Carmilla, di Joseph S. Le Fanu - Recensione

28 mar 2020

Libri

Tra le creature soprannaturali quelle che forse risultano più attraenti e affascinanti sono i vampiri. Ho letto diverse storie con protagoniste queste creature nel corso degli anni. Alcune mi hanno molto colpita e ammaliata, ma anche trasmesso una profonda inquietudine, incarnando perfettamente la figura come la intendo anche io, altre mi hanno turbata e un pochino irritata (vampiri che brillano al sole, o si trasformano in farfalle... no grazie!). Carmilla rientra perfettamente nell'idea che ho del vampiro. Una figura bellissima, sensuale, ammaliante, ma allo stesso tempo aggressiva e capace di contorcere il suo viso in espressioni orrende di fronte a elementi religiosi che la feriscono, ma anche dotata di un profondo senso di malinconia.

Ho letto questo libro per una challenge che sto seguendo su Instagram (#librividirc), e che per questo mese prevedeva proprio un libro con vampiri come protagonisti!

L'amore esige le sue vittime e non c'è sacrificio senza sangue.

carmilla

Carmilla è un romanzo breve (o un racconto lungo) scritto da Joseph Sheridan Le Fanu nel 1872, quindi qualche anno prima del ben più famoso Dracula di Bram Stoker (1897). A differenza di quest'ultimo, la protagonista è un vampiro femmina, che attrae e si nutre del sangue di giovani fanciulle. Carmilla è sensuale, ammaliante, di una bellezza eterea, ma ha anche momenti in cui è scossa da un'insolita aggressività, e da una costante malinconia. La sua controparte, narratrice della storia, è Laura, una ragazza d'origine inglese, casta, pura e ingenua, che nei confronti di Carmilla prova un duplice sentimento: attrazione e repulsione.

La storia, come dicevo, è narrata da Laura che ci porta inizialmente a conoscere i personaggi e la sua dimora: un solitario e gotico castello nella foresta della Stiria. Qui vive con suo padre, le due governanti Madame Perrodon e Mademoiselle De Lafontaine, e i domestici. Laura parla anche di una visione che l'ha molto scossa quando era solo una bambina: all'età di sei anni, lasciata sola nella sua stanza, ha visto uno strano quanto bellissimo visitatore, una figura femminile, che le si è distesa accanto, sul suo letto. È stata poi risvegliata da un dolore terribile al petto, come due punte di spillo, che però non lasciano segni.

Dodici anni dopo, Laura passeggia con suo padre e le due governanti al chiarore lunare, e discutono di un triste evento. In quei giorni, infatti, dovevano accogliere presso la loro dimora un caro amico, il Generale Spieldorf e la sua incantevole nipotina, ma questi comunica, attraverso una lettera, della morte improvvisa e assurda della ragazza. Mentre riflettono su questa triste notizia, una carrozza arriva a gran velocità, e va a scontrarsi contro un tiglio secolare. Non ci sono morti, ma una ragazza sembra essere svenuta. Sua madre però non può rimanere, e affida la figlia alle amorevoli cure di Laura e di suo padre.

La ragazza è Carmilla.

...era snella, dotata di grazia fuori dal comune e, malgrado il languore che rasentava la spossatezza, dal suo aspetto non traspariva il minimo indizio di malattia; colorita e radiosa la carnagione, le fattezze minute e ben fatte, gli occhi grandi, neri e lucenti, meravigliosi i capelli. Non ho mai visto capelli così belli, folti e lunghi come quando le ricadevano sciolti sulle spalle: sovente ho posto le mani sotto quelle chiome ridendo di stupore nel soppesarle; capelli sottili e di straordinaria morbidezza, di un castano scuro ed intenso dai riflessi dorati.

Laura ne è subito attratta e ben presto tra loro si crea un legame molto profondo, pur notando anche delle strane abitudini dell'amica: dorme fino a tardi, non presentandosi se non di pomeriggio, di giorno sembra stancarsi molto facilmente, diventa aggressiva come se soffrisse di nervi davanti alle litanie religiose, e soprattutto non ha intenzione di rivelare nulla del suo passato. Di notte poi sembra soffrire di sonnambulismo, e ha una notevole somiglianza con l'ultima erede della famiglia dei Karnstein, la contessa Mircalla, che duecento anni prima era signora di quelle terre.

Ma cosa sta succedendo a diverse giovani dei villaggi vicini? Quale male sembra diffondersi in quelle zone, portandole alla morte? E perché Laura, con il passare dei giorni, sembra sentirsi sempre più debole? Di più non voglio dirvi, anche se nel finale si incontreranno altri personaggi molto importanti per comprendere meglio la storia e la figura di Carmilla, uno dei quali ricorda molto il Van Helsing di Stoker.

La duplice esistenza del vampiro trae sostentamento dal quotidiano sonno nella bara. Il vampiro tende ad essere affascinato da particolari persone per le quali avverte un trasporto straordinario, simile alla passione amorosa. Pur di possedere le proprie vittime, dimostra una pazienza certosina e un'inventiva prodigiosa, poiché l'accesso ad una data persona gli può essere impedito in cento modi. Non desiste finché ha saziato la sua ingorda passione ed ha prosciugato la vita della persona agognata. In questi particolari casi amministra e protrae il suo piacere delittuoso con la raffinatezza di un epicureo e lo rende via via più intenso con gli approcci graduati di un corteggiamento abilissimo, al culmine dei quali sembra perfino anelare ad una qualche forma di corresponsione. Nei casi ordinari, invece, tira dritto al suo scopo, sopraffà la vittima con la violenza, la strangola e ne fa l'oggetto di un unico mortale festino.

La figura di Carmilla è la perfetta rappresentazione del vampiro, così come appare anche nella tradizione e folklore popolare dell'epoca: sensuale, ammaliante, dai modi languidi, quasi erotici, sconsiderati per l'epoca, e gioca costantemente con i sentimenti e le debolezze delle sue “prede”. Una sorta di femme fatale, di succuba che assorbe pian piano le energie delle sue giovani vittime. Per lei Laura ha una vera e propria attrazione, ma allo stesso tempo paura, perché pur essendo consapevole che quei gesti non sono quelli che dovrebbero legare due amiche, non riesce a sottrarsi a quella sorta di forza ammaliatrice che la fanciulla esercita su di lei.

Laura e Carmilla sono due facce opposte del femminile, una sorta di doppio che si attrae e si respinge. Da un lato c'è una ragazza ingenua e inesperta, che a lungo è rimasta sola, e che cerca di rispettare le regole di educazione che dovrebbe avere una dama inglese dell'ottocento, dall'altra c'è una giovane molto più intraprendente e curiosa, a tratti sfrontata, che cerca di attrarre a sé l'oggetto del suo desiderio. È come se Carmilla divenisse la parte “oscura” di Laura, quella tentazione verso qualcosa di nuovo, di diverso. Quello che s'instaura tra di loro è una sorta di rapporto quasi saffico, che colpisce il lettore, considerando l'epoca in cui è stato scritto.

Era come l'ardore di un amante, mi imbarazzava, era ripugnante, eppure mi teneva in sua balìa. Mi attirava a sé, con lo sguardo carico di avidità e le sue calde labbra mi coprivano le guance di baci mentre sussurrava in un singulto: « Sei mia, devi essere mia, tu ed io saremo una cosa sola, per sempre ».

Il vampiro è quindi un essere che si nutre non solo del sangue della vittima, che non si limita a uccidere in maniera violenta le persone al solo scopo di cibarsi, ma che in alcuni casi crea un vero e proprio gioco con la vittima designata. Gioca con i sentimenti delle persone più vulnerabili, le attrae a sé, in una sorta di corteggiamento, parla di amore, di un amore che però presuppone un sacrificio di sangue. Parole e atteggiamenti che dovrebbero spingere la preda ad allontanarsi, a provare terrore, ma non è facile sottrarsi da questo gioco di seduzione. E questo lo si ritrova in molte altre figure di vampiri nella letteratura successiva.

Oltre alla bellezza della caratterizzazione del vampiro, ciò che colpisce e ho molto amato, è anche l'ambientazione: i toni gotici si avvertono tutti. Notti di luna piena, un castello isolato in mezzo alla foresta, rovine di un tempo che fu, di una famiglia nobiliare che sembra essere ormai persa, ma che rimanda echi anche nel presente. Sogni e visioni che incutono una certa impressione, come quella di un misterioso gatto dall'aspetto demoniaco che sembra poi trasformarsi in un figura bellissima che attraversa porte chiuse. Tutti elementi della narrativa gotica che si ritrovano in questo bellissimo testo.

I sogni sono importanti, appaiono così veri e si trasformano ben presto in incubi. Sensazioni che sembrano solo suggestioni impetuose che logorano l'animo umano, ma che in verità non sono così irreali.

... i sogni traversano i muri di pietra, irradiano luce in stanze immerse nel buio e ottenebrano ambienti illuminati, e le loro fluttuanti parvenze vanno e vengono a piacer loro a dispetto dei più elaborati chiavistelli.

Lo stile, a mio avviso, a tratti risente del tempo in cui è stato scritto, ho trovato parole un po' desuete,  che comunque non danno troppi problemi nella comprensione del testo. Anzi, sia per il numero ridotto delle pagine (la mia edizione ne ha 136) che per il coinvolgimento emotivo, ti trovi a divorare questo libro in pochissimo tempo.

L'unico aspetto negativo per me è dovuto ad alcune cose che restano un po' in sospeso. Non ho trovato risposta a tutte le mie curiosità: ad esempio chi è veramente la madre di Carmilla? E le persone all'interno della carrozza? Non ci sono grandi colpi di scena, né scene di violenza, e forse certe cose te le immagini subito, ma resta comunque una storia che ammalia, che ti fa sprofondare in queste atmosfere gotiche, in un'ambientazione perfetta, e nell'aspetto più psicologico del tema.

Interessante è anche l'unico limite del vampiro, ma allo stesso tempo il modo che ha un certo personaggio di sopravvivere al trascorrere del tempo: il gioco di anagrammi del nome, che però vi invito a scoprire.

È un libro che consiglio, assolutamente, soprattutto agli amanti delle atmosfere gotiche ottocentesche e, naturalmente, della figura soprannaturale del vampiro. Carmilla, poi, è uno dei primi testi sul tema, anche antecedente a Dracula di Stoker, quindi, a mio parere va recuperato!


carmilla Carmilla, Joseph Sheridan Le Fanu Casa Editrice: Sellerio editore Palermo Traduzione di Attilio Brilli Pagine: 136 Voto: ♥♥♥♥
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