L'isola dei senza memoria, di Yoko Ogawa - Recensione

3 dic 2020

Libri

Letto per la tappa di Novembre di #GiappoMania di Ire_chan_ su instagram: autrici giapponesi.

Ci ho messo un po' a trovare la lettura giapponese giusta, che potesse emozionarmi. Be', posso dire di avercela fatta. Nel mese di novembre con il gruppo di lettura #Giappomania dovevamo leggere un'autrice femminile, e io ne ho approfittato per recuperare finalmente uno dei titoli che Il Saggiatore aveva regalato nel primo lockdown. Arrivata all'ultima pagina ho provato un mix di sensazioni che potrei riassumere in una quieta malinconia che lascia il vuoto nel cuore.

È proprio difficile qui nell'isola riuscire a ricordare le cose perdute.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

L'isola dei senza memoria, di Yoko Ogawa, è un distopico che, sebbene per alcuni elementi ed immagini (come il bruciare i libri) possa ricordare altri titoli del genere, a mio avviso ha una sua particolare originalità.
Siamo in un'isola non ben precisata, in un periodo altrettanto non ben delineato, caratterizzata da qualcosa di misterioso e particolare, quanto terribile se ci si riflette: all'improvviso le cose svaniscono, così, senza un perché, senza un motivo valido né una spiegazione. Tutto quello che fino a oggi conoscevi bene, può scomparire, non lasciando alcuna traccia nella tua memoria. E, ogni volta che un determinato oggetto o animale scompare, gli abitanti dell'isola sono costretti a eliminarlo del tutto. Dai piccoli oggetti, come l'armonica, i francobolli, le caramelle, agli animali come gli uccelli, alle rose, fino ad arrivare ai libri, alle fotografie, e pian piano a cose ben peggiori. Svanisce dal cuore di uomini, donne, anziani e bambini, il suono del carillon, così come i ritratti di famiglia, le parole, il profumo dei fiori, la bellezza della natura, di tutti quegli oggetti che non hanno un mero scopo materiale, ma regalano qualcosa di più profondo.

Ora, fermati a pensarci: da un giorno all'altro quelle cose che conoscevi svaniscono dal mondo, ma anche dalla tua mente, lasciando una serie di vuoti nel tuo cuore. Cosa proveresti? Come ti sentiresti? Non è una realtà terribile? Quando ho letto della scomparsa degli uccelli, delle mie amate rose, ma soprattutto di libri e fotografie mi si è stretto il cuore. Roghi alti fino al cielo per disperdere nel vento o nel fiume ogni traccia. Non sono solo cose materiali, ma anche preziose. Così come lo è la memoria. I ricordi sono importanti, ci permettono di provare emozioni che scaldano il cuore, che ci rendono vivi. Perderli porta a una situazione tremenda: l'essere umano finisce per smarrirsi, per non provare più nulla, solo gelo nel suo cuore, nessuna forma di calore, di emozione, per poi svanire a poco a poco.

Di questo passo, quando non saremo più in grado di compensare le cose scomparse, l'isola si riempirà di vuoti. Mi angoscia l'idea che diventi vuota, inconsistente e che all'improvviso scompaia senza lasciare traccia.

Protagonista è una ragazza, una scrittrice che, orfana dei suoi genitori, vive in una grande casa con l'aiuto di un anziano signore, per lei come un nonno, e svolgendo il suo lavoro in collaborazione con il suo editor R. Con lo svanire dei ricordi, degli oggetti, animali o vegetali, s'inaspriscono anche i controlli, le cosiddette Cacce ai ricordi, ad opera della polizia segreta, che si occupa di portar via ogni persona che non perde e non vuole rinunciare a quei frammenti di memoria. Sì. Perché ci sono anche soggetti che hanno la capacità di non smarrire la loro memoria, e vanno salvaguardati, protetti, persone che devono trovare un rifugio. Ed è così che la protagonista decide di aiutare R., di nasconderlo nella sua casa, in un alloggio segreto che lo proteggerà dall'intervento della polizia. I rischi sono troppi, è vero. Aiutare un ricercato significa porre in pericolo lei stessa e il nonno, ma la ragazza ha già perso troppo e non vuole rinunciare anche a questo legame.

Il romanzo, però, è particolare anche perché presenta una storia nella storia. Oltre a vivere la sua vita, la nostra protagonista scrive anche un libro che è strettamente connesso alla realtà che deve ogni giorno affrontare. Le due narrazioni s'intrecciano, fino ad arrivare a un finale piuttosto simile, che purtroppo come ogni distopico - o quasi - che si conosce, non fa presagire nulla di buono.

Oltre all'originalità di fondo, ho ritrovato anche in queste pagine la delicatezza - se così posso definirla - della scrittura giapponese. Quella capacità di raccontare anche avvenimenti molto forti, come la morte, o in questo caso la perdita della memoria e di se stessi, in maniera quasi leggera, non intricata, non eccessivamente oppressiva. Il romanzo scorre leggero come l'acqua, eppure, riesce a scuotere il lettore, a fargli provare sulla pelle sensazioni non piacevoli.
È ricco di immagini molto evocative che se da un lato ammaliano per la bellezza delle descrizioni - come quando pian piano svaniscono le rose - dall'altro lasciano un vuoto anche nei nostri cuori.
Perché è terribile perdere la memoria delle cose. Dimenticare un profumo, o per cosa fosse utile quel determinato oggetto, bruciare le foto di famiglia perché non ne comprendi più il vero senso, o ancora i libri, incapace di leggere, di apprezzare la bellezza delle parole e i significati nascosti.

Saranno pure dei semplici pezzetti di carta, ma rappresentano qualcosa di profondo: la luce, il vento, l'aria, l'amore e la gioia di chi ha fatto la foto, la timidezza o il sorriso di chi è fotografato. Sono cose che bisogna serbare per sempre nel proprio cuore: era per questo che si scattavano le foto.

Eppure, in tutto questo, sono proprio le parole scritte che possono rimanere, sospese in eterno, grazie a chi riesce a conservare ancora nel proprio cuore quei ricordi, e a chi trova la forza di continuare a scrivere, nonostante tutto.

È un romanzo che mi ha ammaliato, commosso e, come accade soprattutto in questo genere, mi ha portata a riflettere sull'importanza della memoria, su quanto sia doveroso non perdere la bellezza delle piccole cose, del significato profondo degli oggetti, dei ricordi. Perché se questi vengono meno, il cuore si riempie di così tanti vuoti, e pian piano smarrisci anche te stesso.
Sì, certe spiegazioni restano in sospeso, non comprenderai forse mai alcune cose, eppure, quasi non ne senti il vero bisogno.

Una lettura che mi ha emozionata, emotivamente coinvolta, e che consiglio non solo agli amanti del genere distopico, ma a tutti i lettori che amano le belle storie che aprono anche a riflessioni importanti sulla nostra esistenza.

Il tuo cuore sente cose piene di calore, serenità, freschezza, suoni e profumi, mentre il mio non fa che ghiacciarsi sempre di più. A un certo punto si sbriciolerà, si frammenterà in tanti chicchi di ghiaccio per sciogliersi in un posto irraggiungibile.


L'isola dei senza memoria, di Yoko Ogawa
Traduzione di: Laura Testaverde
Casa editrice: IlSaggiatore
Pagine: 250
Prezzo: 24 euro | 10,99 euro ebook
Anno di pubblicazione: 2018

Voto: ♥♥♥♥

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