Solo una cosa rimane sempre uguale: "tra dieci anni", dichiaro, "voglio essere la sorella di Kate".
Ore 2 di notte. Una ragazza, da sola sul suo letto, volta l'ultima pagina di un libro e si asciuga le lacrime.
Ecco, quella ragazza ero io qualche sera fa, dopo aver concluso una lettura bellissima: La Custode di mia sorella di Jodi Picoult.
Ho comprato questo libro anni fa, dopo aver visto l'omonimo film che mi ha molto scossa. Anche se consapevole che non fosse una storia facile, mi piace moltissimo andare a leggere quei libri che hanno ispirato i film. Ma solo pochi giorni fa ho deciso di affrontarne finalmente la lettura.
E che dire? Questo libro è bellissimo. Forte. Straziante. Un bel colpo alla stomaco, ma bellissimo. Ti coinvolge tantissimo, ti spinge a riflettere, a cercare di comprendere il motivo di certe azioni da parte di ciascun personaggio. Sì, perché si tratta di un romanzo corale, più voci che ti fanno conoscere pensieri e ragioni dei personaggi. Le loro emozioni, i loro sentimenti, le scelte non facili che però - seppur non sempre si possano comprendere - sono dettate dal cuore, dall'amore che si prova per un pezzo di te, della tua anima, del tuo sangue.
Che cosa faresti se un giorno, controllando il corpo della tua bambina di due anni appena, trovassi dei lividi e scoprissi che soffre di una terribile forma di Leucemia? D'improvviso il mondo crolla. I tuoi progetti, i tuoi sogni, la tua stessa vita sembrano finire, o cambiare. Perché a quel punto tu madre, e tu padre, dovete occuparvi di quella bambina. E tutto il resto del mondo sembra passare anche in secondo piano, anche gli altri tuoi figli.
La custode di mia sorella è la storia di due genitori (Sara e Brian) che si trovano di fronte a questo terribile trauma e devono lottare per salvare la vita della loro figlia. Due genitori che non ci pensano due volte a fare quanto possibile, anche se questo comporta "creare" un'altra bambina perfettamente compatibile, che permetta di divenire la "salvatrice" della sorella malata.
Ho pensato a questa figlia soltanto per quello che potrà fare per l'altra mia figlia. ... Eppure, non per questo sogno meno sul suo futuro: ho addirittura in programma di fare di lei la salvatrice di sua sorella.
La custode di mia sorella è la storia di un ragazzo (Jesse) che di colpo diventa quasi invisibile. Perché tutti i suoi problemi, i suoi disturbi, le sue paure, i suoi sogni e desideri passano in secondo piano di fronte alla malattia di sua sorella. E per farsi notare da quei genitori ormai lontani e quasi "menefreghisti" nei suoi riguardi, arriva a compiere anche gesti malsani che minano alla sua vita e a quella di altri.
La custode di mia sorella è la storia di una ragazza (Kate) che sin dalla più tenera età lotta per tutta la vita contro un male assurdo e terribile, che le impedisce di vivere una vita normale. Perché non sai mai quando potrai avere delle ricadute.
Se avete una sorella, e questa sorella muore, non dite più che avete una sorella? Oppure siete sempre una sorella, anche quando l'altra metà dell'equazione se n'è andata?
La custode di mia sorella è anche la storia di un amore difficile tra due avvocati (Campbell e Julia) che non solo lottano a un caso importante, ma che spesso per la paura scelgono di apparire diversi da quello che si è veramente.
Ma soprattutto, è la storia di una bambina, Anna, che all'età di 13 anni decide di dire basta. Basta. Perché per tutta la vita, sin dal momento in cui è nata, hanno abusato del suo corpo e del suo sangue per poter salvare sua sorella. Perché pur amando in maniera molto forte e sincera quella sorella malata, non ce la fa più. Deve essere sempre lì pronta per lei. Non può vivere neanche lei una vita normale. Deve essere sempre disposta a donare pezzi di sé per salvare sua sorella. Deve esserne la custode, la salvatrice. Ma quando si tratta di donare un rene, decide di bloccare. Ma è davvero lei a prendere questa decisione? Quel che è certo è che da quel suo atto di "ribellione", tutti i personaggi si ritrovano per forza di cose a riflettere su cosa la malattia di Kate ha comportato nelle loro vite.
Io, invece, ero nata con uno scopo ben preciso. Non ero il risultato di una bottiglia di vino da poco o della luna piena o di un entusiasmo momentaneo. Ero nata perché uno scienziato era riuscito a mettere insieme gli ovuli di mia madre e lo sperma di mio padre per ottenere una certa combinazione di prezioso materiale genetico.
La Picoult è stata capace di costruire un romanzo davvero bello, per quanto straziante, con un colpo di scena finale che mi ha molto destabilizzata. Rientro tra quelle persone che trova il finale del libro molto meno scontato di quello del film, e infatti ci sono rimasta. Non ero a conoscenza della differenza tra i due, e quando ho letto quelle ultime pagine, non ho potuto trattenere le lacrime. (Ovviamente anche nel film è difficile trattenerle!).
È uno di quei libri che ti dona moltissime emozioni, ma anche riflessioni. A volte è complicato riuscire a comprendere gli atteggiamenti dei vari personaggi, perché possono apparire assurdi a chi non vive di persona quelle tragedie, quelle difficoltà. Ma alla fine possiamo davvero giudicare male una madre che vuole salvare la sua bambina? Che entra in un vortice dal quale non sembra essere capace di uscirne, perdendo anche la lucidità necessaria per capire che sta allontanando da sé - nel medesimo tempo - altre persone importanti. Sara, infatti, è il personaggio che più mi ha fatta arrabbiare, ma alla fine non sono riuscita neanche a criticarla, a giudicarla troppo male. Se per buona parte del romanzo non l'ho compresa, poi ho cercato di mettermi nei suoi panni e alla fine non riesci davvero a disprezzarla. Sì, è vero, quando dice di aver pensato ad Anna come semplice "salvatrice di sua sorella", quasi come un oggetto da usare all'evenienza, mi sono arrabbiata. Quando non prova neanche a comprendere il motivo per cui Anna a un certo punto dice basta, vorresti davvero scuoterla e farle aprire gli occhi. Ma poi viene anche da chiedersi: se ti dicessero che l'unica possibilità è quella - ossia prelevare organi da una sorella compatibile - tu cosa faresti? Sono scelte troppo difficili, troppo complicato giudicare.
Talvolta la vita finisce per impantanarsi talmente nelle piccole cose, che ci si dimentica di viverla. C'è sempre un altro appuntamento da rispettare, un altro conto da pagare, un altro sintomo che si presenta, un'altra giornata senza che accada nulla da segnare con una tacca sul muro. Abbiamo sincronizzato i nostri orologi, studiato i nostri calendari, siamo esistiti per pochi minuti e abbiamo completamente dimenticato di fare un passo indietro e vedere i risultati che abbiamo ottenuto.
Mentre ammetto di aver provato tanto affetto per Brian, il padre. Per lui non è per nulla facile. Lui si dimostra davvero affezionato ad Anna, la sua stella speciale. Vorrebbe fermarsi, cerca di comprendere quella figlia messa per troppo tempo in secondo piano. Quella figlia che meriterebbe un po' di considerazione in più. Brian spesso per non crollare scappa a lavoro, va a salvare vite, pur di non tornare nella propria. In quel caos di ospedali, problemi, difficoltà... un peso che non tutti sono capaci di gestire come si deve. Brian e le sue amate stelle.
Come provi un senso di tenerezza per Jesse, nonostante le sue azioni da "teppista". Jesse è stato completamente messo da parte. Jesse non è compatibile con Kate, e quindi quasi non serve a nulla. E se vuole andare a vivere fuori di casa, può farlo. Si sente quasi invisibile, ancor più di Anna. Ed è proprio per questo motivo che compie azioni assurde, quasi se così facendo potesse rendersi visibile, potesse gridare al mondo, ma in particolare ai suoi genitori, "Ehi, guardatemi, ci sono anche io! Io con i miei sogni. Io con i miei problemi, che sì, forse sono minori rispetto a una Leucemia, ma... ci sono." Non so, a me ha dato questa impressione.Lasciate che vi dica una cosa: se incontrate dei solitari, qualsiasi cosa vi raccontino, non è perché amano la solitudine. È perché hanno cercato di amalgamarsi col mondo prima, e la gente continua a deluderli.
C'è anche un pizzico di amore, apparentemente difficile da vivere, tra Julia e Campbell. Ci sono incertezze, quel desiderio di essere perfetti, altrimenti è meglio scappare, sfuggire via, per non mostrare alla persona amata che non lo si è. Che si ha problemi, che non si vogliono addossare all'altro. E allora, molto meglio apparire stronzo e ferire, pur di mostrare la vera essenza. Non capendo che invece si ama l'altro anche per i suoi difetti, i suoi problemi, e non per la perfezione - che in verità non esiste in nessuno - .
Non si ama qualcuno perché è perfetto. Lo si ama nonostante il fatto che non lo sia.
Dalle parole di tutti questi personaggi si comprende molto di Kate, ma non del tutto. Kate la figlia che sembra più amata perché troppo malata. Kate che sorprende perché sarebbe dovuta durare pochi anni, e invece - grazie anche ad Anna - riesce ad andare avanti. Kate che gioca molto sulla sua ironia, nonostante tutto, e che riesce a provare anche amore. L'amore per un ragazzo che soffre come lei. Ma sono giorni di felicità che fanno quasi dimenticare per qualche istante la malattia...
La sua voce comparirà solo alla fine. Ma non vi dico altro.
Mi rendo conto che noi non abbiamo i figli, li riceviamo. E qualche volta non è per tanto tempo quanto avremmo previsto o sperato. Ma è comunque molto meglio che non averli avuti affatto.
E, infine, c'è Anna. La bambina messa sempre in secondo piano. Utile solo per salvare la sorella. Anna la bambina con un cuore grande, che ama tantissimo i suoi genitori e i suoi fratelli. Farebbe davvero di tutto per loro, ma capisce anche che a un certo punto il corpo è suo, forse bisognerebbe considerarla di più, come una persona, e non come il riflesso di una stella più luminosa e accecante: Kate. Amo il rapporto tra le due. Si vede tantissimo quanto amore le lega. Quanto Anna sia affezionata a sua sorella, così come a tutta la sua famiglia.
Anna è speciale. E vorrei dirvi molto di più, ma rischio di cadere in spoiler troppo grandi, per cui è meglio fermarmi qui.
"Be', qualche volta per ottenere quello che vuoi di più devi fare quello che meno vorresti".
Io so solo che questo libro mi ha molto scossa, ma mi ha anche riempito il cuore di amore. È un libro che consiglio, ma bisogna leggerlo al momento giusto. È molto forte. Insomma il tema trattato non è dei più semplici. La leucemia è già di per sé un male terribile, ma se colpisce anche i bambini è ancor peggio.
È un libro meraviglioso. Un coro di voci. Diversi personaggi con propri pensieri e voci. Traspare tanta umanità. Esseri umani con le proprie forze e debolezze. Tutti in preda alle proprie scelte. Giuste o sbagliate? Ma spesso è il cuore a decidere. O forse... Il fato. E alle volte ti accorgi di qualcuno quando ormai è troppo tardi.
Ah, naturalmente vi consiglio anche il film. Bello uguale, anche se in parte modificato. Poi ovvio, per me, il libro è molto di più!
Nel cielo notturno ci sono stelle che sembrano più luminose di altre, e quando le si guarda con un telescopio, ci si accorge che sono due stelle gemelle. Ruotano l'una intorno all'altra, e talvolta impiegano quasi un centinaio d'anni a farlo. Creano una spinta gravitazionale talmente forte che attorno non c'è spazio per nient'altro. Potrebbe capitarvi di vedere una stella azzurra, per esempio, e di capire solo in un secondo momento che ha una nana bianca come compagna... la prima è così luminosa che quando vi accorgete della seconda è davvero troppo tardi.
La custode di mia sorella, di Jodi Picoult Editrice: TEA Pagine. 430 (la mia copia l'avevo presa su Libraccio a 4 euro circa) Voto: ♥♥♥♥♥