« E voglio pensare che fu bello come può esserlo certe volte, quando sei con la persona giusta e sei la persona giusta per l'altro, quando stare insieme è bello per tutti e due, perché Edith meritava anche quello. » ~ Vincoli, Kent Haruf ~
Vincolo. Laccio. Un legame particolarmente stretto di natura affettiva, morale, sociale. Un limite a una libertà.
È con la definizione di vincolo che apro la mia recensione a questo splendido libro con il quale ho dato avvio alle letture del 2019. Un libro meraviglioso, un'altra importante conferma della scrittura e del talento di Kent Haruf. Autore che ho conosciuto con la Trilogia della Pianura, per poi continuare con il dolce e malinconico "Le nostre anime di notte". Vincoli. Il romanzo d'esordio di un autore che ormai posso dire veramente di amare, perché non mi ha mai delusa, ma anzi, è riuscito a conquistarmi sempre.
Vincoli. Un titolo perfetto.Tornare a Holt, per me è come tornare a casa. Un territorio lontano dalla mia realtà, ma nel quale trovare sempre un rifugio speciale. Quando torni nella campagna del Colorado sai che devi preparare il tuo cuore a diverse emozioni: alcune belle, altre tristi e piene di rabbia. Perché Haruf continua a descrivere scene di vita quotidiana, a scandagliare l'animo umano, a narrarti le vicende di persone semplici ma che hanno tanto da raccontare, da donare a te, lettore. Ed è facile amare tanto alcuni personaggi, ma anche odiare o disprezzarne altri. In questo primo romanzo però abbiamo un Haruf in un certo senso diverso. Ai suoi inizi. Non c'è più quello stile "scarno" al quale mi ero pian piano abituata. Quello stile essenziale, preciso. Con poche frasi che comunque arrivano dritte al punto, che evocano un mondo che sta poi a noi immaginare. In questo romanzo d'esordio le descrizioni si fanno più attente e minuziose, eppure, si avverte sempre l'essenza dell'autore, quel suo modo particolare di farci scoprire l'animo umano, le tradizioni, e le scelte di vita senza giudicare mai, quel suo modo unico di mescolare la cattiveria dell'animo umano a quei gesti colmi di gentilezza che sono come una lieve carezza sul cuore.
Il romanzo si apre ad Holt, nel 1977, dove su un letto di un ospedale giace una donna anziana, Edith Goodnough, sorvegliata strettamente da un poliziotto, perché accusata di aver ucciso suo fratello Lyman. Sul posto arriva da Denver un cronista che vuole indagare su questa strana vicenda, ponendo anche domande inopportune a chi la conosce. In particolare al vicino di casa dell'anziana, Sanders Roscoe che però si rifiuta di parlare. Con lui, però. Mentre al lettore si apre e racconta tutta la storia di Edith. Di questa grande donna che la vita ha sottoposto a molti sacrifici, e che pian piano impariamo a conoscere e in un certo senso a comprendere. Non c'è condanna, non c'è giudizio, solo comprensione. Come se ci trovassimo in un bar, o seduti su una sedia a dondolo fuori un casolare, ascoltiamo silenziosi le parole di Sanders, che ci conduce con sé nella Holt del 1896, quando i genitori di Edith arrivarono negli altopiani del Colorado con il sogno di ottenere un pezzo di terra da parte del Governo. E qui ha inizio la vita di Roy ed Ada, dei loro figli Edith e Lyman, e dei loro vicini di casa con i quali si instaurerà un rapporto speciale: una donna mezza indiana e suo figlio, John Roscoe prima, e poi il figlio di lui, il nostro narratore, Sanders e la sua famiglia.
È una storia di vita difficile, complicata, spesso incomprensibile. Un padre assurdo, autoritario, crudele, a cui non sembra importare nulla di sua moglie o dei suoi figli, ma li spreme nel lavoro dei campi, impedendo loro di realizzarsi al di fuori, di spiccare il volo, di vivere, di amare. Un padre che anche con la perdita delle mani, non placa la sua cattiveria, ma anzi, ancor di più infierisce sui propri figli, tenendoli legati a sé, senza sentire altre ragioni. Perché solo la famiglia è importante e basta a sé. Un amore che viene presto ostacolato, per una sorta di impegno verso la famiglia, quei vincoli di sangue che non si possono spezzare. Una donna forte che per tutta la vita - costretta in quei vincoli - si impegnerà ad aiutare e aspettare i suoi famigliari, rinunciando a una soluzione migliore per lei, agli studi, all'amore. Edith rinuncia alla sua felicità, allo studio, alla sua realizzazione, sacrificandosi per il dovere verso la sua famiglia. E c'è tanto. Tanto altro, di cui però non voglio parlare per non guastare la bellezza di questa narrazione.
Certo che non è giusto. Niente in questa faccenda è giusto. La vita non lo è. E tutti i nostri pensieri su come dovrebbe essere non servono a un cavolo, a quanto pare. Tanto vale che tu lo sappia subito.
Una vita ingiusta, alla quale però Edith non sembra capace di opporsi. Come lettrice avrei voluto tirarla fuori molte volte da quella condizione, urlare affinché scegliesse altro, ma allo stesso tempo non riesci a condannarla, bensì in un certo senso la comprendi e finisci per voler bene a questo personaggio. Sì. Perché è proprio Edith il personaggio chiave. Quello a mio parere più bello in questo romanzo. Quello al quale ti affezioni più di qualsiasi altro. La persona che vorresti abbracciare e proteggere, della quale speri tanto possa avere qualcosa di meglio, perché se lo merita. Eccome se se lo merita.
A quel punto erano soli. Fu una delle poche vole, e la macchina era ferma sulla stradina di campagna. Da una parte e dall'altra c'erano girasoli e salvia e yucca e gramigna, dato che era una zona di colline troppo ripide per poter essere arata, e non so se quella sera per loro ci fosse la luna oppure no. Ma spero di sì, una luna piena, perché almeno una volta nella vita Edith Goodnough meritava di essere vista in quella pallida luce azzurra, e comunque so che le stelle brillavano per loro nel cielo terso e c'era un grande silenzio.
Una vita intera trascorsa a sgobbare ogni giorno tra la casa e i campi, a occuparsi del padre, ad attendere un fratello che riesce a scappare da quel posto per diversi anni. Una vita che ha anche qualche sprazzo di luce, di fievole gioia, grazie a quei legami non vincolati dal sangue, che però rappresentano un attimo di respiro, una finestra aperta in una realtà buia, piena di solitudine, e di senso del dovere. Una finestra che gli uomini e un destino bastardo sembrano voler chiudere ancora una volta, impedendole di raggiungere quella libertà alla quale ha dovuto voltare subito le spalle.
Non solo umanità. Ma anche quella terra descritta in maniera minuziosa. Quella Holt che nei primi tempi contava solo tre negozi, la pensione, il bar, il cimitero, e 15/20 case, una Holt ancora spoglia, una terra ancora arida, difficile da coltivare, ma perfetta per quelle famiglie, i Goodnough e i Roscoe che nonostante le cadute, le difficoltà, i problemi, riescono sempre ad andare avanti, a sollevarsi, ad affrontare con forza un destino spesso crudele. Due famiglie non legate da vincoli di sangue, che però sembrano farsi forza l'uno con l'altra, per sempre stretti da qualcosa che va oltre il sangue stesso, e che possono permetterti di respirare un po'. Di riscoprire quei gesti di gentilezza nonostante la brutalità.Un libro meraviglioso che mi ha molto scosso. Haruf ha l'abilità di farti entrare totalmente nella storia narrata, di farti provare in prima persona quanto descrive: ed è facile quasi avvertire un dolore atroce quando Roy perde le mani, o tristezza e malinconia per la scelta di rinunciare alla propria felicità, o rabbia di fronte alla brutalità dell'animo umano, ma anche dolcezza e tenerezza grazie ai gesti di una bambina, e tanti, tanti altri sentimenti che vibrano nel cuore di ciascuno di noi.
Allora prendete una tazza di caffé, o di té, o magari un buon boccale di birra, sedetevi di fronte al buon Sanders, o lì, proprio lì su quella sedia a dondolo, in quella terra spoglia e difficile, e lasciate che lui vi narri la sua storia. La storia di suo padre. La storia di un'anziana signora a cui sembrano sempre voler tarpare le ali verso la sua libertà. La storia di Holt, i suoi inizi.Haruf è una certezza. E io ve lo consiglierò sempre.
... la mano di Lyman tamburellava a tempo di musica sul braccio nudo di Edith, che aveva posato la testa sulla sua spalla. Non conoscendoli, avresti potuto scambiarli per una vecchia coppia che ha ancora voglia di andare insieme sulla ruota panoramica.
Vincoli, di Kent Haruf NN editore Pagine: 260 Prezzo cartaceo: 18 euro Voto: ♥♥♥♥½