Perché resta solo quel che conta, e conta soltanto ciò che resta. Al di là di tutto. Nonostante tutto.
Giulia Ciarapica la seguo da un bel po', sia sul suo blog che soprattutto su Instagram. È una di quelle persone che ama davvero parlare e vivere in mezzo ai libri e lo sa fare molto, ma molto bene. Di lei adoro e ammiro anche la capacità di trasmettere sempre una grande gioia per la vita e il suo lavoro. Spesso l'ho seguita in maniera silenziosa, ma quando ho scoperto che aveva scritto un libro - anzi, il primo di una trilogia - ambientato nelle nostre amate Marche non ho saputo resistere. Dovevo averlo, leggerlo, e scoprire la storia di queste due sorelle. Respirare l'aria di casa, ora che vivo distante. Sprofondare almeno nelle pagine in quella terra che mi ha custodito per più di trent'anni e che conservo sempre nel cuore, oltre a tornarci ogni volta che posso.
E non sono rimasta delusa. Anzi, questo libro l'ho davvero amato e lo consiglio con tutto il cuore.
Non ci si allontana mai troppo da ciò che si è stati, sopratutto se non si è ancora certi di quel che si vorrebbe diventare.
Una volta è abbastanza è il primo libro di una saga familiare, ambientato in una piccola realtà marchigiana - Casette d'Ete - alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ci troviamo, quindi, in un periodo storico non facile per l'Italia. Scossa da un tremendo conflitto mondiale, la popolazione ha bisogno di curarsi le ferite e di riprendere una vita accettabile. Ma non è facile. La guerra ha lasciato dietro di sé la fame, la povertà, eppure ci troviamo in un luogo dove nonostante tutto non si smette mai di lottare. Perché i marchigiani sono forti, e sanno come sopravvivere, come riprendere in mano la propria vita e migliorarla. Come scrivere di nuovo il proprio futuro.
In questo piccolo paese dove tutti si conoscono, ma ognuno pensa a sé - sbirciando però dal buco della serratura - facciamo la conoscenza di diversi personaggi, tra i quali spiccano subito due sorelle e un uomo che rappresenterà sempre un motivo di contrasto tra di loro. Da un lato c'è Annetta, una donna forte e molto sicura di sé. Annetta è intraprendente, furba, scaltra. Una donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Quasi un uomo nei comportamenti, ma dotata di una grande sensualità. Dall'altro lato c'è Giuliana, una figura altrettanto forte, ma anche fragile e molto diversa dalla sorella. Giuliana è più insicura, a tratti forse ingenua, ma anche determinata. Teme molto il giudizio degli altri - a differenza della sorella -. E tra di loro c'è Valentino. Prima fidanzato con Annetta, quando scopre il tradimento di lei la relazione finisce, e pian piano si avvicina a Giuliana. Donna che amerà e sposerà, creando insieme una famiglia. Annetta e Giuliana saranno a lungo separate e in conflitto, ma in realtà la forza del loro legame non verrà mai meno. Ma accanto a loro sono tanti i personaggi che ci vengono presentati. Le loro famiglie, madri, padri, fratelli, sorelle e parenti vari, ma anche amici. Tra cui Rita e la sua storia impossibile con Mario. Un rapporto difficile, per via della differenza di classi. Un amore che però non riesce a dimenticare e che la logora dentro.
C'è quindi il tema forte della famiglia. I non sempre facili rapporti tra parenti. Le difficoltà nell'accettare certe scelte, la paura di perdere le persone amate o di venir traditi. Ci sono le chiacchiere delle piccole realtà, dei piccoli paesi, dove tutti sanno tutto di tutti e non ci mettono nulla a esprimere la propria opinione, anche non positiva. C'è l'amore profondo di una madre per la propria figlia che vede svanire e che la porta a vagare tra le ombre di una follia (poi vi lascerò un brano che mi ha molto, molto toccata e che per me riflette bene lo stile bellissimo dell'autrice).
La vita è una sola, non puoi perdere tempo a pensare a cosa diranno gli altri. Ogni sbaglio dovrà avere un solo nome, il tuo. Dovrà essere tuo e di nessun altro. Solo questi sono gli sbagli giusti, quelli che hai fatto perché ci hai creduto veramente e hai mandato al diavolo tutto il resto.
Ma c'è anche il lavoro e la storia che prosegue. Se all'inizio troviamo, infatti, questa realtà marchigiana povera, in cui si soffre per la fame, pian piano tutti cercano di risollevarsi e le cose cambiano. Si lavora, tanto, sin dalla più tenera età. Ci sono infatti anche bambini che non possono vivere la spensieratezza dell'infanzia, perché viene subito insegnato loro un lavoro. Si fatica, ma nonostante ciò si va avanti con determinazione. Si creano scarpe. Scarpe che diventano poi una ragione di vita. Perché dentro ogni scarpa c'è la propria casa, la propria essenza. Dapprima molto semplici, e poi si affinano le idee, si cerca l'originalità, e le cose mutano. Si prosegue con la Storia, e si notano i cambiamenti: dall'arrivo della televisione in casa che raccoglie tutte le persone del paese per vedere il Carosello o il Festival di Sanremo, alle automobili, a stili di vita migliori.
C'è la forza di un popolo, italiano, ma in particolare in questo caso marchigiano, che si rialza dalla miseria per cercare condizioni più favorevoli. Persone legate profondamente alla loro terra, una terra dura, una terra spesso spietata, che trema e rischia di portar via persone, ma dalla quale è difficile se non impossibile allontanarsi.
La realtà dei nostri nonni, dove si aveva poco ma si lavorava molto per costruire una vita migliore. Donne e uomini forti, legati alla propria terra, che non si lamentavano troppo ma si adoperavano per non soffrire più la fame. Un'epoca in cui i rapporti umani erano molto più profondi.
Le Marche diventano un vero e proprio personaggio. Non più un mero sfondo, una semplice ambientazione, ma si respira il profondo amore che Giulia ha per la sua terra, la nostra terra. Un amore che condivido. Le Marche - in particolare Casette d'Ete - vengono descritte con amore e dedizione, con precisione, e il tutto è rafforzato anche dall'uso del dialetto locale, che mi ha fatto sorridere. Lo si comprende. Sa di casa (anche se io vengo da una realtà un pochino più a sud - Ascoli Piceno -). E io ho respirato davvero quest'aria di casa. Essendo nata e cresciuta anche io in un piccolo paese, sono riuscita a comprendere molto bene la realtà narrata. E tra quei personaggi, tra Giuliana, Annetta, Valentino, Rita e tutti gli altri, ho scorto a volte anche i miei nonni. Mi sono ritrovata a pensare alle loro storie. Agli amori nati, alle scelte, alla fatica e al lavoro. Ai legami, alla famiglia. All'amore che ancora ci unisce tutti, anche se due di loro non sono più su questa terra. Ho ripensato con un sorriso alle storie narrate dai miei nonni, a come mia nonna paterna abbia voluto conquistare mio nonno, perché era lui che voleva e lui ha avuto. L'uomo più bello del paese - ed effettivamente era proprio un bell'uomo! -.
La famiglia è tutto, tutto ciò che la vita ci ha dato per metterci alla prova. E imparare a resistere.
Avverti quasi la sensazione di muoverti tra quelle stradine, di passeggiare tra le case, colpita dal suono o dai tanti rumori del lavoro, dai vari utensili per lavorare le scarpe. Suoni, odori, parole di donne che conversano lungo le strade o sugli usci di casa, mentre proseguono con cura e velocità la loro opera. Respiri gli odori che sanno di casa e famiglia. Mi è sembrato di attraversare le stradine o viuzze (o nel caso della mia città, rue) dei piccoli borghi Marchigiani, dove ancora oggi è facile notare anziane signore svolgere con solerzia il loro lavoro. Penso ad esempio ad Offida, dove puoi incontrare delle porte aperte e lì, poco nascoste, si trovano anziane intente a realizzare i loro lavori a tombolo. Una tradizione che rimane, e che ancora affascina.
Insomma, da quel che ho compreso, quello di Giulia non è solo un semplice romanzo. Ma lo sento come una sorta di omaggio alla sua famiglia e alla terra in cui è nata e vive tuttora. Ed è riuscito. Emoziona.
Lo stile è molto descrittivo e a me è piaciuto moltissimo. Vi lascio un estratto che a me ha messo i brividi e avevo gli occhi colmi di lacrime. (Non penso di fare spoiler, ma se non volete leggere nulla, saltate oltre).
È così che la notte, come un vecchio che scende adagio i gradini di una lunga scalinata, si fa meno cupa cedendo il trono a una luce tanto lontana da sembrare ancora inesistente. Ormai sono quasi le cinque ed Enrichetta non urla più. È stanca, di una stanchezza che a Giovanna fa paura. [...] Tra poco sarà giorno, la luce rimbalzerà sul ghiaccio e sulla neve, ogni cosa riprenderà a vivere. È un attimo. Un soffice movimento dell'aria, uno spostamento che dalle palpebre di Giovanna si congiunge con le labbra socchiuse di Enrichetta. Mentre la madre chiude gli occhi, stremata dall'incredulità del supplizio, sua figlia muore.
Questo estratto, insieme a un'altra parte del libro che ha come protagoniste sempre Giovanna e sua figlia Enrichetta mi hanno messo addosso una serie di brividi. Mi sono rimaste impresse sulla pelle. Non solo per la triste realtà dei fatti, per l'amore immenso di una madre per la figlia, ma anche per la bellezza del "tratto stilistico" - se così posso definirlo - che ha l'autrice. Uno stile molto descrittivo che io amo particolarmente.
Infine ho notato anche una certa difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti da madre a figlia, che si riflette dapprima tra la Fefena e Giuliana, e poi si ripresenta tra la stessa Giuliana e sua figlia Gianna (bimba alla quale ti affezioni subito!). Attimi in cui davvero non comprendi. Ma che rappresentano varie sfumature dell'animo umano.
Personaggi descritti in maniera perfetta, sembrano vivi, vividi, credibili davanti ai nostri occhi. Persone non perfette, con le proprie ombre e le luci, con i difetti e i pregi. Persone semplicemente umane, alle quali potrete di certo affezionarvi.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo. E grazie a Giulia per avermi emozionata e portata a casa.
Una volta è abbastanza, di Giulia Ciarapica Editore: Rizzoli Pagine: 366 Prezzo: 19 euro Voto: ♥♥♥♥♥