IT, di Stephen King - Recensione

21 ott 2020

Libri

Lettura per la challenge su instagram #librividirc di Luglio.

Se penso a IT visualizzo la me bambina che dopo aver visto il film del 1990 rimase abbastanza traumatizzata, tanto che anche oggi i pagliacci e i ragni mi fanno schifo.
Se penso a IT rivedo anche la me adolescente, che si teneva alla larga dai libri di King, soprattutto da quel mattoncino di più di 1200 pagine con quel titolo breve.
Poi ho iniziato ad approcciarmi ad altri generi, altri autori, e ho deciso, pochi anni fa, di superare il mio blocco e scoprire Stephen King.
E mi sono innamorata della sua scrittura, dei temi, dei personaggi. Ho provato finora molte emozioni, diverse ma intense. E ormai ho intenzione di recuperare tutti i libri che abbiamo in casa. A luglio ho iniziato il mio tormento d'infanzia, concluso poi ad agosto (la recensione arriva solo ora, per dei problemi con il blog). E... sono contenta di aver superato il mio timore, perché ho amato questo libro, e vi consiglio di recuperarlo al più presto se non lo avete già fatto!

Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia. IT, Stephen King

Derry, 1957.
Un bambino in impermeabile giallo e stivaletti rossi insegue spensierato la sua barchetta di carta di giornale lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia. Ma il suo ninnolo costruito dal suo amato fratello cade in un tombino di scarico.
Il bambino guarda nell'ombra, e due occhi gialli incontrano i suoi.
Un animale? Un pagliaccio?
O forse, sarebbe più opportuno dire l'immagine del terrore che a distanza di anni torna a serpeggiare tra le strade della cittadina americana.
Georgie, questo il nome del bambino di sei anni, cade. Il suo braccio è spezzato, come la sua vita. Ma da quel momento, quella di suo fratello Bill e, in seguito, del gruppo di amici che incontrerà nel suo percorso, in quella successiva terribile estate del '58, sarà sconvolto per sempre.

Bill desidera vendetta. Per suo fratello, per strappare l'orrore a quella città.
Ma il marcio, quell'odore di fogna, emerge solo per colpa di quello strano mostro? Non è forse insito nell'animo umano?

C'era un clown nello scarico. La luce là dentro era molto fioca ma bastava perché George Denbrough fosse sicuro di quel che vedeva. Era un clown, come quelli del circo o della TV. Per la precisione, era un incrocio fra Bozo e Clarabella, quella (o quello? George non aveva mai capito se era maschio o femmina) che vedeva in un programma di bambini, il sabato mattina. La faccia del clown nello scarico era bianca e c'erano buffi ciuffi di capelli rossi ai lati della testa pelata e c'era un gran sorriso da pagliaccio dipinto sulla bocca. Se tutto questo fosse avvenuto solo qualche anno dopo, George avrebbe certamente pensato a Ronald McDonald prima che a Bozo o Clarabella.

Derry, 1984.
Adrian Mellon è deriso, sbeffeggiato, umiliato soltanto perché ama un altro uomo. In una piccola città piena di pregiudizi, è facile essere la cavia perfetta per il divertimento di bulli senza rispetto. Adrian è gettato nel canale della città da un gruppo di ragazzi che trovano nei suoi atteggiamenti un affronto. Ma, chi è quel tizio con i palloncini che ne porta via il corpo?
Ancora una volta un pagliaccio.
Un assassino.
Anni dopo il male si risveglia, e Bill e i suoi amici Beverly, Ben, Stan, Richard ed Eddie vengono richiamati da Michael, l'unico rimasto in città, che li spinge a rispettare il patto siglato in quella famosa e tragica estate del 1958.

Tornare indietro, riaffrontare paure che pensavi di aver dimenticato, chiudere un cerchio. È questo quello che devono fare, ormai adulti. Riusciranno a sconfiggere il loro terrore, a chiudere con il passato, ed eventi e persone che hanno segnato e turbato profondamente le loro vite, e chiudere definitivamente i conti con IT?

Riuscirà Derry a essere eliminata dal male, o cadrà con esso?

Riassumere questo libro in poche frasi è davvero complicato.
Soprattutto perché è un peccato svelare troppo, ma anche perché IT è un libro davvero denso. Non mi riferisco solo al numero di pagine - ben 1238! - ma anche per le tantissime descrizioni, e per i molti temi toccati.
Si parla, infatti, di bullismo, di violenza domestica, di lutti, di omofobia, dei difficili rapporti tra genitori e figli, ma anche di amicizia, quella vera, forte, nata a volte per caso, ma che resiste, nonostante tutto.⁣

Forse non esistono nemmeno amici buoni o cattivi, forse ci sono solo amici, persone che prendono le tue parti quando stai male e che ti aiutano a non sentirti solo. Forse per un amico vale sempre la pena persino morire per lui, se così ha da essere. Niente amici buoni. Niente amici cattivi. Persone e basta che vuoi avere vicino, persone con le quali hai bisogno di essere; persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore.



IT affronta il tema delle Paure, delle quali questa creatura antica, questo Male puro, si serve per trarne energia, sostentamento. IT prende la forma delle angosce più profonde delle persone, le plasma, e cerca di “cibarsi” soprattutto dei bambini, che in quanto a paure e fantasie son più facili da attirare.⁣

È anche un romanzo di crescita, di formazione, di coraggio.⁣
Della scelta tra bene e male.⁣⁣
E anche qui mi sono accorta di quanto faccia più paura la violenza degli esseri umani rispetto ai mostri veri e propri.⁣

Ognuno dei Perdenti, così si chiamano nel club che formano nell'estate del '58, viene presentato ai lettori da King a 360 gradi. Apprendiamo non solo i loro pensieri, ma anche le loro storie, i rapporti con le loro famiglie, le loro paure. IT, infatti, non appare sempre nella forma più conosciuta di Pennywise, il pagliaccio ballerino, ma di volta in volta acquisisce forme e sfumature diverse: Bill viene scosso dalla foto di suo fratello, che sembra ammiccare; Beverly vede del sangue nel lavandino che non riesce a pulire; a Ben appare nelle vesti di una mummia; Eddie viene importunato e rincorso da un vagabondo lebbroso; Richard lo vede come un mannaro; Stan come i fantasmi dei bambini morti alla cisterna cittadina e infine appare a Mike come un mostruoso uccello gigante. It, però, è un mutaforma che può benissimo incarnare qualsiasi paura, qualsiasi timore che abbiamo e da cui ci lasciamo possedere.

A Derry certe cose era meglio non vederle e non sentirle... finché non fosse tutto finito.

Eppure, come dicevo, forse quello che ha scatenato particolarmente le mie riflessioni e la mia angoscia sono le azioni umane. Qui, si potrebbe dare la colpa all'influsso di IT, che è da sempre parte di Derry (forse IT è Derry e Derry è IT), ma in verità quante delle descrizioni possono essere reali?

C'è il continuo riferimento all'arte di voltarsi dall'altra parte, quando accade qualcosa di brutto, di non vedere, di non sentire, di non intromettersi.
C'è bigottismo e violenza. Gay vengono maltrattati, perché considerati diversi e inopportuni. C'è la violenza domestica molto evidente nella figura di Beverly: da ragazzina, picchiata da suo padre, da adulta immersa in una storia che non ha niente di simile all'amore. È come se si fosse sposata con l'incarnazione dell'uomo che l'ha messa al mondo.
Ma anche il bullismo e il razzismo sono molto forti. Mike, infatti, è un ragazzino nero la cui famiglia è sempre stata vista male dal loro vicino - con ben poco sale in zucca! -, e anche lui viene maltrattato costantemente dal figlio, il bulletto principale della storia, Henry.
Ma anche Eddie e Ben sono vittime perfette, con il loro legame quasi morboso con la madre e la sua asma per il primo, e i chili di troppo per il secondo.

E poi abbiamo la storia di Bill.
Al momento della morte del fratellino, nella sua famiglia è come se calasse il gelo. Non ci sono più discorsi, né calore. È come se morto un figlio, anche l'altro fosse scomparso. La situazione in casa risulta pesante. Eppure, Bill il tartaglia, il balbuziente, dovrà trovare la forza per guidare il gruppo contro quella terribile creatura.

C'è il tema della memoria, che svanisce una volta lasciata la città, ma riappare con forza quando il male torna a serpeggiare in quelle vie, o meglio, nelle fogne.
O ancora quello dell'infanzia perduta, dell'amore.
Insomma, c'è tanto da scoprire, tanto da scrivere, per non parlare anche dell'aspetto forse più fantascientifico che coinvolge proprio IT, il suo arrivo a Derry, il suo nemico primordiale, la sua forma materiale e quella più vera, quei Pozzi Neri nel quale rischi di smarrirti per sempre; e ancora il famoso Rito di cui però non voglio dire di più.

La finzione gli medicava l'anima.



È un romanzo che alterna costantemente passato e presente, diverse voci e pensieri, in un cerchio che deve essere chiuso. Perché c'è una promessa fatta nell'infanzia: tornare a Derry se il mostro si risveglierà. Tornare indietro e finirlo una volta per tutte.⁣

Certe mie paure restano, ma posso dire di essere felice di averlo recuperato.⁣
È un romanzo ricco di temi, di riflessioni, di paure, ma anche bellezza.⁣
E la meravigliosa amicizia che lega i Perdenti resterà sempre impressa nel mio cuore.⁣



Vi consiglio di recuperarlo se ancora non lo avete fatto. anche perché nonostante la sua mole, si legge davvero con piacere.

Stanno stretti
sotto i letti
sette spettri 
a denti stretti.


IT, di Stephen King
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Traduzione di: Tullio Dobner
Pagine: 1238
Prezzo: / Prima edizione
Anno di pubblicazione: 1987

Voto: ♥♥♥♥♥

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