione del castello, l'arrivo della dama, il mistero che aleggia intorno alla sua figura mi hanno rapita. Ma poi, quando si scopre tutto, c'è - almeno per me - un bel crollo. O meglio, non è più il romanzo gotico che mi aspettavo.
Ma andiamo con ordine e poi vi spiegherò meglio.
L'ultima cosa che vidi fu il lampo di un viso pallidissimo illuminato da due occhi scuri, brucianti, mentre la figura si lasciava cadere nella bara come nebbia o fumo che si disperda allo spirare del vento.
Dopo un prologo emozionante e denso di mistero in cui appare sin da subito questa strana figura che dà il titolo al romanzo, la scena si sposta in Inghilterra, dove siamo alle prese con una serie di lettere, diari e testamenti di una nobile famiglia.
Ebbene sì, come il suo famoso Dracula, Stoker torna a utilizzare di nuovo questa scelta: lettere, frammenti, diari, testamenti, stralci di giornali, tanti piccoli puzzle che vanno pian piano a combaciare donando vita a una storia intrisa di misteri, amore, avventura e politica.
Alla morte del nobile Roger Melton figli e nipoti aspettano con trepidazione di scoprire quali somme e lasciti spettino loro di diritto. Con sorpresa e anche invidia da parte di un ramo della famiglia - che denota sin da subito tutto lo snobismo e la presunzione di una certa parte dell'aristocrazia inglese - la somma più grande viene donata in eredità al giovane Rupert St. Leger, figlio dell'amata sorella di suo zio. Per entrarne in possesso, però, dovrà vivere per un anno nel castello di Vissarion, nella Terra delle Montagne Azzurre sulla costa della Dalmazia.
È qui in queste terre apparentemente lontane dalla civiltà, in un castello simile a una fortezza, che aleggia anche una misteriosa leggenda: una dama vestita solo con un sudario bianco, pallida come la luna, e con due occhi scuri e profondi ma in cui sembrano brillare delle stelle, si aggira inquieta. E lei giunge fino al castello, bussa alla finestra della terrazza di Rupert, cercando aiuto, calore. Una dama bellissima ma simile a una di quelle creature della notte di cui tanto parlano le leggende. Ma chi è costei? E perché Rupert ne prova subito una tale attrazione?
Fuori, sulla terrazza, illuminata dalla luce della luna che ora si era fatta più vivida, stava una donna avvolta in un sudario candido. L'indumento era fradicio e l'acqua che gocciolava sul pavimento di marmo formava una pozzanghera che si allargava sui gradini umidi.
Date queste premesse mi aspettavo un romanzo denso di atmosfere gotiche, di misteri da risolvere, di passione e amore sì, ma anche di tenebre, di terrore, di quel fascino oscuro che ammalia e seduce anche il lettore. Ma, ne sono rimasta parzialmente delusa.
A metà della storia, infatti, il mistero che avvolge queste pagine e che mi aveva fino a quel momento sedotto svanisce e si scopre la verità su questa Dama del sudario, così come inizia a chiamarla il protagonista, e qualcosa si perde.
Da romanzo gotico si sposta più verso una sorta di libro d'amore e d'avventura, con qualche sfumatura politica.
Questo non significa che sia una lettura non piacevole, anzi, lo stile di Stoker rimane sempre molto affascinante, denso di descrizioni, e con personaggi sapientemente caratterizzati, eppure mi aspettavo qualcosa di totalmente diverso, e forse è anche questa aspettativa che mi ha portata a non riuscire ad amarlo del tutto.
Tutto, atteggiamento, abito e circostanza, suggeriva l'idea che, sebbene si muovesse e parlasse, la donna non fosse viva, ma morta. Era giovane, bellissima, ma pallida, del pallore grigiastro della morte. Nel candore del suo viso, che la faceva apparire fredda come il marmo su cui posava i piedi, gli occhi scuri sembravano splendere di una strana, seducente luminosità, e perfino nel misterioso calore lunare, che dopotutto è più ingannevole che illuminante, non potei non notarne la bellezza. Per uno strano effetto di rifrazione sembrava che ciascuno dei due occhi contenesse una stella, stelle che a ogni suo movimento mostravano nuove bellezze che irradiavano una forza insolita.
Tuttavia ci sono diversi aspetti che ho molto apprezzato.
Sicuramente ho amato le atmosfere perfettamente gotiche della prima parte - superati i capitoli del testamento - nel quale viene descritto il Castello, quella terra così lontana dall'Inghilterra e così diversa, aspra e dura. Un luogo abitato da montanari chiusi e costantemente armati, pronti a difendere tutto ciò in cui credono e il loro territorio così radicato nella loro essenza, nelle loro anime. Un mondo apparentemente barbaro che si contrappone a quello inglese considerato più civilizzato, ma che in verità quasi ti ritrovi a disprezzare visti certi atteggiamenti di supponenza e presuntuosità.
Queste descrizioni oscure, ammalianti, tetre, avvolgono anche tutto ciò che concerne la misteriosa figura della Dama. Ammantata con un semplice sudario bianco - successivamente un simbolo ed elemento fondamentale in diverse scene del romanzo - che la fa quasi brillare come una luce nella notte; addormentata nella sua bara o in cerca di un riparo. Una fanciulla forte ma allo stesso tempo spaventata. Una dama che non sai se definire soprannaturale o umana. I capitoli su di lei sono i più belli, e qui ho ritrovato la stessa bellezza che avevo percepito e tanto amato in Dracula.
Nella seconda parte del romanzo, come ho detto, si passa a un mix di amore, avventura e politica. Sebbene io l'abbia apprezzata di meno, ci sono anche qui alcuni elementi che mi hanno convinta: come, ad esempio, la bellezza di quel popolo che è disposto a morire pur di salvare la propria terra dagli invasori Turchi. Uomini e donne che lottano anche fino alla morte per quello in cui credono. Sono rimasta affascinata dalla descrizione della cultura del luogo, delle credenze e dei rituali o gesti adottati, ma anche dall'idea che quando gli uomini sono impegnati altrove, siano le donne a continuare a lottare nei confini, per non permettere al nemico di avanzare, di spezzare la loro indipendenza. Le figure femminili, quindi, sono importanti.
Lì dentro, adagiata su soffici cuscini e coperta da una trapunta di lana bianca, decorata con minuscoli ramoscelli di pino dorati, stava il corpo di una donna che altri non era che la mia sconosciuta visitatrice. Era bianca come il marmo e le lunghe ciglia nere si posavano sulle guance ceree, proprio come se dormisse.
È un libro che consiglio, quindi?
Sì, ma vi invito a non pensare di ritrovare le stesse atmosfere di Dracula. Non vi aspettate di trovare un romanzo gotico dall'inizio alla fine. C'è molto amore, c'è molta avventura, ma anche una sorta di sfumature politiche. Il mistero che aleggia sulla figura del titolo si svela forse troppo presto, e di prettamente gotico, secondo me, rimane ben poco.
È comunque adatto a chi ha voglia di trovare tra queste pagine un amore molto forte, ma anche avventure e conflitti, e scoprire una sorta di cultura diversa in contrapposizione a quella inglese degli inizi del '900.
Un romanzo piacevole da cui mi aspettavo di più, ma che comunque merita di essere letto, soprattutto per chi vuole conoscere altri lavori di Bram Stoker.