Alla fine Marta tornò a Holt. Quando ho saputo dell'uscita di quest'ultimo - purtroppo - libro di Kent Haruf non vedevo l'ora di tornare in una delle mie case letterarie preferite. Certo, a Holt la comunità è piccola, è intrisa di luci ma anche di molte ombre. Sai perfettamente che una volta tornata in quella pianura americana ti ritroverai a scoprire vite normali, persone alle quali finisci per affezionarti, altre per le quali non riesci a non provare sentimenti negativi, ma una cosa è ancor più certa: vivrai emozioni molto forti, siano esse belle o brutte. Ed è questo quello che cerco nei libri. Un'emozione intensa, delle riflessioni importanti, dei personaggi che pian piano impari a conoscere e sai che resteranno nel tuo cuore per sempre. Kent Haruf me ne ha fatti incontrare molti. Tante vite spesso non facili. Scelte complicate che possono portare a contrasti, divisioni, allontanamenti. Ma anche sentimenti più teneri, che sfociano in un amore che scalda il cuore. Sono storie di vita quotidiana che spesso passano in secondo piano, di cui poco si parla, ma che sanno regalare al lettore sensazioni così forti da segnarlo.
Posso affermare ormai con sincerità e sicurezza che Kent Haruf sia uno degli autori che più amo. Ho letto tutti i suoi libri, e ringrazio la NN editore per avermi permesso di conoscerlo e anche per questa copia omaggio (grazie, Francesca!).
Il libro esce in libreria il 18 giugno. Un consiglio dettato dal cuore? Compratelo. Acquistate tutti i suoi libri. Andate ad Holt, perdetevi tra le sue pagine, superate il primo turbamento sul suo stile, e lasciatevi avvolgere da tutte le emozioni che finirete per provare. Holt poi vi mancherà. Infatti, ho tutto l'intenzione di tornarci, appena possibile. La strada di casa è il secondo libro scritto da Haruf, uscito negli Stati Uniti nel 1990, sei anni dopo Vincoli, e nove anni prima della Trilogia della Pianura.
Alla fine Jack Burdette tornò a Holt.
Il libro si apre così, con un ritorno a casa. Un ritorno che riapre ferite che non si sono mai perfettamente rimarginate. Jack Burdette ha lasciato improvvisamente Holt otto anni prima, senza una spiegazione, abbandonando la giovane moglie e i due figli piccoli, e marchiando la comunità con una ferita che ha acceso una profonda sete di vendetta che ancora non si è spenta. Ed ora, eccolo lì, al volante di una Cadillac rossa - dello stesso colore di una ferita aperta, per dire, o del rossetto sulle labbra di una donna il sabato sera - peggiorato nell'aspetto, ma sempre lui. Spavaldo, senza rimpianti, irrispettoso, incurante di una comunità che ancora chiede giustizia e a cui riserva un altro affronto, quasi un oltraggio. Ma cosa è successo otto anni prima? E perché Burdette è tornato?
A narrare le vicende è Pat Arbuckle, direttore dell'Holt Mercury - il giornale locale -, che ha conosciuto e un tempo ammirato Jack, di cui è stato un vecchio amico. In un viaggio a ritroso nel tempo, conosciamo la storia di Jack e degli altri abitanti della piccola comunità di Holt che hanno incrociato il suo cammino. Dalla sua infanzia travagliata, con il suo carattere complicato e a tratti violento, alla sua incapacità di adattarsi alle regole, a una cittadina che gli sta stretta. Ma allo stesso tempo ammirato dai più giovani per certi suoi atteggiamenti, e da tutti per la sua abilità sul campo da football. Dalla sua lunga storia con Wanda Jo Evans, una ragazza che si è quasi annullata pur di compiacerlo, pur di stare al suo fianco, annebbiata dal suo amore per lui, incapace di notare qualcosa di più, la cruda verità; al matrimonio lampo con la giovane Jessie, forte, determinata, forse il personaggio che più mi ha toccato, che più resta impresso. Fino ad arrivare al motivo per cui Jack all'improvviso lascia Holt per diversi anni, facendo perdere ogni traccia.
Si torna quindi al presente. E alla domanda: perché ora è tornato a Holt? Cosa ha intenzione di fare? Quello che è certo, è che la serenità di tutti potrebbe essere di nuovo minacciata dalla sua comparsa.
Immagino che per certe persone una cattiva notizia possa risultare letale. Specie se è improvvisa e inaspettata. O meglio se non ci sei abituata, se finora hai tirato avanti in modo passivo, sperando che tutto sarebbe andato bene malgrado fosse evidente il contrario, se hai ventinove anni e credi che un uomo ti sposerà solo perché gli hai lavato i calzini sporchi per otto anni e sei andata a letto con lui ogni sabato sera per tutto quel tempo, allora credo che una cattiva notizia possa ucciderti.
Il tema che emerge tra queste pagine è sicuramente quello della giustizia, o meglio, dell'ingiustizia. Tribunali che non sono adeguati, cittadini che quindi vogliono farsi giustizia da sé, vendicandosi sui colpevoli, ferendoli, togliendo dei pezzi preziosi di sé, ma anche sugli innocenti, dimostrando di non essere poi tanto diversi dallo stesso Jack, anzi, in taluni casi anche peggiori. Personaggio che spicca tra gli altri è sicuramente Jessie, una ragazza forte, determinata, che pur di risarcire la comunità per un atto commesso dal marito, ed entrare a far parte di Holt, sacrifica non solo se stessa, ma anche una parte preziosa di sé. E questo viene sapientemente descritto in una delle immagini più potenti che Haruf ci dona, e che provoca sensazioni molto forti, una sorta di turbamento interiore che non si riesce a descrivere perfettamente a parole. Si può solo sentire nella profondità del nostro essere. E, a mio avviso, diventa anche difficile da dimenticare.
La gente di Holt pensava che a quel punto avrebbe pianto. Pensavano che sarebbe crollata. Immagino fosse quello che volevano. Ma lei non lo fece. Forse aveva oltrepassato il punto in cui le lacrime di un essere umano hanno un senso, difatti girò la testa, chiuse gli occhi e dopo un po' si addormentò.
Quello che stupisce e che personalmente mi ha molto sorpresa, è soprattutto il finale. È lasciato aperto, con una flebile speranza, alla quale però noi lettori possiamo solamente unirci, ma che non potremo sapere mai. Un finale che mi ha lasciata senza parole, turbata, che mi ha portata a urlare un grande no: non mi aspettavo una scelta simile, è difficile da accettare, ma non ha influito sul mio giudizio finale. Il mio pensiero sulla narrazione di Haruf rimane sempre totalmente positivo. Perché nel bene o nel male, riesce a donarmi quel tipo di emozione che, come dicevo, io cerco nelle mie letture.
Ancora una volta, quindi, Haruf ci dona uno spaccato di vita, o meglio, di più esistenze: luci e ombre si alternano, così come i momenti di tenerezza e quelli più crudi, intensi, terribili. La sua scrittura asciutta, limpida, dolce e a tratti implacabile, il suo sguardo empatico verso quest'umanità fragile, ma allo stesso tempo ostinata e coraggiosa, arriva al cuore.
Ci racconta di un'America meno conosciuta, più riparata, di provincia. Dove i grandi fatti arrivano poco, dove tutti conoscono le vite di tutti, una comunità piccola, spesso chiusa in sé, a tratti violenta, ma che sa donare anche gesti di generosità e amore.
La vita con i suoi ostacoli ma anche quei piccoli momenti di felicità da conservare, a cui pensare quando il destino si pone contro di te. Mi sono arrabbiata, indignata, ho sofferto con alcuni personaggi. Ho cercato di comprendere dei punti di vista - perché amo mettermi nei panni degli altri - ma non ho accettato degli atti di crudeltà verso soggetti che non hanno colpe. Ho sorriso di alcuni momenti sereni, buttandomi del tutto in quel tratto di strada colmo di luce, per poi rimanere senza respiro quando il buio è tornato. E quando un libro riesce a donarti tutte queste emozioni, non è un libro bellissimo? Per me, sì. E ve lo consiglio. Così come tutta l'opera di questo grande autore che ormai ha un posto speciale nel mio cuore e nella mia vita da lettrice.
Grazie, Kent Haruf per tutto ciò che i tuoi libri mi hanno donato. (Ri)Tornerò presto a Holt, perché so già che mi mancherà tantissimo.
La strada di casa, di Kent Haruf Casa editrice: NN editore Traduzione di: Fabio Cremonesi Pagine: 194 Prezzo: 18 euro Anno di pubblicazione: 2020 Voto: ♥♥♥♥♥