Non sostenevo più i miei pensieri! Battevano forte. I miei pensieri avevano lo stesso rumore del cuore.
Quando si tratta di parlare di graphic novel ho sempre un po' di difficoltà, perché non saprei esprimermi bene sulle linee, lo stile del disegno, l'uso del colore, e altri argomenti più tecnici, ma mi lascio andare alle emozioni, a quello che quei disegni e la storia rappresentata mi donano. Quando ho letto la trama di questo libro, ho voluto subito averlo. Attacchi di panico, ansia, sono argomenti che comprendo bene, che ho vissuto, provato sulla mia pelle, e purtroppo ho anche ora. Di attacchi di panico in verità non ne ho avuti tantissimi, ma li ricordo perfettamente, e l'ansia mi accompagna sempre. La conosco, la comprendo, eppure non riesco ancora ad accettarla. Perché mi fa sentire bloccata, perché non mi permette di vivere bene.
Ho avuto anche la possibilità di assistere alla presentazione con l'autore presso il Circolo dei Lettori di Torino, e a dispetto della storia, mi sono ritrovata a ridere moltissimo, per la follia di Alessandro Baronciani.
Quando tutto diventò blu (pubblicato in una nuova edizione a distanza di quasi 10 anni dalla Bao Publishing) è la storia di Chiara, una ragazza che soffre di attacchi di panico. In verità, inizialmente, l'autore non voleva darle un nome, per permettere così al lettore di immedesimarsi ancor di più in questo personaggio. Perché in fondo un po' tutti noi, o comunque diversi di noi, siamo Chiara. Non è un semplice personaggio di carta, ma acquista una certa dimensione, diviene reale, divengo io, tu, o qualsiasi persona che nella sua vita combatte con questo germe silenzioso che ti annienta e schiaccia dentro, e che non tutti possono davvero comprendere.
Con questa storia Baronciani ha voluto cercare di andare alla “conquista del profondo”, perché è l'unico aspetto che nella storia del fumetto forse non è stato realmente raggiunto. Siamo andati alla conquista del west, con Tex; dello spazio con Star Wars; dell'oriente con i manga e gli anime; e ora il suo intento è proprio quello di fare un viaggio di scoperta, di avventura, nel nostro io più profondo. Siamo da soli, lì, nella nostra cameretta. Lontani dal mondo. E dobbiamo andare alla ricerca di quella volontà che può permetterci di uscire da quella sorta di rifugio che in verità ci allontana da tutti, anche da noi stessi.
L'autore dà più importanza al disegno dei paesaggi/ambienti che circondano la protagonista, più che all'essere umano stesso. Attraverso un forte uso di linee, di questa bicromia di bianco e blu, e uno stile molto espressivo, con l'uso di pochi dialoghi, cerca di farci entrare in profonda empatia con Chiara, che è un po' quello che cerca lei stessa.
Chi soffre di attacchi di panico, di una vita in preda all'ansia, si sente come schiacciato, inglobato in una sorta di bottiglia, dalla quale riesce a vedere il mondo, ma che tende a soffocarti. È un po' come la metafora del mare, della sua profondità, di tutto quel blu che anziché sostenerti - almeno all'inizio - sembra quasi darti l'idea di annegare, e vorresti risalire per tornare a respirare, mentre il cuore batte sempre più forte e i pensieri acquisiscono lo stesso rumore martellante, impetuoso, che ti annienta.Per me è difficile parlarne, perché mi sento molto in empatia con il personaggio descritto. Il suo è un importante viaggio verso la possibilità di riemergere, di affrontare la vita con più coraggio, passando prima davanti a una consapevolezza della malattia - perché di questo si tratta, anche se per molti può apparire una sciocchezza, un nulla destinato a passare presto -, superando la paura di ammettere il problema, la sensazione di essere costantemente inadeguati, osservati dagli altri e giudicati. Chiara si rifugia nel sonno, perché è lì che si sente al sicuro; nelle medicine con la speranza di far passare tutto.
Fino a quando non comprende che il percorso è un altro, che ci vuole coraggio nell'affrontare questa sua paura, nel non sentirsi in imbarazzo perché quello che prova non un tabù, né una vergogna. Altri ci sono passati, altri lo stanno attraversando, ma bisogna pian piano imparare a comprendere ciò che ci può far star bene e ciò che ci fa star male. Un passo dopo l'altro, per poter tornare a riemergere e capire che quel mare, quell'acqua non ci fa sprofondare, ma ci sostiene.
Bisognerebbe cercare di capire sempre cosa ti fa stare male... ... magari prima di stare male. E poi cosa ti fa stare bene... Anche se potrebbe essere la cosa più difficile.
Sì, è un piccolo ma importante viaggio di consapevolezza. Un'avventura che ci ritroviamo a percorrere insieme a lei, e vorremmo quasi tenderle la mano, abbracciarla, mentre proviamo empatia per quello che sta provando e vivendo, per quella paura che la soffoca, che la spinge quasi a trattare male chi le vuole bene (il suo ragazzo che è lì, c'è, che forse sbaglia le parole, ma non riesce a oltrepassare quella barriera che la circonda), a non voler ascoltare chi sta soffrendo, perché quel dolore provato da altri, lo avverte anche lei nel profondo, e le fa dannatamente male (come la scomparsa del suo amico che sembrava essere ottimista di fronte al suo male, o quel che prova la sua collega di lavoro).
Faccio fatica a parlarne, perché mi sono ritrovata in molte delle immagini descritte. In quel senso di vergogna nel provare tutto ciò, nella difficoltà che ho ogni giorno di vivere con un'ansia che spesso non mi fa respirare anche per il motivo più sciocco, nel coraggio che cerco di avere ogni giorno anche solo nel lasciare il mio nido protettivo, quella stanza nella quale mi rifugio, e che in alcuni momenti mi sembra l'unico luogo dove rintanarmi per poter ritrovare respiro, allontanandomi dal mondo, dalle persone, da chi non può comprendere, da chi con irritante simpatia ti invita a “star tranquilla, a calmarti, perché tanto passa e starai presto meglio”, non sapendo minimamente del peso che senti nel cuore, in quel suono martellante che arriva fino alla tua testa, ai tuoi pensieri. E l'unica cosa che vorresti fare è addormentarti, perché così tutto può essere spento, fermato, almeno per un breve tempo.
Dormo, perché quando dormo sono al sicuro.
Mi sono ritrovata in Chiara quando avverte un forte senso di calore nell'autobus, o quella sensazione di essere guardata da tutti, di sentirsi male, di avere la costante paura di far tardi, di non arrivare in tempo, di essere inadeguata. E il cuore che batte più forte, martella impetuoso. Quando ripenso ai miei attacchi di panico, avverto ancora quella sensazione di quasi annegamento: la paura di non riuscire a respirare, il cuore che batte più forte, la testa che fa male, pensieri ossessivi, il mondo che va avanti intorno a te, ma tu che ti senti distante, sospesa quasi all'interno di una campana di vetro, in una bolla che sembra apparentemente proteggerti, ma che in verità ti fa male.
Trovo che sia importante parlare di questo argomento, anche attraverso i libri, e i fumetti. Anzi, questi ultimi possono anche essere più chiari, più fruibili a tutti. Con delicatezza, con l'uso di molte immagini, arrivano in maniera forse più immediata. Ancora oggi, purtroppo, non tutti comprendono che l'ansia non è una cosa da nulla, che passa con facilità. Quello che agli altri appare come qualcosa di sciocco, incomprensibile, un blocco inutile, per altre persone è un muro difficile da scalare, che in determinati momenti si fa sempre più alto, più impervio, più complesso. E non è facile descriverlo. Che poi ci stai male, perché ti blocca così tanto... aspetti, aspetti che possa passare, e intanto il mondo va avanti, e rischi di perdere anche le persone che ti stanno accanto. Quelle stesse persone che sai che ti amano, ma che spesso sbagliano le parole, che non provando quello che senti tu, non possono capire, e possono farti ancora più male, tanto che alla fine quasi desideri non parlarne più, tenere tutto dentro, perché tanto non ti aiutano...
Terminando, questo graphic novel non mi è dispiaciuto. In alcune tavole ho ritrovato me stessa e, almeno nel mio caso, ho provato quell'empatia di cui Chiara ha bisogno. L'unica mia perplessità sta in quei salti narrativi a tratti eccessivi, a mio modesto parere, e forse avrei voluto qualcosa in più, o meglio, forse avevo aspettative un po' diverse. Ciò nonostante ho trovato una certa delicatezza nell'affrontare questo tema, mi piace moltissimo l'uso dei colori bianco e blu, soprattutto in quella netta differenza tra l'inizio - con il crollo - e la fine - con quella sorta di rinascita -, e anche la capacità non solo di farti vedere le immagini, ma anche di sentirle quasi, come in quel suono di un cuore nella notte. Sì, forse mi aspettavo qualcosa di più profondo, qualcosa di più, ma mi è piaciuto.A cosa servi tu, se io non respiro?
Quando tutto diventò blu, di Alessandro Baronciani Casa editrice: Bao publishing Pagine: 128 Prezzo: 17 euro Voto: ♥♥♥.5