È doveroso fare prima una premessa: le parole che condividerò in questo articolo non sono le mie, ma di un volontario del 118 che vuole restare anonimo ma, allo stesso tempo, trasmettere il suo pensiero in questo periodo così difficile. Nel mio blog parlo d'altro, ma in queste circostanze, credo che sia importante diffondere anche messaggi di chi sta facendo tanto per noi. Medici, infermieri, volontari ed altre categorie che lottano ogni giorno per salvare vite. Il minimo che possiamo fare noi altri è restare a casa, rispettare le regole, e magari offrire anche una piccola donazione - o se volete, proporvi come volontari -. Non aggiungo altro, se non che non smetterò mai di ringraziarli. Vi lascio i suoi pensieri.
“Io resto a casa, tranne quando metto una divisa catarifrangente. Resto a casa, tranne quando da volontario esco di casa e vado su un'ambulanza del 118. Resto a casa, ma se esco a volte, è anche per mettere quella tuta integrale idrorepellente che non fa traspirare e dentro cui sudi, quelle mascherine che a furia di usare e riusare perché non ce ne sono altre non sai più se funzionino e dentro cui non respiri, quegli occhiali di protezione che si appannano e ti privano della visione laterale. Indosso tutte queste cose, e penso che colui che andrò a prendere, non sempre è stato a casa o potrebbe non tornare a casa. La prima volta ho tremato e ho avuto paura, adesso provo solo rabbia, vedendo gente a giro che non capisce e si spaventa, ma solo quando ci vede scafandrati che andiamo a prendere il vicino. Io non sempre posso restare a casa, ma ci resto quanto più possibile, e se esco lo faccio in silenzio, senza mettere foto in divisa, perché è mio dovere fare la mia parte.”
~ Un volontario del 118 ~
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