L'Amica Geniale, di Elena Ferrante - Recensione

29 ago 2019

Libri

   

Penso di essere ancora tra le poche a non aver letto la tetralogia dell'Amica Geniale, ma da quando ho visto la serie che ne hanno tratto, la curiosità è cresciuta moltissimo. Ho amato la storia di Lila e Lenù ricreata dal regista Saverio Costanzo, e nutrivo il desiderio profondo di leggere le pagine da cui ne era tratta. Complice il Salone del Libro e l'aver trovato il primo a un prezzo molto basso, finalmente ho potuto sanare almeno un poco la mia curiosità. L'ho concluso qualche giorno fa, l'ho divorato, e ho ritrovato tra carta e inchiostro tutto ciò che avevo visto in video. Uno di quei casi in cui sono totalmente soddisfatta per l'aderenza tra libro e film.

Della prima stagione della serie ve ne ho già parlato qui , ma oggi cercherò di donarvi i miei pensieri anche sul libro.

     

[...] Tu sei la mia amica geniale, devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine.

     

L'Amica Geniale, pubblicato da edizioni e/o e scritto da Elena Ferrante, ha due protagoniste principali: Elena Greco e Raffaella Cerullo (Lina per tutti, Lila per la sua Lenù). Più nello specifico, dopo un incipit in cui apprendiamo che a narrare la storia sarà Elena - ormai anziana -, siamo trasportati in un rione di Napoli nel secondo dopoguerra, e ci vengono descritte le loro vite durante l'infanzia e l'adolescenza.

Attraverso le parole di Elena facciamo la conoscenza di numerosi personaggi, di varie famiglie, e di tutti i problemi che affollano quella piccola frazione della città, ma assistiamo anche all'evolversi della storia Italiana, con i cambiamenti che investono anche il Rione. Si parla di povertà, di persone che fanno fatica a mantenere le famiglie numerose, ma anche di cattiveria, di potere marcio, di grandi “clan” che impongono il loro volere su chi ha meno, con arroganza e crudeltà. Elena ci fa intrufolare nelle case, quasi se potessimo anche noi essere lì, tra le strade impolverate del rione, a sbirciare oltre lo spioncino delle porte, scoprendo i segreti delle persone. Amore, litigi, gelosie nocive, follia, ma anche scuola, lavoro, amicizie, rivalità. C'è tutto. C'è la vita, così come era all'epoca, così come può essere narrata anche oggi. Leggere queste pagine è stato come poter vivere per qualche tempo in quel luogo, in quegli anni.

Ma in mezzo a tutte queste persone, ai loro problemi, piaceri e dispiaceri, ci sono loro: Lenù e Lila. Due bambine e poi adolescenti che pian piano diventano amiche. Un'amicizia strana, a tratti dolorosa. Si crea tra loro un legame che non può essere spezzato. È un rapporto forte sì, ma allo stesso tempo complicato, a mio parere. Sono due anime differenti, ma anche complementari. Non possono fare a meno l'una dell'altra, ma allo stesso tempo sono mosse da una continua rivalità/competizione che le porta a dover far sempre di più, per non permettere all'una di essere più avanti all'altra.

     

Era come se, per una cattiva magia, la gioia o il dolore dell'una presupponessero il dolore o la gioia dell'altra.

     

È un'amicizia che da un lato commuove, dall'altro risulta morbosa, a tratti incomprensibile, forse. Ma alla fine sono arrivata anche a un mio pensiero, che esporrò più avanti.

Sin da bambine Lenù e Lila lottano per essere migliori. Quello che fa Lila deve farlo anche Elena. Quest'ultima prova invidia per l'amica quando si apprende ben presto che Lila ha un vero e proprio talento per lo studio: sin da piccolissima ha imparato a leggere e scrivere da sola. Sembra un vero e proprio genio, da coltivare, mandare avanti. Lila legge tanto, apprende subito. Riesce a comprendere le cose con facilità, laddove invece Elena deve studiare molto. Però, la famiglia Cerullo spezza ben presto i suoi sogni di bimba, la sua voglia di scrivere un libro - come il suo amato Piccole Donne - e diventare ricca, modificare la sua situazione, e forse riuscire ad andar via da quel Rione. Suo padre le impedisce di continuare con gli studi, e nulla può l'insegnante Oliviero, né la caparbietà della bambina. Lila deve interrompere gli studi per mancanza di denaro, Lenù invece può proseguire.

Eppure Lila non sembra fermarsi. Continua a leggere, continua a studiare da sola. Ascolta le parole di Lenù sulla sua scuola, sui suoi studi, e non smette di proseguire in quel suo cammino di conoscenza, aiutando anche l'amica laddove ha più problemi. Lila ha una forte sete di conoscenza, se così si può dire: la vedi spesso porre domande su fatti storici o cose che non conosce, voler apprendere alla perfezione alcune danze, lei vuole conoscere, sapere, riflettere, non restare ignorante.

Le due protagoniste iniziano a seguire strade diverse. Se da un lato Lenù riesce a staccarsi un po' dal Rione, grazie alla nuova scuola e a un periodo di vacanza trascorso a Ischia, Lila resta chiusa in quel mondo, lavorando con il padre calzolaio e suo fratello, e fronteggiando anche problemi sentimentali. Ragazzi che d'un tratto sono attratti da quella bellezza sbocciata più tardi rispetto alle altre, ma che sembra subito ammaliante, che colpisce anche per il suo gran carisma. Per Lila non è facile, soprattutto quando uno dei Solara - una delle famiglie più importanti del Rione - s'interessa a lei, la vuole per sé. La sua ostinazione, però, e la complicità di Lenù, la spingeranno altrove, verso qualcuno che se in passato poteva far paura per la crudeltà del padre, ora pare essere cambiato. Ma sarà veramente così?

Il romanzo si conclude con un matrimonio, ma anche con una sorta di minaccia su quanto potrà accadere nel successivo. Di cui francamente ancora non so nulla, ma che vorrei leggere presto.

       

     

È uno di quei romanzi in cui è facile formulare molti, molti pensieri. Di cui vorresti parlare per ore, analizzando ogni dettaglio, parola, azione. Inizialmente non riuscivo a comprendere le due protagoniste. Non vedevo tra di loro un'amicizia così forte. Questo continuo voler essere migliore dell'altra, non restare indietro, sembrava più una lotta che un vero affetto. Devo essere sincera, a tratti ho mal sopportato questa continua ossessione, soprattutto da parte di Elena, di dover essere per forza al pari di Lila.

Lila appare come la cattiva del Rione. Quella che non ci pensa due volte a piantarti una lama sul collo, che sa rispondere per le rime, che si oppone anche al padre quando ha un progetto ben preciso. Quella che vuole quasi apparire migliore delle altre, perché per certi versi migliore lo è. E ciò genera invidie profonde, e sentimenti negativi nei suoi riguardi. Eppure, più di una volta ho provato una sorta di pietà per lei. Per la bambina che non ha potuto continuare gli studi. Per la ragazza a cui venivano sempre imposti lavori, amanti, scelte di vita.

Lila appare come la cattiva, Elena come la buona. Ma è veramente così? Riflettendoci, a me non sempre pare che questo sia vero. Per quanto Lila abbia un carattere particolare e difficile, più di una volta non ho sopportato l'atteggiamento di Lenù: questa sua continua esigenza di non rimanere indietro, di non essere seconda. Questa sua voglia di essere sempre allo stesso piano di Lila, che la porta anche ad accettare storie con persone che le vogliono bene, ma che lei non corrisponde. Questo suo desiderio continuo di imporre i suoi bei voti a scuola, non appena all'altra succede qualcosa di bello. Questa sua ossessione, più che amore - a mio avviso - per un ragazzo che sembra anche prenderla piuttosto in giro.

     

«[...] Non ti volevo dire una cosa brutta. Volevo dire solo che sei brava a farti voler bene. La differenza tra me e te, da sempre, è che di me la gente ha paura e di te no.» «Forse perché tu sei cattiva» le dissi sempre più arrabbiata. «Può essere» rispose, e percepii che le avevo fatto male come lei aveva fatto male a me. Allora, pentita, aggiunsi subito per rimediare: «Antonio si farebbe uccidere per te: ha detto di ringraziarti perché hai dato lavoro a sua sorella» «È Stefano che ha dato lavoro a Ada» replicò lei. «Io sono cattiva».

   

Invece, in Lila, togliendo la maschera che spesso indossa, vedo una persona più comprensiva. Lo scorgo nel suo interesse per Melina, quella donna che soffre e resa folle da un amore malato, nel suo amore per il fratello, nel suo affetto evidente per Lenù che spinge ogni volta ad andare avanti negli studi, perché lei deve essere la più brava di tutti e tutti, lei può seguire quella via che le hanno interrotto, impedito di continuare. Lila, poi, se non ama, - almeno in questo primo capitolo - non dice di sì ai suoi spasimanti. Anche a costo di farli soffrire, è sincera. O almeno a me ha dato questa impressione. Alla fine però, si avverte come la sensazione che Lila veda nell'amica un modo per vivere il sogno di una vita che a lei è stato precluso.

Con questo non voglio dire che non comprendo del tutto Lenù. Anzi, la capisco per molti aspetti piuttosto bene. Rivedo in lei quella mia stessa percezione di essere seconda in tutto, una sensazione che sinceramente fa molto male, soprattutto alle persone più sensibili o comunque insicure. In lei mi rifletto quando parla del sentirsi brutta, quando vede quei segni sul viso, quando deve indossare gli occhiali - a 18 anni li ho dovuti indossare, e sono stata parecchio male - quando capisce di non colpire più di tanto, anche se a scuola ha ottimi voti: la sensazione di non fare abbastanza agli occhi degli altri. Elena si impegna tantissimo nello studio, va benissimo a scuola, ma soprattutto agli occhi di sua madre tutto ciò sembra non bastare. In fondo, lei fa spendere troppi soldi per quella sua ossessione di continuare a studiare, mentre la sua migliore amica ha trovato l'uomo che le permette di lasciare da parte la povertà. (Quanto ti capisco, Lenù...) E in lei rivedo la me che aspira a lasciare il piccolo paese, la misera frazione, per qualcosa di più ampio. Quella sensazione quasi di sentirsi stretta, in un luogo chiuso, che non vuole aprirsi ai cambiamenti.

Elena e Lila risultano quindi persone vive, reali, con i loro punti di forza e debolezza, con le loro luci ed ombre. Non sono perfette, ma sono vere. Ed è questo che ho molto amato della penna della Ferrante. Narrare la vita, di vite. Anche i personaggi secondari non risultano delle macchiette, ma hanno tutti un ruolo, delle sfumature ben precise. Seppur le due protagoniste risaltino, come è giusto che sia, in quel mix di voci e volti.

Si da tanta importanza anche alla cultura, ed è un altro aspetto che ho molto amato. L'importanza delle parole, ma anche dello studio, per uscire da un luogo chiuso, da menti ancorate al passato, a una situazione sempre uguale.

   

Lila sapeva parlare attraverso la scrittura; a differenza di me quando scrivevo, a differenza di Sarratore nei suoi articoli e nelle poesie, a differenza anche di molti scrittori che avevo letto e che leggevo, lei si esprimeva con frasi sì curate, sì senza un errore pur non avendo continuato a studiare, ma - in più - non lasciava traccia di innaturalezza, non si sentiva l'artificio della parola scritta. Leggevo e intanto vedevo, sentivo lei. La voce incastonata nella scrittura mi travolse, mi rapì ancor più di quando discutevamo a tu per tu: era del tutto depurata dalle scorie di quando si parla, dalla confusione dell'orale; aveva l'ordine vivo che mi immaginavo dovesse toccare al discorso se si era stati così fortunati da nascere dalla testa di Zeus e non dai Greco, dai Cerullo.

     

Insomma, dopo questa prima lettura comprendo l'amore per questa serie. Un sentimento che provo anche io, e mi unisco a chi acclama la scrittura della Ferrante.

Se siete tra i pochi che come me non gli hanno concesso ancora un'opportunità, be', ve lo consiglio. Una storia che vibra di vita e di amore per la cultura, oltre che di amicizia. Non idilliaca, perfetta, ma anche con i suoi contrasti e problemi.

Merita.


l_amica_geniale L'amica geniale, di Elena Ferrante Casa Editrice: edizioni e/o Pagine: 328 Prezzo: 18 euro (io l'ho trovato al Libraccio a metà prezzo) Voto: ♥♥♥♥♥
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