L'inferno degli specchi, di Edogawa Ranpo - Recensione

16 ott 2020

Libri

Letto per il Gruppo di Lettura su Instagram #Giappomania di @ire_chan

La prima parola a cui ho pensato concludendo questa raccolta di racconti è stata: disturbo.
Credo che possa descrivere esattamente lo stato d'animo provato durante la lettura. Racconti angoscianti, in cui a far paura non è la presenza di mostri o creature oscure, ma... l'uomo. L'umanità e la sua malvagità, il suo lato oscuro, la sua follia, la capacità di immaginare e narrare storie che non sai mai se siano realtà o mera apparenza, fantasia.

È la prima volta che leggo un libro di Edogawa Ranpo, ma la mia opinione è certamente positiva. Chi era costui?
Pseudonimo di Taro Hirai, Edogawa Ranpo è stato uno dei maestri del giallo, del gotico e del fantastico giapponese. In questa raccolta, pubblicata in Italia da Mondadori nella collana Urania, sono inseriti nove racconti che spaziano tra detective stories a sfumature più grottesche e disturbanti. Non ci sono demoni strani, spettri, o altre creature dell'oscurità ma, come dicevo, si scandaglia l'animo umano, capace di grandi gesti di gentilezza, ma anche di orrore quando si lascia libera la componente irrazionale, oscura, terribile che tutti in fondo abbiamo.

Se non c'è nessuna distrazione ad alleviarla, la paura è un'emozione che aumenta sempre più d'intensità.

© una valigia ricca di sogni

Tra queste pagine si riflette molto sulla cattiveria umana, sull'abilità di intrecciare realtà e finzione, sullo stupore, ma anche sul lasciarsi avviluppare da quei lati oscuri della mente che ci portano a compiere gesti terribili anche verso creature innocenti. L'orrore scorre ugualmente in questi racconti, unito alla follia, all'essere preda di istinti dettati dall'odio, dall'invidia, dai desideri sessuali violenti e depravati, dalla sete di sangue che sembra donarti la sensazione di star bene a ogni delitto commesso.

E forse, quando è l'uomo a essere la fonte dell'orrore, e non meri mostri frutti principalmente di paure ancestrali, il turbamento emotivo è ben più forte, ben più violento. Disturbante. Ecco.

Come dicevo, i racconti sono nove. Alcuni possono avere dei temi comuni, ma tutti in qualche modo hanno scatenato quella sensazione di disturbo che continuo a precisare. Anche se lo ammetto, alcuni finali mi hanno anche spinta a sorridere, colta da spiegazioni che non mi sarei mai aspettata e mi hanno sorpresa, stupita, e per questo li ho molto apprezzati.

  • La sedia umana
    Yoshiko è una famosa scrittrice che viene ogni giorno sommersa da lettere di ammiratori che lodano le sue opere. Una lettera voluminosa, più di ogni altre, solletica la sua curiosità. Una lettera che non può non turbare. Tra quelle pagine scorre una storia di ossessioni, ma anche di perversione, di desideri nascosti, e che ha per oggetto soprattutto una sedia/poltrona. Può un oggetto di uso quotidiano essere causa di pericolo?
    Tema principale di questo primo racconto è sicuramente il filo sottile che lega la realtà al mondo fittizio. Ciò che sta leggendo è una vera confessione o solo un racconto?


  • Il test psicologico
    Fukiya è un ragazzo brillante e diligente, vero e proprio orgoglio dei suoi professori dell'Università di Waseda, a Tokyo. Ma la sua vita apparentemente tranquilla viene turbata da un profondo e oscuro desiderio: quello di creare il crimine perfetto. Uccidere una vittima per impossessarsi del suo denaro e far incolpare il suo amico Saito. Ma la sua intelligenza, la perfezione del piano, basteranno davvero a farlo salvare?


  • Il bruco
    Inquietante, disturbante, grottesco. Forse è il racconto che più mi ha turbato e che ho fatto fatica a leggere, pur avendolo trovato davvero ben fatto. Tokiko trascorre le sue giornate ad accudire con assoluta devozione suo marito, il tenente Sunaga, orribilmente deturpato dalla guerra. Sunaga ha perso le braccia e le gambe, è sordo e non può parlare. La descrizione che ne dà l'autore è talmente nitida da provocare una sorta di pietà ma anche disgusto per la sua sorte. Ma qualcosa turba l'animo della donna, che si sente pervasa anche da una sensazione di perversione, da un sentimento di godimento nell'infliggere dolore. Una storia intima e crudele, con un finale che sorprende.


  • La rupe
    La particolarità di questo racconto è che è scritto come se fosse un'opera teatrale. I protagonisti sono un uomo e una ragazza che durante un viaggio alle terme, siedono su un masso in cima a una rupe, e rievocano i ricordi, la morte del precedente marito di lei.
    Qui è facile riflettere sul potere della suggestione, che può portare un individuo a commettere un delitto perché orientato in maniera dirette o indiretta da un'altra persona. Ma chi è la vera vittima e chi il carnefice?


  • L'inferno degli specchi
    Racconto il cui titolo è riproposto nella raccolta, parla di Kan Tanuma un ragazzo ossessionato dagli specchi, o meglio da qualsiasi tipo di lente che può riflettere la sua immagine: lanterne magiche, telescopi, lenti di ingrandimento, caleidoscopi, prismi ecc. Assorbito dallo studio della fisica e dell'ottica, come un novello scienziato pazzo, inizia a sperimentare, costruendo un vero e proprio laboratorio, colmo di queste superfici riflettenti. L'ossessione, però, si sa può portare a perdere il lume della ragione, e qualcosa di strano accade.


  • I gemelli (confessione di un condannato a morte al cappellano)
    Come si evince dal sottotitolo, il racconto si concentra sulla confessione di un crimine da parte di un uomo verso il suo gemello. Qui si parla ancora una volta di ossessione, di invidia, di senso di colpa, con morti che perseguitano ancora i vivi, turbando la coscienza macchiata dal delitto commesso. Torna, quindi, il tema del delitto perfetto, che però pian piano subisce delle incrinature.


  • La camera rossa
    Un altro di quelli che più mi è piaciuto.
    Sette uomini si riuniscono nella cosiddetta Camera Rossa per raccontarsi raccapriccianti storie d'orrore. Quella sera, in particolare, il nuovo arrivato Tanaka, decide di esporsi, narrando una storia di delitti e omicidi, di un uomo che prova un vero e proprio piacere a uccidere il prossimo, ma facendolo come se fosse una semplice morte del tutto accidentale. Uccide per pura noia, per colmare quella forte tensione oscura dal quale è pervaso.
    Ma... anche qui torna il concetto di Realtà e Racconto Fittizio. Quanta verità c'è in quel racconto?
    Sicuramente il finale sorprende!


  • I due menomati
    Saito e Ihara, mentre giocano tranquillamente a scacchi giapponesi, fanno un vero e proprio tuffo nei ricordi. Saito narra delle sue strazianti esperienze nella battaglia di Tsingtao, che lo hanno portato anche a essere orribilmente sfigurato. Ihara, invece, confessa una storia terribile della sua giovinezza: quando a causa del suo sonnambulismo, si è ritrovato a compiere atti che violano la legge. Atti inconsci, che lo hanno profondamente turbato. Ingenuità, fiducia verso l'altro, sensi di colpa si intrecciano in questa semplice narrazione con un risultato finale che fa aprire gli occhi, non solo al protagonista.


  • Il viaggiatore con il quadro di stoffa
    L'ultimo racconto mi è piaciuto moltissimo, forse perché intreccia l'arte a una sorta di storia d'amore assurda, quanto tragica. Siamo in una carrozza ferroviaria e il narratore conosce un individuo strano e solitario, che nasconde una sorta di quadro in stoffa. Incuriosito viene spinto dal bizzarro uomo a osservare meglio l'opera, tramite anche l'aiuto di un particolare binocolo. Al centro del quadro sono rappresentate due figure, due bambole di pezza rappresentanti una giovane ragazza, e un anziano dai capelli bianchi che sembrano profondamente innamorati. Parte da qui il racconto di quel quadro. Una narrazione inquietante, assurda, un sogno d'amore da seguire anche a costo di rischiare la propria vita. Anche qui torna il tema dell'ossessione, ma anche del legame invisibile che lega la realtà alla finzione, con l'aggiunta di sfumature fantastiche. Tutto ciò narrato è verità? O si tratta solo del delirio di un pazzo?


È una raccolta di racconti dalle sfumature grottesche perfetta anche per la stagione autunnale e il clima di Halloween. Non ci sono mostri, no, ma spesso sono le azioni umani o gli oggetti quotidiani a nascondere l'orrore più grande.
Se siete amanti di Edgar Allan Poe e volete conoscere la narrativa giapponese, vi invito a scoprire questo autore.
Una curiosità? Provate a leggere ad alta voce lo pseudonimo Edogawa Ranpo, quale nome vi sembra di sentire, in verità? Eh sì, è un vero e proprio omaggio alla sua fonte di ispirazione, proprio quel Edgar Allan Poe che vi ho citato!

Voi avete mai letto qualche suo racconto? Che cosa ne pensate?

p.s. Non chiedetemi perché sia stato pubblicato in una collana di Fantascienza. Non aspettatevi racconti di questo genere, anzi!


L'inferno degli specchi, di Edogawa Ranpo
Casa Editrice: Mondadori, Collana Urania
Traduzione di: Laura Serra
Prezzo: 5,50 euro (io l'ho preso in biblioteca)
Pagine: 210
Anno di pubblicazione: 2011

Voto: ♥♥♥♥

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