Nel mio “percorso” di lettura, amo scoprire nuove case editrici. Spesso tra le “piccole” si scovano titoli meravigliosi e questo è un esempio. Quando la Jo March - casa editrice umbra, dal cui nome mi aveva subito attratto - mi ha proposto la lettura di due dei loro testi, ho deciso di scegliere Nord e Sud della Gaskell - di cui tanto ho sentito parlare bene - e Il Castello Blu di Lucy Maud Montgomery, di cui ho letto molto poco e avevo quindi la voglia di scoprirne di più. L'ho letto in pochi giorni, ammaliata dalla scrittura della Montgomery, dai messaggi trasmessi ma anche dalle bellissime descrizioni di alcune aree del Canada, e mi sono affezionata pian piano a Valancy, la protagonista. L'ho compresa, a volte mi ha sorpresa e fatta ridere, in altri contesti ho tremato per la sua sorte, ma alla fine ho voltato l'ultima pagina con un sorriso. Bello, davvero bello!
Ringrazio infinitamente la Jo March per questa possibilità, e vado subito a parlarvene meglio!
Aveva ventinove anni ed era sola, indesiderata, sgradita; l'unica ragazza modesta in un gruppo di persone belle, una donna senza passato e senza futuro. Per quanto riuscisse a guardarsi indietro, la vita le appariva tediosa e insulsa, priva di una singola macchia cremisi o porpora. Per quanto riuscisse a guardare avanti, non sembravano esserci prospettive di cambiamento fino al giorno in cui sarebbe diventata una solitaria e piccola foglia avvizzita, attaccata a un ramo invernale. Il momento in cui una donna realizza di non avere niente per cui vivere - né amore, né dovere, né scopo, né speranza - tiene in serbo per lei l'amarezza della morte.
Siamo a Deerwood, un'immaginaria cittadina della provincia dell'Ontario canadese, e protagonista è Valancy, una donna di ormai ventinove anni. Il libro inizia proprio nel giorno del suo compleanno, quando realizza che ormai è troppo vecchia per realizzare i suoi sogni. Valancy ha sempre vissuto una vita grigia, soffocata da imposizioni sociali e norme religiose. Non ha mai avuto amici, né corteggiatori, né amore. Neanche dal suo clan familiare che non smette mai di disapprovarla e ritenerla un'insignificante zitella. Valancy è succube della sua famiglia, soprattutto di una madre bigotta e ottusa, sempre pronta a criticarla di fronte a qualsiasi gesto o frase che vada contro certi precetti morali, e a metterla a confronto con la ben più bella e interessante cugina Olive. La sua è una non-vita, un proseguire lento e sempre uguale di giorni grigi. Non ci sono veri e propri legami d'affetto, anzi, tutti i rapporti sembrano superficiali, freddi, distanti. Le attività sono sempre uguali, le regole rigide e assurde, i suoi parenti bizzarri. Valancy ha sempre avuto paura: di essere disapprovata, di confrontarsi con il prossimo. Sempre rispettosa, sempre controllata, sempre pronta a seguire le regole, a subire i soprusi senza la possibilità di ribellarsi. La sua esistenza desolata si riflette bene nella sua stanza: un luogo scolorito, addobbato di vecchie fotografie di antenati, quadri tristi, e soprammobili inguardabili. Non sembra esserci luce nella sua esistenza. Valancy non è ritenuta bella, né degna di considerazione, e l'età avanza. Ma lei ha un luogo nel quale si è sempre rifugiata sin da bambina: il suo castello blu, una sorta di sogno nel quale tornare sempre quando la realtà la soffoca. Lì, come castellana e unica proprietaria di quel luogo magico, si sente libera, felice, risplende.
La mattina umida e grigia dei suoi ventinove anni, però, è foriera di una nuova consapevolezza: Valancy non trova più la chiave per accedere al suo castello. È destinata a far i conti con una realtà che l'ha sempre fatta sentire come un uccello in gabbia, incapace di realizzare i suoi sogni, di vivere le sue passioni, di andare oltre i limiti che le vengono imposti. Negli appartamenti in cui vive, ad esempio, si avverte il freddo, perché il fuoco non si accende prima di un determinato giorno; non si possono leggere romanzi, ritenendoli pericolosi, e infatti Valancy trova rifugio negli “scritti della natura” di John Foster, autore che ama, e che sarà proprio la spinta motivazionale, attraverso una frase, di un cambiamento.
La paura è il peccato originario. Quasi tutto il male del mondo trae origine dal fatto che qualcuno ha paura di qualcosa. È un freddo e viscido serpente che si avviluppa attorno a te. È orribile vivere con la paura ed è la cosa più degradante al mondo.
La paura l'ha sempre bloccata, ma per una volta Valancy, scossa anche da questa lettura, decide di compiere un primo passo che la possa allontanare dalla gabbia che le hanno costruito attorno. Non sentendosi bene, decide di farsi visitare dal Dottor Trent, non il consueto medico di famiglia. La scoperta di essere malata - una forma molto pericolosa e fatale di cardiopatia, angina pectoris, per cui deve evitare forti emozioni o intensi sforzi muscolari - e di avere ancora poco tempo per vivere sarà la vera e propria scintilla che porterà la nostra protagonista a cambiare.
Valancy non accetta più la sua esistenza, non vuole più sottostare alle rigide regole di sua madre, o essere offesa da ogni membro del clan, e inizia a mutare i suoi atteggiamenti, provocando un certo shock tra i familiari. Quest'ultimi deducono subito che lei sia impazzita: è impensabile che la quieta “Doss” risponda in maniera tanto impertinente, non rispetti gli ordini, compia dei gesti tanto scellerati. Eppure Valancy, complice il fatto di non avere dei veri e propri legami con quegli individui, va avanti per la sua strada, e anzi, infliggerà altri colpi al bigottismo e all'ottusità di quel gruppo sociale.
È tutta la vita che tento di compiacere gli altri e ho fallito. È giunto il momento che io tenti di compiacere me stessa. Non fingerò mai più. Ho respirato per tutta la vita un'atmosfera fatta di menzogne, finzioni e sotterfugi. Quale lusso poter dire la verità!
Consapevole di avere poco tempo per vivere una vita mai vissuta, Valancy decide di andare alla ricerca del suo Castello Blu. Lascia casa, e va a far la governante presso alcuni reietti della società: Abel Gay, un vecchio tuttofare con il vizio dell'alcool, e sua figlia Cissy, una ragazza madre che dopo aver perso il suo bambino, è in fin di vita a causa di una grave malattia. Valancy si occupa di loro, della casa, e si accorge di sentirsi meglio. Per la prima volta si sente apprezzata, e riesce finalmente a provare delle belle emozioni che la fanno sentire viva. Poter aiutare gli altri diventa per lei motivo di grande importanza. Il piccolo uccellino spento ha lasciato la sua gabbia e ha preso il volo.
Colpo ancora più duro, sarà la scelta di proporsi come moglie di Barney Snaith, un tipo strano, che vive nell'isola del Lago Mistawis, che scorrazza con la sua vecchia auto, e tutti ritengono essere un criminale in fuga. Eppure i mesi passati con quell'uomo, che accetta la proposta pur non amandola, saranno i più belli per la donna, che finalmente ha trovato il suo meraviglioso Castello Blu, un luogo in cui potersi rintanare, dove nessuno può importi nulla, e cerca di vivere intensamente ogni giorno che le resta. Anche nelle descrizioni qualcosa cambia: se inizialmente la Montgomery ci fa provare tutto quel senso di grigiume soffocante, con toni freddi, scuri, cupi, che delineano tutta l'oppressione provata dalla protagonista, in quella landa desolata, tutto si accende di luce e varie sfumature di colore. Le descrizioni meravigliose dell'autrice ricreano perfettamente l'incantato scenario del Muskoka, con i suoi specchi d'acqua, la nebbia che si diffonde sulle isole, i boschi, i mille colori di un luogo che va a illuminare anche l'esistenza di Valancy.
Ottobre, con uno splendido sfoggio di colori attorno al Mistawis, nei quali Valancy si immerse con tutta l'anima. Mai aveva immaginato qualcosa di tanto meraviglioso. Una grande pace colorata. Cieli blu spennellati dal vento. La luce del sole assopita nelle radure di quella terra fatata. Delle lunghe giornate irreali trascorse a percorrere i litorali con la loro canoa e a risalire i fiumi color cremisi e oro. Un'assopita e rossa luna piena. Delle magiche tempeste che strappavano le foglie dagli alberi e le ammucchiavano lungo le sponde. Ombre di nubi in movimento.
Con il mutare della sua vita, con la scelta di allontanarsi da persone e da uno stile di vita che la opprime, c'è anche un mutamento esteriore in lei. Inizia ad apparire in maniera diversa agli occhi di quanti prima di quel momento la disprezzavano o ne ignoravano le qualità. Valancy, a dispetto della malattia, finalmente non si limita più a sopravvivere, ma a vivere. Lì, in quell'angolo di mondo isolato ma bellissimo, con un uomo che ama, due gatti, e la bellezza della natura nella quale ristorare l'anima, Valancy ha trovato davvero il suo Castello Blu.
Del finale non vi dico nulla, ovviamente, anche se è ricco di sorprese.Questo libro mi è piaciuto moltissimo. Ad eccezione di molte ripetizioni, ho molto apprezzato lo stile ironico della Montgomery e soprattutto le sue intense e meravigliose descrizioni dei paesaggi canadesi. Anche lei, come altre scrittrici dei secoli precedenti, sembra voler criticare l'ipocrisia e la finzione sociale del suo tempo. Il clan di cui fa parte Valancy - che non chiama mai famiglia, a ben sottolineare ancora di più la mancanza di rapporti affettuosi - è davvero il riflesso di una società bigotta e ottusa, tutta improntata alle apparenze. Ci sono regole rigide e assurde da rispettare, la paura che la letteratura in una donna possa essere pericolosa, l'obbligo di seguire certe norme religiose, il comportarsi in un certo modo, ritenuto perfetto, per non compromettere la buona reputazione del Clan. Quello in cui ha vissuto la protagonista del romanzo è un mondo che schiaccia l'individuo, è vuoto, freddo, meschino, falso. La donna è in gabbia, ritenuta insignificante perché è priva di bellezza, non ha corteggiatori ed è ormai vecchia, quindi considerata zitella. Questo peso, nella prima parte del romanzo, si avverte tutto. Hai quasi la voglia di dare una scrollata a Valancy, di spingerla ad aprire gli occhi, affrontare la paura, uscire da quel guscio opprimente. E quando effettivamente ce la fa, esulti. Felice.
Nell'interessante introduzione proposta dalla Jo March si evince che all'epoca della pubblicazione fu molto criticato. Del resto, se si va a pensare a come muta Valancy, alle risposte che dà, per l'epoca era considerato assurdo e impensabile. Noi, invece, possiamo guardarlo con occhi diversi. Io ho riso più volte di fronte alle risposte che dà ai suoi famigliari. Finalmente l'uccellino ha spiccato il volo. È un bellissimo modo anche per comprendere due cose, a mio modesto avviso: da un lato l'importanza di poter avere sempre una seconda possibilità di cambiar vita, o meglio, di iniziare veramente a vivere, dall'altra il bisogno di riuscire a superare le proprie paure, per poter realizzare le proprie aspirazioni, e di rispettare gli altri sì, ma sopratutto noi stessi. Non possiamo sempre compiacere chi ci sta intorno, ma dobbiamo in primo luogo far qualcosa per noi, amarci, e aspirare ogni giorno alla nostra idea di felicità e libertà.
Ed è quello che fa Valancy. Oltrepassa il limite della paura, e inizia finalmente a vivere, a provare quelle intense emozioni che non ha mai potuto avvertire, che non l'hanno mai neppure sfiorata. E soprattutto riesce ad amare gli altri, come non ha mai fatto. Recide quei rami secchi del suo passato, e inizia a fiorire, come il suo cespuglio di rose. Impossibile non provare empatia per lei. Ne ho sentita tanta. Forse perché per molte cose la capisco.
Una bellissima lettura. Sono contenta di aver letto qualcos'altro di questa autrice.
Ve lo consiglio.
Concludo facendo i complimenti a questa casa editrice, per la cura del volume. All'interno trovate un'interessante introduzione di Lorenza Ricci e Valeria Mastroianni, la cronologia della vita e della opere dell'autrice, una nota della traduzione, e il testo è arricchito da moltissime note che aiutano a comprendere meglio alcuni particolari e spiegazioni.
L'amore aveva estinto il suo ultimo barlume di paura.
Il Castello blu, di Lucy Maud Montgomery Casa Editrice: Jo March Traduzione di: Elisabetta Parri. Pagine: 235 Prezzo: 14 euro Voto: ♥♥♥♥.5