Negli ultimi mesi sto cercando di allargare le mie letture anche alla letteratura giapponese, grazie a un gruppo di lettura su instagram ideato da ire_chan_ e intitolato #giappomania.
Ammetto di aver avuto un po' di difficoltà ad approcciarmi a un tipo di scrittura diversa dal nostro mondo occidentale, ma non per questo meno affascinante. Proprio ieri ho concluso un'altra raccolta di racconti per il tema di ottobre, che prevedeva la lettura di storie sul soprannaturale, con fantasmi, spiriti, elementi horror o grotteschi.
Ho deciso di dedicarmi alla penna di Ueda Akinari e ai suoi poetici Racconti di Pioggia e di Luna. Attratta dalla poesia del titolo, non ho saputo resistere, anche se... diciamo che durante la lettura ho avuto degli alti e dei bassi. Ai momenti di coinvolgimento si è alternata anche la noia e il desiderio di mollare. Ma ho resistito, e per fortuna, perché poi alcuni racconti mi sono piaciuti anche molto.
In fondo è il problema delle raccolte di racconti: non sempre possono piacerti tutti. Alcuni sicuramente potranno donarti più emozioni di altri.
Non far crescere mai nel tuo giardino i salici che mettono germogli verdi all'arrivo della primavera. Non legarti a una persona dal cuore volubile. I salici crescono subito ma non resistono al primo soffio del vento d'autunno; le persone volubili si legano con facilità ma se ne vanno presto e se i salici rinnovano il loro colore a ogni primavera, una persona infedele non farà più ritorno.
Racconti di pioggia e di luna (Ugetsu Monogatari) racchiude nove storie di fantasmi che hanno influenze cinesi, ma anche ispirati a motivi del folklore, del romanzo e del teatro giapponesi. Pur essendo caratterizzati dalla presenza di questi spiriti, sovente persone morte tornate sulla terra mosse dalla vendetta e dal rancore, non si tratta di storie che spaventano o incutono terrore: la paura infatti è attenuata dalla poesia, e i brividi d'orrore si accompagnano a un'ideale estetico, a una certa emozione per la bellezza.
Tra queste pagine, infatti, c'è spesso l'uso di frasi poetiche, di riferimenti al mondo zen, a tutti quegli elementi che fanno del Giappone una terra lontana ma affascinante.
L'autore li ha scritti nel 1768 e nei suoi racconti cerca di unire l'ambientazione storica - dal X al XVII secolo - con elementi fantastici o riferimenti al meraviglioso.
Già dal titolo poi apprendiamo quali siano gli elementi che ricorrono in ognuna delle nove storie: le notti di luna piena, momenti ideali per l'apparizione degli spiriti, ma anche l'acqua, la pioggia. Assistiamo quindi a storie dove non c'è un vero e proprio orrore, ma più una sensazione di quieta malinconia, di tristezza, di solitudine.
I racconti, come dicevo, sono nove:
- SHIRAMINE (IL PICCO BIANCO)
- L'APPUNTAMENTO DEI CRISANTEMI
- LA CASA FRA GLI STERPI
- LA CARPA DEL SOGNO
- LA GHIANDAIA CELESTE
- LA PENTOLA DI KIBITSU
- LA PASSIONE DEL SERPENTE
- IL CAPPUCCIO BLU
- DIBATTITO SU RICCHEZZA E POVERTA'
Nella maggioranza di queste storie c'è la presenza di un personaggio morto in tragiche circostanze, che torna sulla terra, riprendendo sembianze umane per vendetta o per trasmettere un messaggio o un ultimo saluto alla persona amata. Ma ci sono anche racconti in cui si assiste alla presenza di demoni del folklore introdotti da una pioggia scrosciante - uno dei due temi del titolo - (come ne La passione del serpente), o di spiriti di oggetti (come l'oro, nel Dibattito su ricchezza e povertà).
Personalmente ho molto gradito soprattutto quattro di queste storie:
- L'appuntamento dei Crisantemi, per la forza dell'amicizia tra due uomini che travalica anche la morte;
- La casa fra gli sterpi, che mi ha donato una profonda malinconia e senso di solitudine e tristezza, e in cui spicca la fedeltà sincera e completa di una moglie;
- La pentola di Kibitsu, dove una donna gelosa, umiliata, tradita e abbandonata dal marito, torna nelle sembianze di uno spirito, per vendicarsi;
- La passione del serpente, in cui compare un serpente-demone che si fa donna per amore di un uomo. Forse è quello che più mi ha colpito, soprattutto perché emerge con forza il folklore giapponese. L'idea di volpi, gru, serpenti e altri animali che assumono sembianze femminili per ingannare o attrarre gli uomini mi affascina moltissimo.
Il problema principale durante la lettura, a mio avviso, sta nel non conoscere la storia giapponese. In effetti, sono tutti racconti dove l'ambientazione storica è molto forte, e se non si è esperti della cultura e del mondo Giapponese si ha la sensazione di sentirsi persi, nonostante le molte note. È sicuramente una lettura perfetta per chi studia o è molto interessato alla storia Giapponese, ma per chi, come me, si approccia per la prima volta o comunque sa poco, la lettura si fa in un certo senso più ardua, a tratti noiosa.
Altra cosa che non ho gradito, ma si tratta di una questione tecnica del libro, è la presenza delle note alla fine del libro. Voltare costantemente le pagine, fa anche disperdere un bel po' l'attenzione, secondo me.
Comunque resta un bel modo per conoscere un poco la storia e il folklore giapponese, e sicuramente uno spunto valido per chi ha voglia di leggere storie di fantasmi, dove l'orrore è però mitigato dalla poesia.
Racconti di pioggia e di luna, di Ueda Akinari
Traduzione di: Maria Teresa Orsi
Casa editrice: Marsilio
Pagine: 210
Prezzo: / preso dalla biblioteca
Anno di pubblicazione: 1989
Voto: ♥♥♥