L'ultimo amico, di Edmondo De Amicis - Recensione

16 ott 2019

Libri

     

«Vieni. Eccomi allungato sulla poltrona, a comodo tuo. Vieni a schiacciare un sonnellino sulle mie ginocchia, come ogni giorno».

   

Tutti noi abbiamo sicuramente sentito e letto “Cuore”, ma chi di voi conosce anche altre opere di Edmondo De Amicis? Io ammetto la mia ignoranza. In questi giorni, per curiosità, ho guardato tra i titoli di Caravaggio Editore, un piccola casa editrice che propone diverse collane, e ho scoperto un racconto molto breve, ma bellissimo e commovente di quest'autore. Ho deciso di collaborare, un po' per curiosità sui titoli pubblicati, ma anche perché molti dei loro lavori combaciano con ciò che mi piace leggere. Tra le loro collane c'è, ad esempio, quella de I Classici Ritrovati, diretta da Enrico De Luca - nella quale sono proposti classici più o meno noti della Letteratura, in edizioni caratterizzate dalla cura dei dettagli, con testi integrali e corredati da note e introduzioni che ne consentono una migliore e più profonda comprensione. L'altra collana che ha suscitato il mio interesse è quella della Saggistica soprattutto per quei titoli che concernono l'esoterismo, le streghe, ma anche il Giappone e la scrittura.

Ma torniamo al racconto!

 

Chi di voi ha o ha avuto un cane nella sua vita? Sapete bene quanto amore possano dare queste creature, vero? Io ne ho avuti diversi, anche se in verità sono più tipa da gatti - e ritrovo in quest'ultimi il medesimo affetto, nonostante siano animali più indipendenti -. So, quindi, perfettamente come ci si sente ad avere un amico simile in casa, quanto amore possano donarti, quanto possano riempire il vuoto creato dai momenti bui dell'esistenza che tutti noi, purtroppo, abbiamo.

     

Non si spaventò della casa sconosciuta, non si lagnò della sua solitudine, e rispose subito alle nostre carezze con dimostrazioni d'affetto, facendoci presentire fin dal primo giorno che sarebbe diventato per noi, non solo una distrazione gradevole, ma una compagnia e un conforto, e che col tempo, per quante cure gli si fossero usate, se si fosse conteggiato il debito reciproco della gratitudine, sarebbe rimasto lui il creditore. Sì, caro Dick: tu non sei più un cane per noi: sei un amico. E sei proprio quello che ci voleva per la nostra casa: un amico che non parla e non ride.

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Il racconto di Edmondo De Amicis, “L'ultimo amico” è una sorta di ode - se così possiamo definirla - al suo più caro amico, Dick, il suo cane, portato in casa dal suo figlio minore, Ugo. Un bastardino che non vale i soldi spesi, ma che riempirà la sua esistenza di una nuova luce in quel buio che lo avvolge. In questa breve ma bellissima opera non si comprende cosa affligge l'anziano scrittore, ed ecco l'importanza dell'introduzione, nella quale ci viene spiegato tutto.

È stato, infatti, concepito in un periodo funesto: nel 1898 muore sua madre, Teresa Busseti, alla quale era molto legato e pochi mesi dopo il figlio maggiore si suicida. Come se non bastasse, un anno dopo c'è anche la separazione definitiva dalla moglie.

Avvenimenti della vita che possono far disperare o rinchiuderti nel tuo mondo a struggerti per gli affetti persi. Dick arriva nella sua vita per caso, fa sbocciare subito sulle sue labbra un sorriso - come non accadeva da tempo - e riesce ad abbattere anche quelle forme di pregiudizio che l'autore aveva prima della sua conoscenza. De Amicis spiega di non aver mai avuto un cane prima, per questo non li amava, in quanto non conosceva queste creature, e pensava spesso che le descrizioni di questi animali nelle pagine di qualche scrittore o nelle parole di amici fossero solo fiori di fantasia.

Ma Dick scardina presto tutti i suoi preconcetti, e arriva a conquistare presto il suo cuore, a trasmettergli una curiosità incredibile nei suoi gesti, nei suoi atteggiamenti, nel desiderio di scrutare in quei pozzi neri che sono i suoi occhi, nella speranza di comprendere appieno i suoi pensieri, nella volontà di poterci parlare. Ma in fondo, capisce presto che gli animali stessi non sono così diversi dall'uomo: hanno infatti elevate capacità affettive e intellettive.

   

... tu sei divenuto con me un oggetto di curiosità e di osservazione continua, uno svago, un pensiero d'ogni momento...

     

Questo racconto consta di pochissime pagine, ma racchiude al suo interno un bellissimo messaggio, emozioni che scaldano il cuore, e che chi ama i cani (ma anche i gatti o altri animali) riesce a provare benissimo sulla sua pelle.

Ti sembra di vederlo, lì, sulla poltrona, mentre verga i suoi pensieri su carta e osserva il suo cane, sdraiato a terra, che ogni tanto gli lancia uno sguardo. Ed ecco che lo prende in braccio, che gli stringe le zampette, con la volontà di guardarlo negli occhi mentre si lascia andare ai suoi pensieri. Riflessioni sul loro rapporto, sulla dolcezza di quell'ultimo amico che più di ogni altro gli è venuto in aiuto in uno dei momenti più terribili della sua vita. Un amico speciale, che ama osservare. Che lo fa ridere, e lo sprona ad andare avanti. Con i suoi difetti, ma anche con i suoi speciali gesti di affetto che scaldano tanto il cuore. Considerazioni anche sulla morte.

       

Chi di noi sarà quello che lascerà l'altro?

      Quanti di noi, in effetti, hanno pensato molto a questa domanda. Quanto abbiamo sofferto quando i nostri più cari amici pelosi ci hanno lasciato?

È un racconto dolcissimo, emozionante.  In queste poche pagine oltre a immaginare il bellissimo rapporto che lega lo scrittore - che appare in tutta la sua umanità e fragilità - e il suo cagnolino, ho pensato a me e a tutto ciò che i diversi cani (e gatti) che ho avuto mi hanno donato. A quante volte mi sono soffermata a osservarli, ridendo dei loro comportamenti buffi e a volte inspiegabili, ma anche a tutti quei momenti in cui trovavi maggior comprensione e affetto da parte loro, pur non parlando, rispetto a tanti altri esseri umani. Quegli sguardi, quegli occhi scuri, che ti osservavano con curiosità reciproca. Attimi che sono difficili da descrivere, ma che tutti dovrebbero provare. Ho rivisto davanti ai miei occhi le mie cagnoline che sono volate lontano, ma che sono sempre presenti come stelle fisse nel mio cuore, le mie gatte che vivono distanti da me, ma che mi hanno donato sempre quella luce per affrontare i momenti di oscurità, e che ora riempiono d'affetto i miei cari. E a volte mi chiedo come non si possa amare queste creature. Forse perché, come De Amicis all'inizio, non li si conosce. Non si sa, realmente, quanto amore possano dare, quanto aiuto possano donare.

     

Ah, quei tuoi occhi neri e fissi, quante cose mi dicono forse, che io non capisco!

         

Il testo, come già detto, è corredato di note e altre informazioni utili, oltre ad alcune immagini delle precedenti edizioni. Fu pubblicato per la prima volta nel 1900 con il titolo Il mio ultimo amico da un editore palermitano, Salvatore Biondo; l'autore decise poi di includerlo, con alcuni ritocchi, nella raccolta Nel regno del Cervino (edizione Treves), nel 1905 con il nuovo titolo L'ultimo amico. Le note non solo aiutano a comprendere meglio il testo, spiegando alcuni termini forse un po' desueti, ma mostrano anche le varianti e correzioni tra le due edizioni (Biondo e Treves). Un'edizione davvero curata che merita un posto nelle vostre librerie.

Insomma, come al solito mi lascio andare a troppi pensieri, ma è bello quando un'opera letteraria ti apre la mente non solo all'analisi testuale, ma anche a pensieri che riguardano la tua vita, le tue emozioni.

È un piccolo gioiellino che scalda il cuore. E che consiglio, anche a coloro che vedono i cani come semplici animali, o peggio bestie, o a coloro che dicono “è solo un cane”. No, non è mai solo un cane, solo un gatto. C'è molto, molto di più.

  Grazie a Caravaggio Editore per la possibilità di leggerlo!        
ULTIMOAMICO L'ultimo amico, di Edmondo De Amicis Edizione a cura di Enrico De Luca - Collana: I Classici Ritrovati Casa Editrice: Caravaggio Editore Pagine: 72 Prezzo: 1,99 (ebook) – 6,90€ (cartaceo) Voto: ♥♥♥♥.5
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