Sei anni fa ho letto un romanzo storico su una pittrice i cui dipinti mi avevano molto toccato, per la loro bellezza, ma anche per la forte carica espressiva e gli atti a volte violenti compiuti dalle donne rappresentate.
Mi piaceva l'idea che accanto a tanti nomi di artisti uomini, ci fosse stata una grande donna che è riuscita a imporsi a suo modo nel panorama artistico dell'Italia del Seicento, al pari dei suoi colleghi.
Il romanzo era La Passione di Artemisia, di Susan Vreeland, che vi invito a leggere perché nonostante alcune note romanzate, riflette bene l'immagine di una donna coraggiosa e forte, che si è dovuta scontrare con una mentalità maschilista e prevaricatrice. Figlia di un mondo violento, dove non si aveva alcun riguardo per le donne.
Qualche settimana fa è uscita in edicola una delle monografie che fa parte della collana Le Grandi donne della Storia, in collaborazione con il Corriere della Sera, ispirata proprio ad Artemisia Gentileschi, pittrice e donna di cui vi voglio un po' parlare oggi.
Questa breve biografia curata da Filippo Danovi ci dona un ritratto della vita e della personalità di Artemisia Gentileschi, oltre a una panoramica di gran parte delle sue superbe opere d'arte. Dopo una linea temporale che ripercorre la vita della pittrice romana, e della storia dell'epoca in cui è vissuta, si procede analizzando la dimensione privata e pubblica, per poi riflettere brevemente sulle parole scritte da Artemisia e su quel che hanno detto di lei. Tutto è arricchito, infine, con una preziosa bibliografia che può spingere i lettori interessati all'argomento ad approfondire questa affascinante figura attraverso altri testi.
Inizio subito con l'esprimere il mio personale pensiero sul libro per poi passare a parlare in maniera più approfondita di lei.
In linea generale ho trovato questo testo molto interessante, ma avrei voluto un maggior approfondimento. Gran parte delle informazioni lette le conoscevo già, anche grazie al romanzo di cui vi parlavo, ma anche semplicemente facendo ricerche online, quindi forse non offre molto di più. Tuttavia, può essere un primo approccio da cui partire, per poi cercare altri libri che possano permetterci di approfondire non solo la personalità e la storia di Artemisia, ma anche le sue opere d'arte.
Ma chi era Artemisia Gentileschi?
E perché è stata inserita tra le Grandi Donne della Storia?
Artemisia Gentileschi nasce a Roma l'8 luglio del 1593 da Orazio Lomi Gentileschi e Prudenzia. Figlia primogenita a cui seguiranno tre fratelli, perde la madre - e quindi l'unica figura femminile - da bambina. L'infanzia e l'adolescenza le trascorre nella casa-bottega di suo padre, famoso pittore, che è costantemente frequentata da numerosi artisti. Artemisia quindi muove i primi passi nel mondo della pittura, unica tra i fratelli a seguire la passione di suo padre, e assorbendo dalla sua arte quanto più possibile. La ragazza lo aiuta spesso nelle varie preparazioni, osserva, prende nota, e pian piano anche lei inizia a dipingere. Prima opera è la famosa Susanna e i Vecchioni, che successivamente tornerà a riproporre in varie e più mature versioni.
Cresce respirando la bellezza dell'arte, l'odore delle vernici, e prende a riferimento non solo lo stile di suo padre, ma anche quello di Caravaggio, con quegli sfondi scuri, da cui emergono e risaltano, attraverso un delizioso e particolare gioco di luci, le figure umane. Uno stile pittorico che personalmente amo moltissimo.
La sua vita felice viene però bloccata da un evento terribile, un atto di violenza di cui ancora oggi si parla molto anche in riferimento alle sue successive opere artistiche. All'età di 18 anni, infatti, Artemisia viene violentata nella sua casa da Agostino Tassi, trentenne collaboratore di suo padre, che con la complicità di Cosimo Quorli e di Tuzia Medaglia - personaggi che ruotavano anch'essi nella casa-bottega del Gentileschi - riesce a rimanere solo con lei. Inizia così il periodo più brutto della sua vita. All'epoca l'unico modo che aveva una donna di risollevare il suo onore dopo una simile atrocità era il matrimonio. Ma la proposta che le viene fatta dal Tassi si trasforma subito in una chimera, un'illusione. Il pittore, infatti, è già sposato.
Su questo punto mi soffermo un attimo.
Orazio Gentileschi sa dell'atto di violenza, ma da principio tace, e anzi spinge quasi sua figlia a continuare per alcuni mesi quella relazione con l'uomo. Ma nel momento in cui si scopre che il matrimonio non si farà, rompe il silenzio e lo denuncia. La cosa che turba è che un padre non lo fa per proteggere la figlia, o perlomeno non solo per questo, ma per eliminare un collaboratore ormai sgradito dal punto di vista lavorativo. Ed è triste.
E lo è ancora di più se si pensa al processo che di lì a poco ha inizio.
Un processo che alla fine infierisce più sulla vittima di stupro che sul violentatore.
Artemisia, infatti, viene subito accusata di dubbia moralità. E se fosse stata lei a sedurre Agostino con la sua seduzione e le sue malie? Tutti sembrano andare contro di lei, accusarla, eppure sorprende la sua fermezza durante il suo interrogatorio: risponde con lucidità, descrivendo con freddezza e precisione nei dettagli la violenza subita. Eppure ciò non basta. La ragazza sarà sottoposta a umilianti visite ginecologiche pubbliche per accertare la perdita della verginità, ma addirittura anche alla tortura! Con un mezzo davvero ignobile, soprattutto per chi vive di arte: verrà, infatti, torturata con il supplizio della Sibilla, con corde che vanno a tirare e schiacciare le sue dita. Ma anche in questo caso supera tutto con una certa dignità.
Alla fine il processo si conclude con la colpevolezza dell'accusato, che però ha un retrogusto amaro. Infatti, Agostino dovrà scegliere tra il carcere e l'esilio, e ovviamente opterà per il secondo - ma tornerà comunque ben presto a Roma -.
Vittima di un uomo che l'ha violentata, ma anche di un padre che non l'ha protetta, e di un'intera società pronta a puntare il dito sul soggetto leso, anziché sul violentatore, Artemisia riesce comunque ad andare avanti. Nonostante la diffidenza della gente, le offese pubbliche, l'immagine di una donna dissoluta che volevano cucirle addosso, Artemisia non assunse mai atteggiamenti da vittima, ma anzi si mostrò volitiva e determinata. E soprattutto una donna libera. Lasciò il marito, trovò un amante. Fu al pari - dal punto di vista artistico - di molti colleghi uomini del suo tempo.
I suoi dipinti - a mio parere meravigliosi - hanno quasi sempre come vere protagoniste le donne: eroiche, pagane, bibliche, sante, mitologiche. Soggetti che riempiono le tele, che catturano lo sguardo, e che molto spesso diventano il riflesso reale e intimo della pittrice - che modella i personaggi biblici, o pagani, sulle sue fattezze. Donne, come lei, dal temperamento indomito e di grandissima forza, pronte a commettere anche atti violenti pur di vendicarsi. Affiancate sovente da altre donne che ne sostengono l’azione: una forma di solidarietà femminile che ad Artemisia è mancata nel momento dello stupro.
Molti critici d'arte si sono spesso soffermati sulla violenza subita per cercare di comprendere le sue opere. I dipinti diventano come un modo di esorcizzare la violenza subita. Tuttavia, è interessante e importante soffermarsi anche sul suo talento, evidente. Guardate i suoi quadri, perdetevi nella bellezza delle donne da lei tratteggiate. Sono sicura che ve ne innamorerete.
Artemisia Gentileschi è stata davvero una grande donna della nostra Storia. Da scoprire e amare. Alcuni l'hanno vista anche come simbolo del femminismo. In fondo, quante volte ancora oggi nelle sentenze di stupro si tende a puntare il dito più sulla vita che sul carnefice? Quante volte non si ascoltano le parole della donna, la si accusa di aver istigato l'uomo a compiere simili atti? E come dimenticare quei processi in cui si chiede alla vittima se ha goduto? Riflettiamoci.
La bellezza di Artemisia, oltre nella sua intelligenza, nel suo carattere forte e deciso, sta anche nella sua capacità di superare quel momento di buio, le offese gratuite, e dimostrare attraverso i suoi dipinti quanto effettivamente vale. Trasmettere forza e bellezza, e farle arrivare fino a noi.
Un personaggio femminile che adoro, così come le sue opere che riescono sempre a scatenare forti emozioni.
Artemisia Gentileschi, di Filippo Danovi
Le Grandi Donne della Storia, in uscita con il Corriere della Sera.
Pagine: 152
Prezzo: 6.90 euro
Anno di pubblicazione: 2020
Voto: ♥♥♥.5