BLANCHE: M'hanno detto di prendere un tram che si chiama Desiderio, poi un altro che si chiama Cimitero, e alla terza fermata scendere ai Campi Elisi.
Un tram che si chiama desiderio è un dramma teatrale scritto dal drammaturgo statunitense Tennessee Williams nel 1947. L'opera ha vinto il Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948.
Siamo nella New Orleans degli anni '40, in un quartiere povero ma colorato, ricco di persone più diverse e molto chiassoso. Qui, in un contesto del tutto diverso per lei, giunge Blanche DuBois, alla ricerca della sorella Stella. Non porta con sé buone notizie: infatti, Belle Rêve, la piantagione di famiglia è stata pignorata per numerosi debiti, e lei ha deciso di prendersi un “periodo di vacanza” dal suo ruolo d'insegnante d'inglese, per le sue frequenti crisi di nervi, e decide di andare a stare un po' dalla sorella.
Quando avevo sedici anni, ebbi la rivelazione - l'amore. Ma così di colpo, e in un modo così pieno, totale! È come se all'improvviso tu accendi un faro nella penombra, così si trasformò il mondo per me.
Blanche, nei suoi abiti bianchi e lussuosi, con i suoi modi gentili e raffinati si scontra ben presto con questa nuova realtà, dove viene alla luce la natura maschilista e violenta, soprattutto in Stanley Kowalski, il marito polacco di sua sorella, dai modi bruschi e grezzi, ma allo stesso tempo dalla sfacciata pulsione sessuale. Stanley domina Stella, con la sua violenza non solo verbale ma anche fisica, ma anche con il desiderio: quello sessuale, quello animale. Stella è soggiogata dai suoi gesti, si lascia plasmare con facilità, quasi non vede che i comportamenti impulsivi e violenti del marito non sono qualcosa di buono, anzi! Dovrebbe seguire la sorella, fuggendo via da quel luogo, eppure resta lì, chiude gli occhi, e crede di amare quell'uomo.
Blanche turba ancor di più il legame tra i due. Non solo perché notando la violenza domestica, spinge la sorella ad abbandonare il marito e aprire gli occhi, ma anche perché insinua molti dubbi in Stanley circa la piantagione di famiglia ormai perduta, ma anche sulla sua vita precedente. Ed è così che l'uomo indaga su di lei, e un ben triste passato affiora.
E allora il faro che s'era acceso sul mondo, si spense di nuovo e mai più per un solo istante da allora, ha brillato una luce più forte di questo mozzicone di candela.
È un'anima fragile, Blanche.
Scossa da un passato difficile, da sensi di colpa dai quali vuole costantemente fuggire. E allora si rifugia nell'incanto, nella fantasia, nelle bugie e nel troppo alcool, capace forse di placare un po' i pensieri; il frastuono incessante di ricordi e azioni che fanno male.
Vuole respirare, Blanche.
Vuole qualcuno che la ami realmente. Vuole riempire quel vuoto che sente, dopo una delusione d'amore, una scoperta che l'ha portata a proferire parole di disprezzo e il peso della morte le stringe il cuore.
Cerca il contatto con sua sorella Stella, andata via troppo presto, lasciandola da sola tra una morte e l'altra, tra troppi debiti e una pesante solitudine.
Ma si ritrova in un mondo di cui non si sente parte. Un mondo variegato e colorato, dove risuona la musica della polka. Eppure è anche una realtà violenta, dove l'uomo domina la donna con maniere forti, grezze, inumane e desiderio sessuale, animalesco.
Blanche trova una fievole luce in Mitch, la speranza di andare via di lì, di essere amata... ma destinata a spegnersi ben presto di fronte alla bestia umana di Stanley, marito di sua sorella, pronto a distruggerla fisicamente e mentalmente. In un finale che fa soffrire e arrabbiare.
È la seconda opera che leggo di Williams dopo Lo Zoo di Vetro, e l’ho ugualmente amata. Anche se fa male. Tanto.
Dopo che morì Allan, l'intimità con gli estranei era l'unica cosa che mi aiutava a riempire il vuoto del cuore. La paura, la paura mi spingeva dall'uno all'altro, in cerca di protezione...
Non ci sono personaggi positivi, eppure non puoi non voler abbracciare Blanche, sperare che possa ritrovare quella luce e respirare.
Quel tram chiamato Desiderio che la porta ai Campi Elisi è una metafora del dramma. Tutto ruota sul filo sottile tra Desiderio e Morte, tra Sogno e cruda Realtà. Blanche sogna, si lascia andare a fantasticherie, cerca il buono negli estranei ai quali spesso si affida, e dai quali viene duramente colpita, e non riesce ad abbandonare un passato per il quale prova un profondo rimorso. Stella si aggrappa a Stanley quasi mossa dal solo desiderio sessuale che l'avvinghia al marito, sottostando anche ai suoi soprusi. La difficoltà del vivere, dell'esistenza. Va in scena la vita, con le sue molte ombre e la flebile luce.
Pochi giorni fa ho recuperato la versione del National Theatre con Gillian Anderson (Blanche), Ben Foster (Stanley) e Vanessa Kirby (Stella) e l’ho amata. A Streetcar Named Desire è un'opera teatrale diretta da Benedict Andrews che è tata ripresa nel London's Young Vic Theatre nel 2014. Oggi è l'ultimo giorno di streaming sul canale youtube del National Theatre.
Quanta intensità. Quanto dolore... credo che tutti gli attori abbiano portato sulla scena in maniera perfetta i vari personaggi tratteggiati dalla penna di Williams; in modo particolare Gillian Anderson, che mi ha sorpresa, spiazzata, soprattutto nella parte finale, in quella caduta inesorabile verso la follia. Un'anima che ha perduto tanto, ha sofferto la solitudine, si è lasciata andare al desiderio per non soccombere alla morte, per riempire il vuoto creatosi dopo la perdita di un uomo - solo un ragazzo - tanto amato; una donna che ha commesso errori, e che quando riesce a risollevarsi, viene ugualmente punita.
Il Teatro di Tennesse Williams ancora una volta apre ferite, ti lascia con una sensazione quasi di amarezza, quando la crudeltà umana o la realtà spietata fanno così male.
... mi sono sempre affidata al buon cuore degli estranei.
Un tram che si chiama desiderio, fa parte della raccolta:
Teatro, Tennessee Williams
Casa Editrice: Einaudi
Traduzione di: Gerardo Guerrieri
Prima Edizione - 1963
- Un tram che si chiama desiderio: ♥♥♥♥♥