Pene d'amor perdute, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

27 nov 2020

Libri

Lettura di Novembre per il mio progetto: #aTeatroconShakespeare.

Per la tappa di Novembre del mio lungo e interessante viaggio nel teatro del Bardo, ho letto un'altra commedia: Pene d'Amor Perdute.
Devo ammetterlo, non è stata un'opera facile, perché la complessità non sta nella trama o nei personaggi, ma nell'uso del linguaggio, o meglio di diversi registri linguistici. Tema fondamentale è proprio questo: la lingua usata dai vari gruppi di personaggi, infarcita spesso di metafore e termini latini, arricchita da sonetti, versi, filastrocche, che richiedono un'attenzione in più all'opera.

Fonti:

In questo caso non ci sono fonti ben precise, anche se ci sono riferimenti alla Commedia dell'Arte e alle commedie di John Lyly.

Si ritiene che sia stata composta tra il 1592 e il 1594 - periodo in cui i Teatri erano chiusi a causa della peste - e recitata davanti a un gruppo ristretto di aristocratici e alla regina stessa nella seconda metà del 1594. Comparve poi nell'edizione in-quarto del 1598 e poi nell'in-folio del 1623.

Pensieri sull'opera

BEROWNE: Così le stelle fan piovere guai su chi non tiene la parola.

In Pene d'amor perdute la trama è molto semplice: Ferdinando, re di Navarra, impone un editto che prevede per tre anni il rispetto di un'ideale di vita ascetica e rigorosa. 
Gli uomini devono dedicarsi allo studio, e sottostare a tre regole fondamentali: non vedere mai o trascorrere del tempo con una donna, non toccare cibo almeno un giorno a settimana e mangiare solo un pasto nei restanti, e dormire solo tre ore a notte.

Questo patto viene siglato insieme ad altri tre baroni: Longaville, Dumaine - i quali subito lo firmano - e Berowne che ha delle titubanze, soprattutto per un motivo ben preciso. Come si può rispettare il patto, se di lì a poco giungeranno a corte la Principessa di Francia e le sue tre dame? Si comprende subito quale sarà l'esito delle trama.
Il re e i tre baroni, infatti, s'innamoreranno delle quattro donne, e diventeranno ben presto spergiuri.

Accanto a questi personaggi aristocratici, ne ruotano altri che possiamo suddividere in tre gruppi da tre e che hanno diversi registri linguistici a seconda anche del ceto sociale:

  • Don Natalino, il curato; Oloferne, il maestro di scuola; e Don Adriano de Armado, il cantastorie smargiasso spagnolo: in loro c'è un'ostentazione del linguaggio più erudito, con l'uso di latinismi, metafore, citazioni, alle volte anche eccessive.
  • Il gendarme Intronato, il contadino Melacotta, e Giachenetta, la ragazza che munge le vacche, appartenenti al gruppo dei popolani, con un linguaggio più semplice, ma in un certo senso più vero.
  • E, infine, i servitori: Bruscolino, paggio di Armando, Boyet, nobile francese, e Marcadé, il messo.

È una commedia eufuistica che parla di amore e sentimenti, ma che si fonda soprattutto sul linguaggio che risulta troppo pomposo, quasi artificiale, ricco di versi, metafore, allusioni sessuali, ma anche filastrocche. Siamo in un'epoca in cui il gentiluomo doveva rispettare certe convenzioni sociali, studi e l'arte del buon parlare, ma che alla lunga può apparire vuota, falsa, se non seguita da azioni concrete.
E di questo se ne accorgono ben presto le donne protagoniste: la Principessa di Francia, Rosalina, Maria e Caterina. Sono loro a mostrare più sagacia e intelligenza, arrivando anche a burlarsi dei loro spasimanti che, di fronte a un gioco di travestimenti - che tanto piace al Bardo - non riconoscono più le rispettive donne di cui sono innamorati.

L'opera inizia, quindi, con una promessa ben presto infranta, e si chiude non con dei matrimoni, ma con un'altra promessa: rispettare un anno di digiuno o di altre prove richieste dalle donne ai loro rispettivi amori, per poterle, infine, sposare.

Non è una commedia semplice, a mio modesto avviso, appunto perché gioca molto sui vari registri linguistici, e su uno stile elaborato che sembra quasi una sorta di grande esercizio su cui gioca e lavora il Bardo Inglese. Un'opera cortese più orientata a un pubblico ristretto, forse, quello aristocratico, che presenta anche molta ironia sulle convenzioni sociali dell'epoca.

Alla fine nasce una riflessione: a che serve uno stile così aulico, pregno di metafore e versi poetici, se a tali parole non seguono dei fatti? Non è meglio uno stile più semplice e anche più vero?
Parlare d'amore è importante, ma lo è altrettanto farlo nel modo giusto.

Mi è piaciuta? Diciamo che mi ha fatto molto sorridere in alcune parti, e ho adorato le figure femminili che cercano di far comprendere agli uomini le assurdità commesse o dette, anche attraverso un gioco di travestimenti che possa metterli alla prova. Non è stata però una lettura facile, appunto per questa ricerca stilistica non così semplice da seguire. Tuttavia, mi è piaciuto molto questo contrasto tra le convenzioni sociali che prevedevano determinate regole linguistiche, e l'importanza, invece, della genuinità e spontaneità dei sentimenti che risultano vincenti.

Da un punto di visa più teatrale, immaginandolo come spettacolo che io sto guardando a teatro, ho particolarmente trovato efficace e interessante il momento in cui i tre baroni e il re rivelano di aver scritto dei versi alle rispettive donne, in un gioco d'incastri che fa sorridere. Uno dopo l'altro si accusano di essere spergiuri, per poi arrivare a scegliere un'altra via.

Però, ecco, non rientra sicuramente tra le mie preferite.


Concludo questo articolo con due curiosità:

  • In una nota dell'edizione che ho letto, il curatore sostiene che le dame di quest'opera anticipano con il loro spirito antimaschilista le scene femminili di Molto rumore per nulla, e che la Principessa di Francia ha molto della sicurezza e dell'intraprendenza di Beatrice.
  • Nel testo troviamo la più lunga parola presente nella lingua inglese che contenga consonanti alternate a vocali: honorificabilitudinitatibus.

Quest’opera fa parte del libro Shakespeare Opere Complete, pubblicato da Garzanti. Prefazione, traduzione e note sono – in questo caso – di Nemi D'Agostino.

Voto: ♥♥♥.5

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