La Lista, di Thomas Keneally - Recensione

21 feb 2019

Libri

     

La vita ti sorprende. O forse sei tu a sorprendere un po' te stessa per le scelte fatte. Ho sbagliato tanto, spesso mi sono fermata a causa delle mie paure, ma per una volta sono andata oltre e attualmente sto svolgendo una collaborazione lavorativa, almeno per qualche mese. Questo impegno mi ha portato via molto tempo, e alla fine, stanca, non riuscivo a stare oltre al pc per poter scrivere un po' sul blog. Come sempre mi dispiace, perché vorrei dedicare molto più tempo a questo angolo virtuale, ma si fa quel che si può, in fondo, no? E non essendo un lavoro, ci sono altre cose a cui dare priorità.


       

... chi salva la vita di un solo uomo salva tutto il mondo.

Comunque, oggi ho del tempo e ne voglio approfittare per recuperare almeno una recensione. Come si nota dal titolo, vi parlo di un libro molto importante e forte, che forse così può quasi non dirvi nulla, ma... se vi associassi un nome? Schindler? Vi dice qualcosa, vero? Ebbene sì, con il mio amore abbiamo trovato la prima edizione de La lista di Schindler e l'ho subito letta, anche in occasione della giornata della memoria. Lo so, ve ne avrei dovuto parlare prima, ma è una di quelle letture forti che va assaporata lentamente, un po' perché fa male, un po' perché deve avere la sua attenzione, il suo tempo.

Ogni anno - o quasi - ho un appuntamento fisso con il film ispirato a questo libro: Schindler's list è uno di quei film che fanno un male cane, che fanno piangere, arrabbiare, ma che va visto, non solo per non dimenticare quel pezzo di storia, bensì, per non commettere di nuovo le stesse cose - anche se nella situazione che stiamo vivendo sembrano ormai parole al vento... purtroppo -, ma anche perché ci permette di capire che all'epoca anche tra i "cattivi" c'era qualcuno che ha messo in un certo senso a rischio la sua vita per salvare gli ebrei da morte certa. L'essere umano, dopotutto, è concesso di libero arbitrio: non nasciamo buoni o cattivi, ci vengono offerte delle possibilità, e sta a ciascuno di noi scegliere se commettere crimini o avere un senso di empatia e profonda "umanità". In questo romanzo, o forse più una sorta di biografia del personaggio, Thomas Keneally avvalendosi anche della testimonianza di molte persone che conobbero effettivamente Schindler, ne ha ricostruito la storia, la sua esistenza, il suo carattere, le sue scelte e le sue azioni. Atti importanti che hanno permesso a più di un migliaio di ebrei di sopravvivere, di poter andare avanti, di poter salvarsi da quello sterminio nazista che ancora oggi mette i brividi.

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È un libro molto importante, difficile a tratti. Perché non si sta leggendo un'opera di fantasia. Quei fatti sono accaduti realmente. E fa male. Fa davvero molto male. Lo so, sono ripetitiva, ma leggendo quello che accade, i soprusi e le cattiverie assurde dell'animo umano, ho provato molti brividi, ho avuto più volte lo stomaco sottosopra e ogni volta mi chiedo "perché?". Perché l'uomo è capace di infliggere così tanto dolore? Perché l'uomo maltratta, sevizia e uccide i suoi simili (e non solo!)? Perché l'uomo è capace di distruggere così la vita? Cosa accende quegli animi? Perché tutto questo?

Schindler, a suo modo, è riuscito ad andare oltre le leggi Naziste, anche a rischio della sua vita. Più volte a causa delle sue azioni, è stato arrestato, ma grazie alle sue conoscenze, al suo carisma e ai suoi soldi è riuscito a salvarsi. E questo è un bene, perché ha potuto contribuire a salvare migliaia di vite. Schindler non è da vedere come l'uomo buono e perfetto, l'angelo salvatore, ovviamente. Dalla descrizione traspare una figura umana, con le sue luci e le sue ombre. Un uomo cattolico, un giovane industriale amante del lusso e del buon bere, con rapporti difficili con i suoi famigliari, e un debole per le belle donne. Schindler è un uomo sposato con una moglie - Emilie - che non vive con lui, e che "sopporta" le sue scelte, eppure mai si allontana veramente da lui - anzi, questa donna sarà anche importante nel finale della storia -. In effetti nel suo aspetto più personale, soprattutto, non mi ha fatto impazzire. Emilie, invece, seppur appaia poco, è un elemento fondamentale. Soprattutto nell'ultima parte del libro, quando aiuterà in prima linea gli ebrei nel campo del marito. Ma avrà ovviamente anche diverse amanti, che non nasconde, che sanno, ma che lasciano correre. Era semplicemente umano. con i suoi pregi ma anche con tutti i suoi difetti. Un essere umano che non si allinea ai suoi simili, ma che sa usare il cervello. Che non sopporta quello che la Germania Nazista sta compiendo ai danni degli ebrei (e non solo) e che grazie al suo ruolo, al suo lavoro, alla sua fabbrica, alle sue conoscenze e ai suoi soldi, riesce pian piano ad andare contro gli ideali nazisti e a sottrarre uomini, donne e bambini, dai campi dove sicuramente sarebbero morti, e trasferendoli così, dapprima nella sua fabbrica (l'Emalia) e successivamente nel suo campo di lavoro. Facendoli lavorare sì, ma riservando loro un trattamento umano, a differenza di altri, come il comandante Goeth, che invece rappresenta perfettamente l'esempio della crudeltà nazista.

La storia inizia con un primo gesto di gentilezza, un bacio innocente, e qualcosa che scatta nell'animo di questo industriale e che lo porterà a voler creare quella famosa lista per salvare quante più persone possibili. Poi torna indietro. E ci presenta la famiglia di Oskar, la sua adolescenza, i rapporti non facili soprattutto con suo padre, le sue relazioni amorose, il matrimonio e le amanti. E, infine, si entra ancor più dentro a quella che è la Storia vera. Alla situazione a Cracovia negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Al lento e inesorabile crollo verso qualcosa di tremendo, di terribile. Il mutare della vita di persone normali, che solo per il loro essere Ebrei, vanno annientate. Storia che abbiamo tutti studiato. Storia che si dovrebbe studiare ancora. Con attenzione.

 

Continuando a leggere vedevo davanti ai miei occhi le immagini del film. Scorrevano lentamente, e l'ho amato anche per questo. Film e libro sono entrambi meravigliosi, seppur difficili da vedere e leggere. Ed io, se riuscite, ve li consiglio entrambi.

La signora Dresner notò che la bambina era stranamente guardinga in tutte le sue risposte. Tuttavia aveva le sue piccole vanità e, come la maggior parte delle sue coetanee (tre anni), il suo colore preferito: il rosso. Se ne stava seduta con indosso un berretto rosso, un cappottino rosso e degli stivaletti rossi.

E come è successo nel film, anche nel libro, sono rimasta bloccata, quasi paralizzata, da quella figurina piccina con il cappottino rosso, che sembra camminare tranquilla nonostante intorno a sé si stiano compiendo atti che una bimba di tre anni non dovrebbe neanche immaginare e vedere. La bimba qui ha un nome: Genia. Viene narrata anche un pochino la sua storia, e il cuore si stringe quando la vedi avanzare in fila con gli altri bambini, e poi esulta quando scopri che è riuscita a scappare e nascondersi. Ma poi? Genia è la rappresentazione forse più grave del genocidio. Se già è terribile vedere morire gli adulti, pensare che si possano prendere bambini, strapparli alle loro famiglie, farli lavorare in situazioni difficilissime - se va bene - o ucciderli subito/usarli in esperimenti assurdi - se va male - è terribile. Io davvero non ce la faccio. Come non riesco ormai neanche più a guardare le immagini di bambini uccisi o torturati nella nostra epoca. Epoca che dovrebbe essere migliore, più avanzata, e che invece sembra far ritorno a un medioevo orrendo.

In coda arrancava un bambinetto, o una bambinetta, con un cappotto e un berretto rossi. Quella scelta di colore, perentoria come il polemico giovanotto di poco prima, attirò l'interesse di Schindler. Dopo essersi consultati, Oskar e Ingrid decisero che si trattava indubbiamente di una bambina. Ingrid fece notare che le ragazzine si lasciavano facilmente affascinare da un colore, specialmente dal rosso. L'SS in coda alla colonna di tanto in tanto allungava una mano e correggeva la direzione di quella cosina tutta rossa. Lo faceva  senza durezza, sarebbe potuto essere un fratello maggiore. Per un attimo i due cavalieri del parco Bednarskiego si sentirono, sia pure irrazionalmente, sollevati. Ma fu una consolazione di breve durata. Infatti, alle spalle della colonna di donne e bambini, conclusa da quel punto rosso in movimento, si davano da fare, ai due lati della strada, delle squadre di SS con i cani.

Bello e commovente è il rapporto che si instaura tra Oskar Schindler e i suoi ebrei -Schindlerjuden, come amavano chiamarsi, anche nel tentativo di salvarsi e comparire su quella lista, quel semplice foglio che poteva rappresentare la loro salvezza - . E interessante è anche la storia che va oltre la liberazione dei campi di concentramento, e che vede poi quegli stessi ebrei ricambiare l'aiuto di Oskar, sostenendolo - anche  e soprattutto economicamente - quanto più possibile quando a lui la vita non sembra andare più così bene.

Oskar Schindler fu dichiarato Giusto tra le Nazioni, e alla sua morte il suo corpo fu tumulato nel cimitero cattolico di Gerusalemme.     https://www.instagram.com/p/BtGPy2kH9YH/?utm_source=ig_web_button_share_sheet Io questo libro ve lo consiglio. Lo so che per molti è complicato leggere libri così forti, ma sono convinta che occorra andare oltre e provarci. Perché sono pezzi di storia che non vanno dimenticati. Perché bisognerebbe ricordare, ragionare, usare un po' di più il cuore. Cuore che a molti manca, purtroppo. Così come il cervello, a quanto pare.

C'è un estratto, in particolare, che a me ha messo realmente paura e anche una profonda tristezza, perché ci sono elementi non così distanti dalla nostra realtà. Ve lo propongo.

In tram, sopra le teste dei passeggeri, leggeva i manifesti del giorno affissi ai muri della città: la pubblicità delle lamette da barba, gli ultimi editti emessi dal castello di Wawel contro chi dava asilo ai banditi polacchi, lo slogan EBREI - PIDOCCHI - TIFO, il manifesto di un'innocente fanciulla polacca che porgeva del cibo a un ebreo dal naso adunco, la cui ombra era quella del diavolo. CHIUNQUE AIUTA UN EBREO AIUTA SATANA. Fuori delle drogherie erano appese immagini di ebrei che sminuzzavano i topi per farne dei polpettoni, che annacquavano il latte, che gettavano i pidocchi nei dolci, che impastavano il pane con i piedi sporchi.

           
la lista La Lista, Thomas Keneally Frassinelli, 1985 1° edizione Pagine: 370   Voto: ♥♥♥♥♥
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