Uomini e Topi, di John Steinbeck - Recensione

22 gen 2019

Libri

     

Gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani. ... Per noi è diverso. Noi abbiamo un avvenire. Noi abbiamo qualcuno a cui parlare,a cui importa qualcosa di noi. Non ci tocca sederci all'osteria e gettar via i nostri soldi, solamente perché non c'è un altro posto dove andare. Ma se quegli altri li mettono in prigione, possono crepare perché a nessuno gliene importa. Noi invece è diverso. ... Noi invece è diverso! E perché? Perché... perché ci sei tu che pensi a me e ci sono io che penso a te, ecco perché.

     

Qualche anno fa ho fatto un test curioso dal blog Scratchbook di Maria Di Biase. Un test sulle personalità, e a ogni risultato consigliava un libro. Ero uscita Sostenitore, e ricordo che il titolo abbinato era Uomini e Topi di John Steinbeck. Da lì è partita la mia curiosità che ho potuto saziare e colmare solo nell'ultima settimana. Complice il mio amore e la sua passione per i libri in Prima Edizione (Bompiani, 1938, con la traduzione di Cesare Pavese), lo abbiamo trovato e l'ho "divorato" nel giro di pochi giorni. Non solo grazie alla sua brevità, ma anche e soprattutto per la sua bellezza. È un libro meraviglioso che però turba il tuo animo, ti commuove. Concluso sono rimasta senza parole per un po', ma alla fine l'ho riposto nella libreria con un sorriso. Sì, avevo finito una lettura davvero splendida, degna di essere condivisa e consigliata.

Uomini e Topi ha per protagonisti due uomini: George Milton e Lennie Small.  Uno opposto all'altro ma inseparabili. Perché alle volte condividere il proprio viaggio con qualcuno, ancor meglio un amico, è molto meglio di trascorrere un'esistenza - già infelice e dura - in solitudine.

George viene descritto come un tipo basso e vivace, fosco in viso, dai tratti taglienti e vigorosi. Un uomo risoluto e piccolo, ma arguto e scaltro. Lennie, al contrario, è un uomo di una stazza imponente e dotato di un'incredibile forza fisica che difficilmente riesce a gestire, anche perché Lennie ha un ritardo mentale che lo fa apparire ancora come un bambino. Questo è un vero e proprio problema, perché non sapendo dosare la sua forza, si ritrova a far del male - non volutamente - a creature molto più deboli: non solo topi e cagnolini - che ama accarezzare - ma anche altri esseri umani.

Lennie trova in George, quindi, un aiuto, un valido punto di riferimento, una sorta di guida che può consigliarlo e tenerlo un po' a bada. E George nonostante spesso dica di preferire star da solo, perché potrebbe vivere molto meglio, trovare lavori migliori, avere meno seccature e problemi, alla fine non abbandona mai Lennie, ma anzi cerca sempre di proteggerlo a suo modo. Perché a forza di stare con un compagno ci si abitua, e si comprende che in una vita fatta di lavoro e sacrificio, dove nessuno sembra badare sinceramente a te ai tuoi sentimenti, dove si è soli e a nessuno importa di te, avere un amico è qualcosa di prezioso.

I due arrivano a un nuovo ranch con l'intento di mettere da parte un bel gruzzolo di denaro per realizzare un sogno: quello di comprare una casa e un proprio pezzo di terra, dove vivere tranquilli, allevando mucche e conigli, vivendo lontano dai soprusi e dal lavoro incessante e umiliante del bracciante. I due sognano, sì. Ma quel sogno che per un attimo sembra potersi concretizzare, si rivela in realtà una mera illusione, un tentativo di sopportare forse un po' meglio quella vita difficile. E al ranch fanno la conoscenza di nuovi e diversi personaggi: dall'anziano e mutilato scopino Candy, accompagnato sempre da un cane ormai malridotto e puzzolente, al padrone della fattoria e al suo rissoso figlio Curley, e poi altri braccianti, tra cui spicca la figura di Slim, l'autorevole capo mulattiere, sensibile e intelligente, per arrivare poi al "negro" garzone Crooks - con un chiaro riferimento al razzismo dell'epoca - e alla sensuale e conturbante moglie di Curley - elemento chiave per l'epilogo della vicenda -.

 

Supponete di non avere nessuno. Supponete di non potere entrare nel dormitorio e giocare alle carte solo perché siete nero. Che cosa direste allora? Supponete di essere costretto a stare seduto qui leggendo libri. I libri non servono a niente. A un uomo occorre qualcuno... che gli stia accanto. ... Un uomo ammattisce se non ha qualcuno. Non importa chi è con lui, purché ci sia. Vi so dire che si sta così soli che ci si ammala.

 

Raccontare di più comporterebbe svelare troppo sul libro. Quello che mi preme sottolineare sono sicuramente i temi che emergono da questo romanzo breve. Da un lato c'è la solitudine. Quella dei braccianti che passano una vita a lavorare, di ranch in ranch, per poi spendere tutto in un'osteria o in un bordello. Persone sole, che spesso non sono nessuno, che non hanno diritti e che nonostante abbiano passato la loro vita a lavorare anche duramente, ben presto possono essere messi da parte, perché ormai inutili. Persone diverse, per mutilazioni, colore della pelle, o ritenute matte solo perché hanno un deficit mentale. Ed ecco che accanto ai protagonisti, spiccano due figure in particolare: Crooks, il garzone di colore e Candy, l'anziano scopino senza una mano. Il primo è costretto a dormire da solo, lontano da tutto e tutti. A tenergli compagnia sono soltanto i libri, che alla lunga però non servono a nulla se non può parlarne con nessuno. In un passaggio del libro, quando Lennie si reca da Crooks, si avverte la sua più completa solitudine, il suo essere "nessuno", l'ultimo degli ultimi, solo perché non ha la pelle bianca. Crooks potrebbe parlare di libri, potrebbe condividere il suo sapere, ma non ha nessuno. Nessuno al suo fianco, nessuno pronto ad ascoltarlo. E a lungo andare, stare da soli può portare ad ammalarsi, a impazzire. Dall'altro lato abbiamo Candy, che con la sua menomazione fisica può solo spazzare. Ad accompagnarlo c'è sempre un cane ormai vecchio, puzzolente e malridotto, al quale però lui è profondamente affezionato. C'è una parte del libro dove accade qualcosa che fa comprendere tantissimo la sua figura. Presto o tardi, Candy potrebbe essere messo da parte. Buttato fuori, fregandosene di tutto ciò che ha fatto per quel Ranch. Perché ormai è inutile. Proprio come quel cane che da sempre lo accompagna.

Sia Candy sia Crooks vedono nel sogno condiviso da Lennie e George un barlume di speranza, un modo per tornare a vivere, per essere qualcuno, ma è un'illusione che presto si spegne. C'è solitudine, il senso del diverso, ma anche un profondo senso di pietà che contrasta con la crudeltà e brutalità di alcuni personaggi. Quel senso di profonda pietà lo ritroviamo sia nella figura di Slim, ma anche e soprattutto in George, che alla fine dovrà compiere un gesto molto difficile. Un gesto di profondo amore per quell'amico che non lascerà mai da solo, e a cui non permetterà a nessuno di far del male. In quelle ultime pagine mi si è bloccato il cuore. Ma... è questa l'amicizia. Sì. Ed è un libro bellissimo. Leggetelo. Merita davvero.    

"Perché io ho te e..." "E io ho te. Ci siamo tutti e due, e c'importa qualcosa di noi, ecco perché".

     

© Una Valigia Ricca di Sogni

Uomini e Topi, di John Steinbeck Bompiani, 1938 Traduzione di Cesare Pavese Voto: ♥♥♥♥♥
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